ALBANO LAZIALE, VERSO UNA PIANIFICAZIONE URBANISTICA PARTECIPATA

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 Riceviamo e pubblichiamo

Nota del Coordinamento dei comitati di quartiere di Albano Laziale

Albano Laziale (Castelli Romani) – Nel numero di ottobre di Albano Team, il direttore Maurizio Bocci aveva lanciato un appello: “Salviamo il nostro territorio”. Un appello alla cittadinanza a far sentire la sua voce sul rischio di una ulteriore cementificazione della città di Albano Laziale a causa di ben 35 Patti Territoriali lasciati in eredità nel 2010 dalla precedente Amministrazione. L’appello è stato subito accolto dal Coordinamento dei comitati di quartiere che ha organizzato il convegno “Pianificazione Urbanistica Partecipata” che si è tenuto lo scorso 17 novembre presso la Sala Conferenze del Museo Civico di Albano Laziale.

Il tema dell’incontro era discutere di quali strumenti la città di Albano si può dotare per far sì che l’imprenditoria privata non sia più in grado (come ha fatto finora) di imporre scelte urbanistiche distruttive attraverso offerte all’Amministrazione comunale che ha una ridotta capacità di resistenza a causa del cronico disavanzo finanziario in cui versa.

Il convegno è iniziato con l’esposizione da parte dei giovani studenti in Achitettura del Laboratorio Urbanistico partecipato, Stefano Bocci e Giulia Iacopino, che hanno illustrato la situazione drammatica in cui versa Albano Laziale. “Nella nostra città 41.000 persone vivono in 24 kmq mentre a Frascati sulla stessa superficie ci vive la metà della gente. Negli ultimi dieci anni gli abitanti sono aumentati del 21% e oggi la densità abitativa praticamente identica a quella di Roma. Le cubature realizzate e previste (con i Patti territoriali e Cecchina 2) sono circa 5,7 milioni di metri cubi che possono ospitare oltre 70.000 abitanti, quindi 29.000 abitanti in più di quelli attuali. A livello di servizi per la comunità, rispetto agli standard urbanistici, ad Albano mancano 126.000 mq di verde pubblico (giardini, parchi giochi, etc.), 131.000 mq di spazi per l’istruzione (scuole, palestre, etc.), 11.000 mq di attrezzature collettive (mercati, biblioteche, musei, etc.), 41.000 mq di spazi per parcheggi. Insomma, dati da brivido, che dovrebbero indurre l’Amministrazione a concentrarsi nella realizzazione di servizi pubblici invece di nuove residenze abitative”.

La proposta, formulata dall’architetto Roberta De Marco, consiste nell’adozione  da parte  dell’Amministrazione comunale di una forma innovativa di Urbanistica Partecipata, in cui i progetti vengano discussi con la Consulta dei cittadini (prevista dallo Statuto comunale e Regolamento di Attuazione dello stesso), secondo un nuovo modello di pianificazione socio-territoriale, che trova i suoi precetti fondanti nei principi del Programma dell’ Agenda 21.

Particolarmente interessante è stato l’intervento dell’urbanista Paolo Berdini il quale ha  spiegato come l’attuale drammatica situazione economica dei Comuni sia figlia di scelte sciagurate dal punto di vista urbanistico. Le sue conclusioni sono drastiche : “Basta, è finita la cuccagna. Non possiamo continuare a far indebitare la popolazione italiana per far guadagnare un branco di speculatori edilizi e, siccome abbiamo costruito più del necessario, bisogna chiudere questo rubinetto. Ci deve essere una moratoria di almeno un anno delle nuove costruzioni in tutti i comuni. Ci fermiamo e incominciamo a vedere qual è il debito del nostro Comune, quali sono le esigenze dei cittadini, e quali sono i mezzi che abbiamo a disposizione per definire un futuro sostenibile per la nostra città.

Dobbiamo ripartire dall’intelligenza dei giovani e da una politica che tuteli il bene comune e non gli interessi dei privati. Per esempio, ad Albano ci sono sicuramente case o capannoni abbandonati o da ristrutturare. Allora ci vuole una regia pubblica che abbia a cuore le sorti della gente di quella città, che comincia a pensare al futuro di questa comunità, e decide di demolire questi edifici obsoleti e ne costruisce di nuovi, più funzionali”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il consigliere comunale Marco Guglielmo, presidente della Commissione Urbanistica, che ha sottolineato come ad Albano sia necessaria un’immediata inversione di tendenza. “L’amministrazione di cui faccio parte ha fermato lo scempio, bloccando un PRG che puntava dritto a 70 mila abitanti e uscendo dal Patto territoriale delle Colline romane. Ma è ora che viene la parte più bella e insieme più difficile. Ora tocca a noi, a questa maggioranza e a tutti i cittadini disegnare una città diversa, nuova, bella. Come riempire di contenuti questi aggettivi? Voltiamo pagina, da Albano. Dobbiamo dotarci di uno strumento urbanistico moderno, PRG o Piano strutturale che sia, che limiti la crescita abitativa, tenendola più lontana possibile dai 50 mila abitanti, che punti sul recupero delle cubature esistenti o sulle operazioni di edificazioni a volumi zero. Ci serve un regolamento edilizio innovativo, perché non conta solo quanto si costruisce ma anche come lo si fa. Lo strumento proposto dai Comitati di quartiere, l’attivazione dell’Agenda 21 locale mi sembra giusto e non dobbiamo indugiare ad attivarlo. Perché coinvolge cittadini, associazioni, forze del lavoro e produttive, perché crea partecipazione con un obiettivo chiaro e definito. Un piano di azione ambientale che sia il fulcro delle scelte per il territorio.”

A chiusura del convegno è intervenuto il presidente del Coordinamento dei Comitati di quartiere, Francesco Cinque, che ha sottolineato l’alto livello dei contenuti dei vari interventi e, nel contempo, ha evidenziato l’assenza dei vari esponenti politici locali. “Un'assenza assordante. Non è il caso di fare liste di assenti e presenti, ma certamente la classe politica di Albano, in generale, ancora una volta non ne esce bene. Per l'occasione non c'erano nastri da tagliare, strutture da inaugurare, eventi da presenziare. C'era da approfondire e studiare una proposta di cittadini e di professionisti che amano il territorio in cui risiedono e ne parlano come un patrimonio che appartiene alla Comunità. Si sappia che noi siamo intenzionati ad andare caparbiamente avanti su questa strada e accentueremo ancora di più la nostra azione. A chi si ritiene essere rappresentanti del popolo" (consiglieri, partiti, amministratori) scegliere da che parte stare.”