Alessandro Greco, orgoglio e dignità di un talento italiano che non ama essere definito un “cervello in fuga”

LONDRAAlessandro Greco, un manager digitale del settore finanziario, un talento italiano che vive e lavora a Londra e che negli ultimi 14 anni ha lavorato in 8 diversi paesi nel settore delle innovazioni e il portfolio, non ama essere definito un cervello in fuga.

Nel corso di una intervista rilasciata ad Agenparl sulle soluzioni dei canali digitali bancarie, alla domanda diretta se si sente un cervello in fuga risponde: “Diciamo che sono semplicemente alla ricerca delle migliori opportunità di crescita”.

Ci ha colpito la dignità nella comunicazione di Alessandro Greco. La fuga presuppone che si scappi da qualcosa o da qualcuno. Lui non è scappato anzi con grande orgoglio patriottico ha aggiunto che “un giorno mi piacerebbe tornare nel mio paese” Il nostro manager digitale errante mette in guardia le aziende invitandole a fare attenzione alla velocità dei propri canali digitali perché, dice, “le applicazioni devono essere presenti, utili e veloci.

Nell’epoca digitale anche un secondo conta.

Secondo un sondaggio di Google il 40% degli utenti tendono ad abbandonare il sito che non si sia caricato nell’arco di 3 secondi. Se ritarda di più, gli utenti con ogni probabilità si rivolgeranno alla concorrenza. Per questo motivo è importante dare gratificazione immediata ai clienti. La tecnologia digitale ci ha allenato tutti ad esigere quello che vogliamo, nel momento che vogliamo”. “La tecnologia mobile – aggiunge – è essenzialmente una tecnologia d’intermediazione e coordinazione e questo suo intermediare tra due o più attività ha portato l’uomo ad una nuova relazione con il tempo: viviamo in un adesso sempre attivo, dove le priorità del momento sembrano tutto. Si tratta di uno stile di vita in cui il passato e il futuro perdono d’importanza e si combinano in una miscela di esperienze istantanee.

L’intervista ad Alessandro Greco deve far riflettere: è in atto un progressivo abbandono del nostro Paese. Negli ultimi anni tantissimi giovani ricercatori e talenti italiani preparati e colti, cercano all’estero, la realizzazione della loro identità professionale. Lo stanno facendo molte risorse italiane anche meno giovani appartenenti alle varie classi sociali compresi pensionati. In assenza di una presa di coscienza e idonee iniziative della classe politica questo impoverimento di risorse italiane è destinato ad aumentare.

Il Rapporto italiani nel mondo elaborato da “Migrantes”, la fondazione della Conferenza episcopale italiana, sui dati dell’Aire ci ricorda che “è in atto un progressivo abbandono del nostro Paese. Solo lo scorso anno più di 107mila italiani si sono trasferiti all’estero, meta preferita Germania, poi Svizzera, Francia, Belgio e Regno Unito. I trasferimenti hanno riguardato i residenti di tutt’Italia con punte massime nel sud dove 31mila, di cui oltre 5mila solo in Puglia, hanno trasferito la residenza altrove. In totale nel 2016 sono circa 5milioni gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero. Una cifra che cresce vertiginosamente. Negli ultimi dieci anni la mobilità italiana è aumentata del 50 per cento”