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ALBANO LAZIALE, CENTRO PSICOLOGIA: IL BAMBINO E L'ESPRESSIONE DELLE SUE EMOZIONI

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Tempo di lettura 4 minuti La solitudine, il rifiuto, l’umiliazione, il tradimento e l’ingiustizia sono emozioni che un bambino non può sopportare

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A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare

Tutti, bambini e adulti, vivono emozioni molto intense. Ma i bambini sono ancora più vulnerabili rispetto agli adulti, proprio perché non hanno ancora gli strumenti adatti che li possano aiutare ad elaborare determinate situazioni che sopraggiungono nella loro esistenza così fragile. Lo sviluppo psico –emotivo di un bambino è ancora immaturo dal punto di vista affettivo, non pronto a recepire ogni situazione, ogni evento nel modo giusto. Ma le emozioni associate a questi eventi possono essere molto intense, se non di più, rispetto agli adulti. Quest’ultimi non sempre valutano la sensibilità del bambino con la dovuta profondità: esistono emozioni che un bambino non può sopportare perché creano in lui sconcerto, ansia e paura del futuro, quindi sono destabilizzanti. Il bambino, non sa utilizzare il pensiero per guardare le cose in maniera distaccata o valutare la situazione oggettiva. E' facilmente travolto dai suoi affetti e dunque ha bisogno del nostro aiuto per trovare la via d'uscita, cerca in modo del tutto naturale di dare un senso a ciò che vive e lo fa con i mezzi che ha a disposizione. Interpreta ciò che accade a modo suo, sulla base delle informazioni incomplete e talvolta deformate di cui dispone, e se i bambini non vengono aiutati a capire e ad elaborare queste loro emozioni, possono attuare comportamenti devianti.
La solitudine, il rifiuto, l’umiliazione, il tradimento e l’ingiustizia sono emozioni che un bambino non può sopportare, rappresentano esperienze negative che se reiterate possono influire sull’autostima del piccolo riducendola o inibendola. Quando il bambino, nel suo quotidiano processo di crescita, non è assistito da una o più figure di riferimento non solo non è guidato alla comprensione del mondo, ma si sente abbandonato, non importante, non soggetto di attenzioni e cure.


Il bambino che avverte questo è perennemente alla ricerca di conferme affettive, il che potrebbe condurlo anche a “comportarsi male” pur di attrarre su di sé l’attenzione degli adulti. Il bambino in cerca di dimostrazioni d’affetto da parte degli adulti può diventare un bambino insicuro ed introverso, può sviluppare una difficoltà a verbalizzare i sentimenti e potrebbe covare un senso di frustrazione determinato, senza dubbio, dall’amore inespresso che dentro di lui si è fatto silenzi e isolamento.
Quando invece un figlio è oggetto delle attenzioni del genitore saprà esprimere meglio i suoi sentimenti e selezionare i comportamenti affettivi da tenere, in casa e fuori. Ciò potrebbe incidere positivamente persino sulla selezione delle amicizie in età adolescenziale ed adulta.
Inoltre, bisogna fare attenzione anche alla percezione che i bambini possono avere del rifiuto da parte dei genitori impegnati con il lavoro, con le faccende di casa, con la vita frenetica che ci intrappola ogni giorno:
“ora non posso devo lavorare”, “adesso no, sto facendo un’altra cosa”, “non puoi venire con me, non è una faccenda adatta ai bambini”, “non posso parlare con te, sono al telefono”, eccetera. I figli sono spesso troppo piccoli per rendersi conto del grande carico di responsabilità che grava sui genitori.
Coinvolgere il bambino nella vita di tutti i giorni è un buon sistema per minimizzare il rifiuto, inteso come limite alla condivisione dell’esistenza, e, contemporaneamente, è un sistema per responsabilizzare il bambino rendendogli più semplice la comprensione delle cose dei grandi.


Altra emozione che il bambino fa fatica a sopportare è l’umiliazione: “Non capisci niente”; “sei stupido”; “non lo sai fare”; “non ci riuscirai mai”; “non imparerai mai”, sono tutte frasi che non si dovrebbero dire mai ai bambini perché si rischia di bloccare la crescita e lo sviluppo dell’autostima. Maggiore è l’umiliazione più grande è il senso di non appropriatezza che il bambino subisce ed il pericolo ultimo è che nel piccolo nasca il dubbio di non poter mai fare meglio o bene: “non saprò mai farlo” o “non lo capirò mai”, “non potrò mai fare questo” o “non ne sarò mai capace”.
Infine, il tradimento, va certamente annoverato tra le emozioni che un bambino non può sopportare. Agli occhi dei piccoli tradisce chi non mantiene le promesse, tradisce chi rompe un legame di affetto, come tradisce chi viola un segreto. Il genitore credibile è il genitore che sa dire “No”, ma sa anche dire “Sì” e soprattutto mantiene nel bene e nel male, sempre, le sue promesse: promesse positive o negative (quindi premi o punizioni, annunciati o minacciati) sono “patti” conclusi col figlio che vanno sempre rispettati ed onorati. Quindi, il consiglio per ogni genitore è chiaro: non promettete mai qualcosa che non potete fare e non minacciate mai qualche cosa che non potrà mai accadere. Non violate mai un segreto, e non svelate mai a nessuno qualche cosa che il bambino vi ha privatamente confessato. E’ vero anche che ci sono piccoli segreti dei bambini su cui i genitori debbono confrontarsi ed informarsi (pecche scolastiche, scherzi fatti ad un amico pentendosi e confessati al genitore per trovare conforto e confronto), rispetto ad essi può essere molto importante che mamma e papà parlino tra loro. Badate, però, a non far trapelare, dinnanzi al bambino, il fatto che il genitore confidente ha svelato al partner il segreto del figlio, abbiate sempre a cuore il valore sacro di una confessione. Se il bambino si sente tradito tenderà a perdere la fiducia nel prossimo e potrebbe chiudersi in se stesso sviluppando una reticenza al dialogo ed al confronto, allo scambio e alla comunicazione. Tutto ciò potrebbe influenzare negativamente anche il rendimento scolastico.
Come si può aiutare un bambino ad esprimere le proprie emozioni?
È importante lasciarlo sempre esprimere, standogli accanto senza tentare di calmarlo mentre si sfoga, piange, grida e trema, questo è il suo modo di manifestare la sofferenza, liberandosi dalle tensioni per potersi poi riprendere.
È importante fidarsi di lui, perché sa ciò che lo fa sentire bene. Se voi genitori sapete essere presenti, ascoltare e stargli vicino mentre piange, alle lacrime seguirà il rilassamento.


Quando è un po' più grande e capace di parlare, la prima cosa da fare è ascoltare le sue emozioni e prenderlo sul serio. Non chiedetegli perchè piange, cercherebbe di fornire una spiegazione lontana dalla sua vera difficoltà. Stategli accanto, cercando di capire cosa prova e chiedendogli: “Che cosa succede?”, oppure: “Che cosa ti rende triste? o “Di che cosa hai paura?”. E' importante sempre chiedersi “qual è il suo vissuto?”
Inoltre, è importante un’attenta osservazione del comportamento del bambino. Osservarlo nei diversi ambienti in cui si muove ( casa, giardini pubblici, scuole ), osservare i suoi comportamenti ( linguaggio corporeo, relazioni sociali e modi di relazionarsi, giochi e disegni ). Tutto ciò, accompagnato da un ascolto empatico, dalla capacità di accogliere le emozioni del bambino, siano esse di gioia che di rabbia, tristezza e odio, quelle dette e quelle non dette.
In alcuni casi può essere necessario l’aiuto di uno psicologo infantile che attraverso una valutazione psicologica e delle sedute di gioco è in grado di dare voce alle emozioni del bambino.

 

Centro psicologia Castelli Romani-Dott.ssa Francesca Bertucci
Psicologa-Psicodiagnosta dell’età evolutiva-Mediatore familiare
Cell 3345909764-dott.francescabertucci@cpcr.it
www.psicologafrancescabertucci.com
piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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