ALBANO LAZIALE, CENTRO PSICOLOGIA: IL BAMBINO E L'ESPRESSIONE DELLE SUE EMOZIONI

A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare

Tutti, bambini e adulti, vivono emozioni molto intense. Ma i bambini sono ancora più vulnerabili rispetto agli adulti, proprio perché non hanno ancora gli strumenti adatti che li possano aiutare ad elaborare determinate situazioni che sopraggiungono nella loro esistenza così fragile. Lo sviluppo psico –emotivo di un bambino è ancora immaturo dal punto di vista affettivo, non pronto a recepire ogni situazione, ogni evento nel modo giusto. Ma le emozioni associate a questi eventi possono essere molto intense, se non di più, rispetto agli adulti. Quest’ultimi non sempre valutano la sensibilità del bambino con la dovuta profondità: esistono emozioni che un bambino non può sopportare perché creano in lui sconcerto, ansia e paura del futuro, quindi sono destabilizzanti. Il bambino, non sa utilizzare il pensiero per guardare le cose in maniera distaccata o valutare la situazione oggettiva. E' facilmente travolto dai suoi affetti e dunque ha bisogno del nostro aiuto per trovare la via d'uscita, cerca in modo del tutto naturale di dare un senso a ciò che vive e lo fa con i mezzi che ha a disposizione. Interpreta ciò che accade a modo suo, sulla base delle informazioni incomplete e talvolta deformate di cui dispone, e se i bambini non vengono aiutati a capire e ad elaborare queste loro emozioni, possono attuare comportamenti devianti.
La solitudine, il rifiuto, l’umiliazione, il tradimento e l’ingiustizia sono emozioni che un bambino non può sopportare, rappresentano esperienze negative che se reiterate possono influire sull’autostima del piccolo riducendola o inibendola. Quando il bambino, nel suo quotidiano processo di crescita, non è assistito da una o più figure di riferimento non solo non è guidato alla comprensione del mondo, ma si sente abbandonato, non importante, non soggetto di attenzioni e cure.


Il bambino che avverte questo è perennemente alla ricerca di conferme affettive, il che potrebbe condurlo anche a “comportarsi male” pur di attrarre su di sé l’attenzione degli adulti. Il bambino in cerca di dimostrazioni d’affetto da parte degli adulti può diventare un bambino insicuro ed introverso, può sviluppare una difficoltà a verbalizzare i sentimenti e potrebbe covare un senso di frustrazione determinato, senza dubbio, dall’amore inespresso che dentro di lui si è fatto silenzi e isolamento.
Quando invece un figlio è oggetto delle attenzioni del genitore saprà esprimere meglio i suoi sentimenti e selezionare i comportamenti affettivi da tenere, in casa e fuori. Ciò potrebbe incidere positivamente persino sulla selezione delle amicizie in età adolescenziale ed adulta.
Inoltre, bisogna fare attenzione anche alla percezione che i bambini possono avere del rifiuto da parte dei genitori impegnati con il lavoro, con le faccende di casa, con la vita frenetica che ci intrappola ogni giorno:
“ora non posso devo lavorare”, “adesso no, sto facendo un’altra cosa”, “non puoi venire con me, non è una faccenda adatta ai bambini”, “non posso parlare con te, sono al telefono”, eccetera. I figli sono spesso troppo piccoli per rendersi conto del grande carico di responsabilità che grava sui genitori.
Coinvolgere il bambino nella vita di tutti i giorni è un buon sistema per minimizzare il rifiuto, inteso come limite alla condivisione dell’esistenza, e, contemporaneamente, è un sistema per responsabilizzare il bambino rendendogli più semplice la comprensione delle cose dei grandi.


Altra emozione che il bambino fa fatica a sopportare è l’umiliazione: “Non capisci niente”; “sei stupido”; “non lo sai fare”; “non ci riuscirai mai”; “non imparerai mai”, sono tutte frasi che non si dovrebbero dire mai ai bambini perché si rischia di bloccare la crescita e lo sviluppo dell’autostima. Maggiore è l’umiliazione più grande è il senso di non appropriatezza che il bambino subisce ed il pericolo ultimo è che nel piccolo nasca il dubbio di non poter mai fare meglio o bene: “non saprò mai farlo” o “non lo capirò mai”, “non potrò mai fare questo” o “non ne sarò mai capace”.
Infine, il tradimento, va certamente annoverato tra le emozioni che un bambino non può sopportare. Agli occhi dei piccoli tradisce chi non mantiene le promesse, tradisce chi rompe un legame di affetto, come tradisce chi viola un segreto. Il genitore credibile è il genitore che sa dire “No”, ma sa anche dire “Sì” e soprattutto mantiene nel bene e nel male, sempre, le sue promesse: promesse positive o negative (quindi premi o punizioni, annunciati o minacciati) sono “patti” conclusi col figlio che vanno sempre rispettati ed onorati. Quindi, il consiglio per ogni genitore è chiaro: non promettete mai qualcosa che non potete fare e non minacciate mai qualche cosa che non potrà mai accadere. Non violate mai un segreto, e non svelate mai a nessuno qualche cosa che il bambino vi ha privatamente confessato. E’ vero anche che ci sono piccoli segreti dei bambini su cui i genitori debbono confrontarsi ed informarsi (pecche scolastiche, scherzi fatti ad un amico pentendosi e confessati al genitore per trovare conforto e confronto), rispetto ad essi può essere molto importante che mamma e papà parlino tra loro. Badate, però, a non far trapelare, dinnanzi al bambino, il fatto che il genitore confidente ha svelato al partner il segreto del figlio, abbiate sempre a cuore il valore sacro di una confessione. Se il bambino si sente tradito tenderà a perdere la fiducia nel prossimo e potrebbe chiudersi in se stesso sviluppando una reticenza al dialogo ed al confronto, allo scambio e alla comunicazione. Tutto ciò potrebbe influenzare negativamente anche il rendimento scolastico.
Come si può aiutare un bambino ad esprimere le proprie emozioni?
È importante lasciarlo sempre esprimere, standogli accanto senza tentare di calmarlo mentre si sfoga, piange, grida e trema, questo è il suo modo di manifestare la sofferenza, liberandosi dalle tensioni per potersi poi riprendere.
È importante fidarsi di lui, perché sa ciò che lo fa sentire bene. Se voi genitori sapete essere presenti, ascoltare e stargli vicino mentre piange, alle lacrime seguirà il rilassamento.


Quando è un po' più grande e capace di parlare, la prima cosa da fare è ascoltare le sue emozioni e prenderlo sul serio. Non chiedetegli perchè piange, cercherebbe di fornire una spiegazione lontana dalla sua vera difficoltà. Stategli accanto, cercando di capire cosa prova e chiedendogli: “Che cosa succede?”, oppure: “Che cosa ti rende triste? o “Di che cosa hai paura?”. E' importante sempre chiedersi “qual è il suo vissuto?”
Inoltre, è importante un’attenta osservazione del comportamento del bambino. Osservarlo nei diversi ambienti in cui si muove ( casa, giardini pubblici, scuole ), osservare i suoi comportamenti ( linguaggio corporeo, relazioni sociali e modi di relazionarsi, giochi e disegni ). Tutto ciò, accompagnato da un ascolto empatico, dalla capacità di accogliere le emozioni del bambino, siano esse di gioia che di rabbia, tristezza e odio, quelle dette e quelle non dette.
In alcuni casi può essere necessario l’aiuto di uno psicologo infantile che attraverso una valutazione psicologica e delle sedute di gioco è in grado di dare voce alle emozioni del bambino.

 

Centro psicologia Castelli Romani-Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologafrancescabertucci.com
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE