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Albano Laziale, Massimiliano Borelli si dimette da segretario del Pd

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Massimiliano Borelli, già consigliere comunale e consigliere metropolitano, rimette il mandato di segretario cittadino ed avvia un confronto aperto all’ interno del Partito.

La reggenza, votata all’unanimità nella direzione, spetta al vice segretario Alessio Colini che avrà il compito di guidare i Democratici in questa nuova fase.Ecco la relazione del segretario uscente : Care democratiche, cari democratici, parlare oggi del nostro Partito ha senso, se riusciamo a guardare oltre i dati elettorali e la fase congressuale da poco superata. Ha senso se riusciamo a distinguere il partito, cosa molto difficile di questi tempi per l’eccessiva e quasi automatica personalizzazione della politica, da un comitato elettorale con a capo un segretario che è anche potenziale candidato. F

are questa distinzione permette a noi tutti di presentarci, agli occhi dei nostri concittadini/elettori, non come portatori e partigiani di un’idea assoluta, ma sostenitori di un progetto valoriale che è la sintesi di tante esperienze e percorsi. Contenitore all’interno del quale ci si muove in autonomia dai rappresentanti istituzionali, riacquisendo anche un ruolo di attore e spettatore critico (in base ai ruoli).

Ed infine, un contenitore o piattaforma (usando linguaggi più virtuali) che sia luogo di aggregazione, confronto ed elaborazione, traino anche per altre realtà che stentano ad emergere e che non hanno voce nei processi decisionali delle nostre comunità.Preso atto di questa riflessione, che mette in chiaro cosa sia un partito, o meglio cosa debba essere il nostro partito, dovremmo essere pronti ad analizzare le cause delle sconfitte e quella voglia di riscatto che tante e tanti hanno manifestato partecipando alle primarie del 3 marzo u.s.

Avevamo paura dei numeri, del tetto massimo di partecipazione; ebbene, ancora una volta la partecipazione ha superato le aspettative. Quando il popolo è chiamato a pronunciarsi su di un progetto che vuole cambiare l’ordine stabilito ed infonde speranza, questo risponde lanciando inequivocabili segnali.E guai a tradirli. Verremmo travolti.

Le primarie del 4 marzo e la netta affermazione di Nicola Zingaretti, eletto segretario, mostrano quanto sia ancora vivo quel contenitore valoriale; evidenziano come ci sia ancora voglia di impegnarsi a sostenere chi propone, chiaramente ,un progetto politico alternativo alle destre ed ai populisti. La deriva socio-culturale alla quale assistiamo, sta coinvolgendo tutti i settori delle nostre città e dei Paesi Europei.

Il revanchismo nazionalista, quello dei più beceri e pericolosi, è alimentato da chi cavalca il tema delle DIFFERENZE, delle DIVERSITA’, non come valore aggiunto, ma come elemento ESTRANEO e destabilizzante. E’ quello della negazione dei diritti e della riproposizione di modelli che riportano indietro di 50 anni il nostro Paese (esempio la Conferenza sulla Famiglia di Verona che si svolgerà domani) Ed ecco quindi le caricature, i linguaggi offensivi che tendono a categorizzare alcuni ambiti sociali, i capri espiatori sui quali ricadono le responsabilità della crisi economica, della mancanza di lavoro, dell’insicurezza, della destabilizzazione valoriale. E come dice il nostro segretario nazionale, prevale la PAURA contro ogni messaggio positivo e di crescita. Nulla di più scontato e già visto, nei periodi storici più controversi e non troppo distanti da questi tempi. E non si pensi che comunità come la nostra, quella di Albano, non ne siano coinvolte e non rischino di esserne fagocitate.

Quindi la prima domanda che ci dobbiamo porre è: cosa siamo chiamati a fare? Per contrastare questa deriva è necessario scendere in strada e nei luoghi di aggregazione; e laddove non ce ne siano crearne di nuovi, per far in modo che si partecipi dei problemi comuni. E’ tempo di recuperare uno spazio attivo di militanza, più reale e con un uso più intelligente dei social, all’interno del quale l’azione principale è ASCOLTARE, con umiltà e senza supponenza. E dopo aver ascoltato, DISEGNARE nuovi percorsi che creino prospettive. La seconda domanda è, come dobbiamo farlo? Non ho altra risposta se non quella di invitare tutte e tutti a fare un passo indietro e, prima di ogni decisione, capire bene quale sia la strada giusta da percorrere, INSIEME. Non si va da nessuna parte, se non si coinvolge il tessuto sociale nel quale viviamo, e oggi, più di ieri, siamo chiamati a realizzare gli impegni assunti, non mantenuti. Un bravo interlocutore deve avere la capacità di riconoscere i propri limiti ed i punti di caduta dell’azione politica/amministrativa portata avanti, correggerli e renderli rispondenti alle richieste.Ed è proprio la rispondenza tra domanda ed offerta di aspettative che bisognerà ricalibrare, perché la mancanza di tale rispondenza alimenta disillusione, allontanamento e dissenso. E’ quello che è avvenuto a livello nazionale e che, nel corso del tempo, si è duplicato anche nella nostra città.

Il Partito Democratico di Albano: domani

Ciò detto, è tempo di condividere con voi un passaggio che ritengo essenziale per il rilancio dell’attività politica del nostro Partito a livello locale, in vista anche delle future elezioni amministrative del 2020. L’elezione netta di Zingaretti a segretario nazionale del Partito Democratico, deve scatenare secondo me, un percorso di rinnovamento di tutti i gruppi dirigenti ed un’analisi che rimoduli gli schemi politici, senza steccati e pregiudizi, ponendo al centro del dibattito i temi trattati in premessa. Un rinnovamento nella continuità, sul quale il Pd di Albano può confidare grazie alla presenza di quadri giovani e preparati. Proprio per questo, ho deciso di rimettere il mio mandato da segretario, senza alcun ripensamento, per riattivare un confronto lampo che restituisca al Partito Democratico la centralità che merita nel dibattito politico cittadino.Il Partito dovrà essere perno intorno al quale rigenerare i rapporti politici che nel corso degli anni si sono allacciati o si sono indeboliti; bisogna creare una nuova piattaforma di confronto che sia fondamenta per un progetto politico di CENTROSINISTRA ampio ed inclusivo, ‘in continuità discontinua’, mantenendo attive tutte quelle azioni che hanno dato centralità e reso credibile la nostra città nell’intero ambito territoriale, individuando nel contempo nuove azioni che affranchino il nuovo corso, dandogli respiro. Un’occasione importante potrebbe essere data dal PIANO STRATEGICO TERRITORIALE presentato pochi giorni fa dall’amministrazione comunale; una sfida molto ambiziosa e stimolante, alla quale aggiungere la declinazione nella nostra città, e sull’intero territorio, di tutti i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Angenda 2030 – Sustainable Development Goals (SDGs) – nei quali vengono elencate azioni e buone pratiche da attivare nei prossimi 10 anni, per le persone, per il pianeta e per la prosperità.

Ed un passo verso questa direzione è stato fatto, nell’ultimo Consiglio Comunale di ieri, dove abbiamo votato l’adesione della Città di Albano al Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia, assumendoci direttamente NOI l’impegno, in assenza delle forze di minoranza.

IL PERCORSO Le dimissioni da segretario, non come epilogo di un periodo di crisi, ma come punto di partenza per il rilancio della nostra attività politica. Due sono le strade possibili: l’individuazione di una figura eletta a maggioranza assoluta in seno all’attuale direttivo (a mio modo di vedere troppo autoreferenziale in questo momento); oppure un veloce confronto interno ed un congresso che eleggerà il nuovo gruppo dirigente, possibile espressione di nuove realtà.

Al fine di dare peso alla scelta e visibilità alla nostra azione, ritengo più incisiva la seconda ipotesi, alla quale voglio dare seguito nominando alla carica di Vice segretario, Alessio Colini, membro di segreteria, che avrà il compito di portare il nostro partito al congresso cittadino entro e non oltre la metà di maggio 2019, visto anche l’appuntamento elettorale delle elezioni europee. Grazie a tutte e tutti per il lavoro svolto finora! Massimiliano Borelli Quindi riprendendo una frase del segretario nazionale, anche il Partito Democratico di Albano “Deve essere capace di elaborare una proposta rigenerante che torni ad offrire un orizzonte alla rabbia, la trasformi in progetto politico, in una nuova speranza.” Nicola Zingaretti

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Monte Compatri, parco Calahorra: il degrado senza fine

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“Anni fa con un gruppo di amiche ed amici la tenevamo pulita e funzionale.
Vederla ridotta così piange davvero il cuore”.

INGRESSO ALLA VILLETTA

Sono queste le parole che fanno da sottofondo alle immagini che ci hanno inviato alcuni ragazzi di Monte Compatri basiti nel rientrare, dopo qualche anno, dentro parco Calahorra, per tutti la Villetta.
Una storia potremmo dire “sfortunata” per quello che potrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della cittadina dei Castelli Romani.

PANCHINE DIVELTE e sporcizia SULLA TERRAZZA NATURALE CHE GUARDA ALLA BELLEZZA DI MONTE COMPATRI

Dai miliardi spesi durante l’amministrazione di Emilio Patriarca (1985/1990) per la realizzazioni dell’imponente portale d’ingresso e per l’anfiteatro, demolito poi dall’amministrazione di Marco de Carolis e trasformato in parcheggio per passare alle tante iniziative di pulizia collettiva con sindaci, assessori, consiglieri comunali e cittadini (ultima nel giugno del 2022, ove il delegato al verde, Elio Masi, dichiarava “… da oggi inizia una nuova stagione per Parco Calahorra che vedrà coinvolte associazioni e cittadini per una piena fruizione già a partire da questa estate …” ) ma senza poi trovare una continuità degna del rispetto che il luogo merita. (Monte Compatri, grandi pulizie per Parco Calahorra (osservatoreitalia.eu))

panchina divelta sul “balconcino” naturale che mostra il paese

Noi – ci dicono – ci provammo anni fa con l’associazione Brother Park. Installammo giochi per bambini oggi scomparsi”.
So io – risponde un altro – in quale giardino privato sono finiti!
Avevamo realizzato sentieri, costruito passaggi, realizzata una fontanella, realizzato tutto l’impianto elettrico di illuminazione. Poi è finito tutto.

NEL VIDEO QUEL CHE RESTA DELLA FONTANELLA E DEL CHIOSCO REALIZZATI DAI RAGAZZI DI BROTHER PARK

Addirittura – aggiungono – spendemmo circa 3000 euro di legname per realizzare un chiosco del quale non rimane più traccia”.
“Vedi – ci indica un luogo – dove sta quel mucchio di rovi avevamo realizzato un campetto da calcetto compreso di porte e di una rete per evitare che il pallone venisse perso. Che tristezza!
Nel vedere negli occhi di questi ragazzi la rassegnazione di chi spende il proprio tempo per la collettività e poi ritrova le proprie fatiche ed il proprio impegno ridotto a desolazione fa davvero male.

IN QUESTO VIDEO CI MOSTRANO IL LUOGO DOVE SORGEVA IL CAMPO DI CALCETTO ORA RICOPERTO DA ROVI

Basterebbe un impegno minimo, aggiungono, noi ci siamo cresciuti. Ci abbiamo giocato da bambini come crediamo ogni generazione di monticiano.
Noi oltre ad avervi inviato i video e le foto non siamo rimasti con le mano in mano.
In questi giorni abbiamo risollevato il secchio per la spazzatura, tolto un po’ di erbacce, pulito dove era possibile.
Ci investiamo volentieri il nostro tempo perché la Villetta torni ad essere il giardino di tutti”.

C’è qualcosa che vorreste dire all’amministrazione comunale?
Guardi noi siamo disposti a dare una mano, abbiamo provato a chiedere per avere la possibilità di poter almeno fare una manutenzione regolare di questi spazi, ovviamente autorizzati.
Lo faremmo per il paese, lo faremmo per le tante famiglie che, qui dentro, potrebbero davvero trovare un’oasi di pace.

uno dei tanti sentieri impraticabili ricoperti da rovi e sterpaglie

E mentre andiamo via loro continuano silenziosi ma sereni a provare a regalare alla Villetta qualche giorno di pulizia ed ordine

Come sempre chiederemo all’amministrazione comunale il loro punto di vista inviando all’ufficio stampa una richiesta di colloquio con il sindaco e con il consigliere delegato
Anche in questo caso vi terremo aggiornati.

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Monte Compatri, giovani fuori controllo: sputi e insulti a un pensionato

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Mastrofrancesco: “Ormai siamo fuori controllo”

È di mercoledì la notizia dell’aggressione con sputi, insulti e strattonamenti a Monte Compatri, da parte di alcuni minorenni, ai danni di un pensionato già dipendente comunale e molto conosciuto in paese.
Un motivo banale all’origine del tragico fatto: il “NO” alla richiesta di una sigaretta.
Anche stavolta, a leggere i commenti su Facebook, è stato “l’effetto branco” a far scaturire la violenza “sedata” per il pronto intervento di alcuni cittadini accortisi del fatto.
Ma la “brutta storia” sui social ci è finita perché è duro l’attacco del consigliere comunale di Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco, che, senza mezze  misure ha “tuonato” contro un’assenza di sicurezza che tra troppo tempo la fa da padrone nella cittadina dei Castelli Romani.
Dopo l’omicidio di Ivan Alexander nel capolinea della Metro di Pantano, le baby gang che impazzano spesso nello stesso piazzale, passando per la tentata rapina al bancomat della centralissima Banca di Novara e i tentativi maldestri nella stessa notte ai parcometri ed a un negozio centralissimo ed in ultimo, ma solo a livello temporale, agli aumenti di furti nelle abitazioni, Monte Compatri sembra più avvolta da una spirale di violenza che dalla tranquillità.
Abbiamo contattato la consigliere Agnese Mastrofrancesco alla quale abbiamo rivolto le nostre domande.


Consigliere Mastrofrancesco ma che succede a Monte Compatri?
Ormai siamo fuori controllo, non c’è vigilanza del territorio, mi dispiace dirlo, ma stiamo diventando terra di nessuno. Polizia locale che passa solo con la macchina di servizio, per richiamare l’attenzione dei ragazzini che giocano a pallone sotto la passeggiata, fischiano dal finestrino della macchina, senza scendere, li ho visti io personalmente – aggiunge con tono deciso.
Si limitano a passare solo in macchina oppure viene la comandante e senza modi, toglie il pallone ai bimbi di 6 anni.
Le dico che la settimana scorsa in molti hanno assistito ad una scena “pietosa” tra il comandante ed una mamma che quasi veniva alle mani.
Il comandante della Polizia Locale che strilla in piazza: ma dove siamo arrivati? Il Il fatto che indossi una divisa dovrebbe far capire che il primo che deve  rispettarla è chi la indossa.
Strilli, inveisci sei aggressiva e poi pretendi rispetto. Pensi, mi hanno detto, che quando e andata via i ragazzi dal muretto le hanno gridato ” scema scema”.
Si può andare avanti così?

Lei è mamma di due splendidi ragazzi. Faccio più la domanda a “mamma Agnese” che al politico: cosa è mancato a questi ragazzi che hanno aggredito il suo concittadino?
Bella domanda, credo che la colpa sia di tutti noi. Famiglia, scuola ed istituzioni. Non mi sento di escludere nessuno.
La famiglia è importante, indispensabile, essenziale, ma pensiamo a chi non è fortunato ed ha problemi seri in famiglia, problemi di violenza o economici, che facciamo li abbandoniamo?
La scuola dovrebbe controllare, contenere ed educare e a volte anche “punire” ragazzi con atteggiamenti violenti.
Stesso vale per le istituzioni che dovrebbero affrontare il problema e non girare la testa dall’ altra parte.
Non servono i soldi del PNRR se poi hai un paese allo sbaraglio: bancomat rotti, furti, violenze , alcolismo … e mi fermo qui

Un quadro triste per Monte Compatri; anche stavolta abbiamo inviato all’ufficio stampa del Comune la richiesta di avere, perlomeno, due parole da parte dell’amministrazione comunale.
Lo facciamo non solo di prassi ma per avere un ulteriore punto di vista sulla situazione.
Ci auguriamo, almeno stavolta, che vi sia una risposta.

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Frascati, Libri in Osteria: Angelo Polimeno Bottai presenta il libro “Mussolini io ti fermo”

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“O lo battezzate o ve lo riprendete. Io una bestia non l’allatto!”
Sono queste le parole che la balia frascatana Teresa rivolge ai genitori del piccolo Giuseppe Bottai contenute nel libro “Mussolini io ti fermo” che il nipote, Angelo Polimeno Bottai, presenta oggi nel salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria.
Sono l’incipit a questa serata che racconta, attraverso le pagine del libro, la storia e la vita di una delle figure che hanno rappresentato il ventennio fascista.

Emanuela Bruni ed Angelo Polimeno Bottai

C’è un profondo legame tra Frascati e l’autore del libro in quanto la città tuscolana, dice, “è parte stessa della nostra vita, infatti mio nonno venne battezzato nella Cattedrale di San Pietro ed io, molti anni dopo, ricevetti nella stessa Chiesa la Prima Comunione”.
Figura molto controversa, Giuseppe Bottai, viene “raccontato” attraverso una attenta analisi storica proprio per evitare, come dice lo stesso Angelo Polimeno Bottai, che “gli affetti prendessero il sopravvento sulla verità storica … è stata davvero una grossa responsabilità”.
Il quadro che emerge dalle pagine del libro narra un giovane Bottai lontano, nei primi anni della giovinezza, dalla politica ma che poi, vivendo, con la sua famiglia, nello storico quartiere romano Macao, resta colpito dalla presenza e dalla prestanza dei militari.
Siamo a ridosso della Grande Guerra alla quale Giuseppe Bottai prende parte come volontario negli Arditi riuscendo a mettersi in luce per il suo ardimento che lo porterà a ricevere una medaglia d’argento ed una di bronzo al valor militare.
Alla fine della guerra conosce e frequenta Benito Mussolini “rimandone folgorato” – dice l’autore – legandosi a quello che diverrà il “duce” attraverso un “rapporto travagliato con quest’uomo non altissimo di statura ma imponente nel carattere e nel modo di essere”
Un legame che può essere racchiuso nel titolo della rivista che Giuseppe Bottai fonda nel 1922, Critica Fascista, (da ricordare che tra gli abbonati di tale rivista figura Antonio Gramsci) proprio a sancire un atteggiamento molte volte contrario dello stesso Bottai ad alcune scelte che condurranno quella che originariamente vuole essere una rivoluzione che vuole riportare ordine e legalità in un paese, l’Italia, attraversato da molteplici attività anarchico socialiste che portano a terre occupate e centinaia di scioperi, ad una vera e propria dittatura.
“Ci sono due anime nel fascismo: quella che incarna mio nonno, i revisionisti, e quella che fa capo a Roberto Farinacci, gli irriducibili” spiega con estrema chiarezza Angelo Polimeno Bottai precisando che l’intento della “fazione” a cui fa capo il nonno cerca di convincere il Duce a mettere le mani nelle riforme necessarie allo sviluppo del paese per farlo risorgere da quella vittoria dimezzata che è stata la fine del Primo Conflitto Mondiale.
Ed una profonda frattura, spiega ancora, avviene immediatamente dopo la notizia del rapimento del deputato socialista, Giacomo Matteotti, definito da Giuseppe Bottai il “più efferato, inumano e stupido delitto che si potesse commettere verso un uomo di parte avversa e contro l’idea che anima la nostra parte”; una vera e propria condanna che culmina nella frase “bisogna trovare i responsabile anche se fossero nelle alte sfere”.
Questo, ovviamente, come riportano le pagine del libro, pone lo stesso Giuseppe Bottai ai margini del regime che sta nascendo che non è “inviso alle grandi potenze”, spiega Angelo Polimeno Bottai, ma che non pensa minimamente ad una alleanza con la Germania che sta divenendo hitleriana.
Addirittura, spiega, “ci sono liti profonde tra la stampa italiana e quella tedesca” fino al punto che alla cacciata degli ebrei dalla Germania molti di questi addirittura arrivano nel nostro Paese ed è la guerra d’Etiopia, nella quale Giuseppe Bottai si arruola, diventa il “punto di non ritorno” che segna in modo inesorabile l’alleanza italo/tedesca.
Le sanzioni permettono ad Hitler di legare con un patto economico e sodale l’Italia di Mussolini determinando il fatto che, spiega l’autore, “l’innamoramento di Giuseppe Bottai verso il duce si incrina ma rimane una lealtà critica che non determina affatto la rottura del rapporto”.
Ed è in questo momento che la frattura con l’area degli irriducibili di Farinacci raggiunge punti davvero enormi arrivando all’approvazione delle Leggi Razziali.
Lo stesso Roberto Farinacci fa girare la voce che Bottai sia d’origine ebraica per estrometterlo ed il risalto che questa notizia ha a livello internazionale diventa sempre più grande (addirittura si trova in molti giornali francesi e tedeschi).
La scelta di Giuseppe Bottai, divenuto Ministro dell’Educazione, di applicarla in maniera dura diventa, al tempo stesso, “un’angoscia” ed una “responsabilità” necessaria.
La prova di questo suo momento difficile si ritrova nella corrispondenza riportata tra le pagine del libro ove un carteggio con l’allora vicepresidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia, l’avvocato Aldo R. Ascoli mostra l’apertura di Bottai verso gli ebrei italiani valuta la possibilità concreta di “concedere particolari benemerenze a famiglie di ebrei in cui qualcuno abbia acquisito meriti particolari, militari o civili”.
“Due parti in commedia” spiega Angelo Polimeno Bottai dimostrando, ancora una volta, il forte attaccamento di Giuseppe Bottai all’origine rivoluzionaria del fascismo di cui resta innamorato.
Le contrapposizioni con Farinacci aumentano esponenzialmente: Bottai redige, durante il mandato che lo vedo governatore della Capitale, i piani per la creazione di EUR 42, l’Esposizione Universale di Roma che si sarebbe tenuta nel 1942 (a ragione si crede che nessuno nei primi anni del ’30 pensasse ad una Guerra Mondiale), ed in antitesi al premio Cremona, Bottai da vita dapprima al premio Bergamo e successivamente manda in stampa la rivista Primato che diviene uno dei capisaldi della cultura italiana del momento.
Sulle pagine del “Primato. Lettere e arti d’Italia” scrivono le firme italiane più eccellenti, da Nicola Abbagnano a Galvano della Volpe, da Walter Binni a Mario Praz, da Dino Buzzati a Vasco Pratolini, passando per Quasimodo, Montale, Ungaretti, Guttuso ed un giovanissimo Eugenio Scalfari ebbe a dire “su il Primato potevo scrivere liberamente mettendo alle corde Farinacci”.
Un’oasi culturale che dimostra la libertà di pensiero di Giuseppe Bottai ed il suo vano tentativo di riportare il fascismo a quegli albori che erano rimasti nel suo animo rivoluzionario.
Oasi che, attraverso poi l’emanazione di quella che divenne la legislazione per la difesa delle opere d’arte italiane fino alla creazione dell’Istituto Centrale del Restauro, porta alla salvezza di un enorme patrimonio artistico del nostro paese grazie anche alla collaborazione di personalità del calibro di Giulio Caio Argan, in chiave e funzione antinazista concretizzandosi anche sul piano prettamente pratico.

Il libro si conclude con i tragici momenti che portarono al famoso 25 luglio 1943 dove una “dittatura” decreta una successione, una piena antitesi al concetto stesso di dittatura.
Giuseppe Bottai è uno di quelli che votarono a favore dell’Ordine del giorno Grandi e per questo, condannato in contumacia, dai tribunali della Repubblica Sociale, dapprima si rifugia in Vaticano fino a giungere poi sotto il falso nome di Andrea Battaglia a combattere vestendo la divisa della Legione Straniera per la liberazione della Provenza dalle truppe naziste.

Due momenti importanti da sottolineare orchestrati da due ex sindaci della città di Frascati: Roberto Eroli e Stefano Di Tommaso.
Quest’ultimo, attento ricercatore, legge una lettera scritta dal Ministro della Cultura Popolare, Alessandro Paolini, ed indirizzato al ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai.

Stefano Di Tommaso con in mano la lettera indirizzata da Alessandro Paolini a Giuseppe Bottai

Roberto Eroli invece esorta Angelo Polimeno Bottai a ricercare, tra i diari del nonno Giuseppe, informazioni che possano fare ulteriore luce sul tragico bombardamento effettuato dagli alleati l’8 settembre 1943 della città di Frascati.

nella foto, da sx, Angelo Polimeno Bottai, Roberto Eroli ed Emanuela Bruni

Una serata che ha riportato i tantissimi presenti nei giorni ancora vivi di quel Ventennio Fascista.

Colpisce, e non poco, la frase dell’ultima di copertina del libro nella quale, Angelo Polimeno Bottai, scrive “Nato pochi mesi dopo la sua morte, Giuseppe Bottai purtroppo non l’ho mai incontrato. Un doppio dispetto del destino: come nipote e come giornalista. In questa seconda veste, tuttavia, posso raccontare chi è stato l’uomo che più di tutti ha rappresentato ragione e coscienza del 25 luglio 1943”.

il direttore de “Il Tuscolo” ed amico Fabio Polli con Angelo Polimeno Bottai

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