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ALBANO LAZIALE: IL NUOVO PIANO RIFIUTI REGIONALE NON PREVEDE PIU' L'INCENERITORE DEI CASTELLI ROMANI

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Tempo di lettura 3 minuti Continuano le manifestazioni, i Comitati si danno man forte a vicenda, insieme tutelano i territori a rischio, accollandosi un onere che ad altri spetterebbe.

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I cittadini, ospiti paganti della Sala Consiliare, non hanno avuto l’onore durante tutto il tempo dell’assemblea di ricevere il saluto di qualcuno, un consigliere, un assessore, l’usciere, ma in chiusura si sono messi ordinatamente in fila per versare l’obolo al comune di Albano Laziale, che ha affittato la sala per cento euro.

 

di Maria Lanciotti

Albano Laziale (RM) – Nell’aula consiliare di Palazzo Savelli ad Albano Laziale si è svolta venerdì 17 gennaio l’assemblea cittadina sul nuovo Piano dei Rifiuti del Lazio. Si era rimasti fermi al Convegno del 13 dicembre scorso presso la Presidenza della Regione – con l’intervento del presidente Zingaretti e dell’assessore all’Ambiente Civita – in cui era stato presentato dalla Confservizi Lazio il preliminare del prossimo Piano, del tutto conforme al precedente. In altre parole, si sarebbe dato il seguito alla malagestione dei rifiuti del Lazio, come sistema consolidato. Quello stesso “sistema” che si trova adesso sotto accusa e sotto indagine della Magistratura. Iniziata intorno alle 17,30, quando buona parte dei cittadini presenti hanno fatto ritorno dal lavoro, l’assemblea, aperta ad ogni proposta d’intervento e di confronto, ha registrato grande partecipazione popolare e la totale assenza delle istituzioni.

“Si è scelta questa sala per la capienza e perché il motivo della riunione era importante” ci viene spiegato da un rappresentante del Comitato organizzatore, “la sala della Formazione è in ristrutturazione e non si poteva andare in Piazza San Pietro, perché piove e fa freddo”. Si apre l’assemblea partendo dai fatti relativi all’operazione della Magistratura, si esprime cauta soddisfazione per una serie di passaggi che “conferma e arricchisce il dibattito” sull’annosa controversia, si ribadisce che il discorso della difesa del territorio è ampio e richiede massima cooperazione tra comitati e l’apporto di tutti, si rifa’ il percorso delle azioni compiute e si ragiona su quelle da compiersi, in seguito a quello che dovrebbe scaturire dall’annunciazione del nuovo Piano Rifiuti, che non prevede più l’inceneritore dei Castelli Romani.

Mentre si continua a chiedere l’annullamento dell’AIA del 13 ottobre 2009, coinvolgendo direttamente l’Amministrazione di Albano, e del contratto GSE. “Va tagliato tutto ciò che è tuttora in piedi e consente di fatto la costruzione dell’inceneritore poiché, come disse la dr.ssa Romano, ‘se l’inceneritore non viene cancellato io proseguo’.  Finché restano in piedi questi problemi, si continua ad essere prudenti”.  Due ore d’interventi per il ripasso generale di una storia soffertissima che pare non possa trovare la parola fine. E sfilano nomi e gesta di personaggi truffaldini e senza scrupoli, di funzionari funzionanti alla rovescia, di nomine lampo e d’imbarazzi puramente formali, di criticità accertate e mai affrontate, della raccolta differenziata che non parte, del Decreto Clini violato, di Malagrotta e di FOS, della centrale biogas a Velletri e del progettista Guidobaldi indagato, di puzze e di veleni lenti e irreversibili, di un invaso, il settimo nella discarica di Roncigliano, che è già stracolmo di monnezza non trattata e doveva durare otto anni, di sovrastoccaggio e di accelerazione dell’inquinamento delle falde acquifere, dei mancati controlli e del dirigente dell’ARPA sotto inchiesta.

Una panoramica, per quanto parziale, impressionante e che allo stato dei fatti rimane invariata. “Adesso bisogna stare veramente attenti. Non abbiamo vinto nulla, si deve pretendere che i controlli vengano fatti subito e ci vengano forniti i risultati, i dati ARPA non corrispondevano con i nostri”. Si esprime anche una legittima soddisfazione, quella “di aprire il giornale e capire che qualcosa si riesce a fare”. Continuano le manifestazioni, i Comitati si danno man forte a vicenda, insieme tutelano i territori a rischio, accollandosi un onere che ad altri spetterebbe.

I cittadini, ospiti paganti della Sala Consiliare, non hanno avuto l’onore durante tutto il tempo dell’assemblea di ricevere il saluto di qualcuno, un consigliere, un assessore, l’usciere, ma in chiusura si sono messi ordinatamente in fila per versare l’obolo al comune di Albano Laziale, che ha affittato la sala per cento euro.
 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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