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ALBANO LAZIALE (RM) – Si è conclusa alle 14 e 50 la seconda udienza del caso Albafor al Tribunale Giudiziario di Velletri. I temi sotto esame, in data 3 ottobre, ripercorrono la denuncia dell’ex consigliere comunale ad Albano Laziale Nabil Cassabgi riguardante la mancanza di ogni evidenza pubblica nella gestione di gare d’appalti che vedono coinvolte l’ATES di proprietà di De Vitalini, AR e Frame di proprietà della famiglia Micarelli nonché il famoso caso Albafor.
Oggi, il giudice ed il pm hanno ascoltato le dichiarazioni del Maresciallo Ruperti, incaricato dalla procura di rispondere a dei quesiti utili nella soluzione del processo fino ad ottobre 2012, il quale ha chiarito come sul caso FRAME (Micarelli) siano state appellate 5 società di cui solo due di informatica su 100 specializzate in provincia (abilità richiesta per tale gara) per un valore di 49.800 euro nel marzo 2011. Il Ruperti esplicita che 4 di quelle 5 società sono riconducibili alla famiglia Micarelli (Roberto, Gianni, Renato), il che va a sottolineare il carattere di protezione parentale della gara. Infatti al Maresciallo risulta che tali società abbiano sedi legali ed amministrative dislocate in luoghi medesimi. In seguito la difesa definisce come per una cifra al disotto di 50.000 euro l’affidamento di un appalto possa essere diretto, come nel caso di Frame che è anche l’unica delle 5 società ad aver risposto al Comune di Albano Laziale attraverso il rappresentante Annibale Ranucci.
Sul caso ATES che riguarda il privato De Vitalini e Santoro si legge la delibera n.129 che prevede una cifra di 137.000 euro disponibili al pagamento di una ditta in grado di fornire servizi per le specifiche manifestazioni estive. Il quadro viene meglio delineato con l’ausilio dei teste che spiegano come in quella circostanza dell’estate 2011, il bilancio comunale sia stato approvato solo a giugno con la conseguente necessità di accelerare i processi di affidamento dell’appalto a luglio.
Di fatto affidando la responsabilità delle manifestazioni culturali e musicali estive ad ATES, l’amministrazione ha attuato un risparmio di circa 10.000 euro. Quando, in aggiunta, il sign.Santoro non occupava il ruolo di assessore.
L’ultimo tassello, quello più scomodo, si basa sulla gestione della partecipata Albafor e delle lettere di padronage (3 complessive) a nome del sindaco Nicola Marini. Il teste Antonazzi, consigliere comunale Albafor, spiega come tali lettere indirizzate alla Banca Popolare di Aprilia abbiano generato un finanziamento che ha permesso di assolvere all’incombenza degli stipendi (non retribuiti dal 2011 per 3 mesi), dei debiti con l’erario e con l’INPS col sostegno delle erogazioni provinciali.
A circa mezz’ora dalla fine dell’udienza viene accolto a riferire il signor Spaccatrosi (dipendente Albafor) che afferma di non sapere con precisione la difficoltà economica della partecipata al 100% del Comune albanense, e perciò chiarifica che Albafor spende in base a quanto le viene finanziato e non oltre. Ad incalzare la dose è Pacetti, dipendente comunale per la finanza, che spiega al giudice come dal dicembre 2010 il Comune non abbia speso un soldo per Albafor aggravando il bilancio comunale, e come le lettere di padronage non hanno sortito alcun effetto nefasto sul comune. Allora proprio non si spiega come il nuovo proprietario di Formalba (ex Albafor), Alles Don Milani, si ritrovi a sviluppare almeno due piani per pagare i debiti, mentre si comincia a parlare di un gravo di 72 euro nelle tasche dei residenti.
Attendiamo quindi la prossima udienza per il filone del rito abbreviato.
Gianpaolo Plini
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