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Albano Laziale, Centro Psicologia Castelli Romani: a che gioco giochiamo?

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Tempo di lettura 6 minuti L’importanza dello sviluppo del gioco nei bambini dai 3 mesi ai 18 mesi

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A cura della Dott.ssa Cristina Monaco

ALBANO LAZIALE (RM) – “I giochi dei bambini non sono giochi e bisogna considerarli come le loro azioni più serie”
(Michel de Montaigne)


Perché è importante giocare? Ma soprattutto, con cosa devo far giocare il mio bambino? Queste sono domande comuni che tanti si pongono quando entrano in relazione con un bambino, soprattutto se molto piccolo.
Con questo articolo propongo un viaggio nello sviluppo del gioco del bambino, analizzando le fasi evolutive e le necessità che lo caratterizzano, ma soprattutto cercherò di focalizzare l’attenzione su quanto il gioco sia collegato e come sostenga il maturarsi delle altre competenze del bambino, come le capacità motorie e il linguaggio. Sostenendo una capacità infatti stiamo garantendo il corretto sviluppo delle altre, e quindi uno sviluppo armonico di tutte le competenze.
Cosa è il Gioco?
Il gioco è parte centrale dello sviluppo psicomotorio del bambino ed assume un diverso significato nel corso della maturazione del senso di Sé, dell’indipendenza, delle abilità sociali e della creatività individuale.
Mediante il gioco il bambino sperimenta il rapporto con le persone, arricchisce la memoria, allena la concentrazione, studia cause ed effetti, riflette sui problemi, impara a controllare le emozioni, conosce la realtà circostante e arricchisce il vocabolario (Sheridan M,1984).
Tutto ciò si traduce nello sviluppo della personalità e nella realizzazione del bambino stesso.
Grazie al gioco il bambino potrà sviluppare una corretta coordinazione motoria e amplierà, grazie all’imitazione e alla sperimentazione, le possibilità di comunicare (giocare con l’altro) ed inserirsi in contesti sociali. Cercherà di creare Relazioni (con l’altro, con se stessi, con gli oggetti) ed esplorare il proprio corpo e le proprie capacità di agire.


Lo Sviluppo del Gioco

Nei primi due mesi non possiamo parlare di alcuna attività di gioco, poiché i movimenti scaturiscono principalmente da meccanismi riflessi innati.
Successivamente, già dal II mese il bambino esercita dei movimenti che producono piacere (inizia il gioco di tipo “motorio”).
Nei mesi successivi aumenta l’interesse per il proprio corpo e il bambino inizia a "giocare" muovendo di più la testa, le gambe, le braccia e le mani; aumentano le vocalizzazioni e compare il sorriso sociale.
Comincia una graduale partecipazione alle attività relazionali con i familiari, con particolare interesse per le persone e i visi: il bambino in questa fase osserva, ascolta, dà segnali di piacere (sorriso sociale e riso) quando si interagisce con lui. Aumentano le vocalizzazioni ripetitive: i bambini giocano con la capacità di produrre, differenziare e ripetere suoni.


Con cosa Giochiamo a 2-3 mesi?
Il principale interesse per i bambini di questa età sono le PERSONE che si prendono cura di loro (caregivers), i quali costituiscono importanti fonti di interesse, di gioco e di apprendimento, specialmente attraverso il GIOCO di ACCUDIMENTO quotidiano (routines: che comprendono l’allattamento, lo stare in braccio, chiacchierate a quattrocchi, filastrocche, cullare, massaggiare, bagnetto ecc.).
Altro fondamentale strumento ludico diventa il proprio CORPO, tutto da scoprire, in particolare la loro attenzione si focalizza sulle mani che possono guardare, mettere in bocca e succhiare.
Di cosa non hanno particolarmente bisogno in questo momento evolutivo? Di essere lasciati soli con dei giocattoli sonori o particolarmente grandi e pesanti, difficili da maneggiare. In questa fase il bambino non è particolarmente pronto ad usare GIOCATTOLI soprattutto meccanici, né Televisione nè Tablet. I giocattoli possono essere utili esclusivamente se animati o condivisi da mamma e papà in un momento di gioco.
Successivamente, nel periodo che intercorre tra i 3 e i 6 mesi del bambino, entriamo in una fase caratterizzata da un gioco maggiormente “attivo”, grazie a tutte le competenze motorie che il piccolo ha acquisito nell’ultimo periodo (sollevamento della testa dal piano, rotolamento sul pavimento e manipolazione dei piedi in posizione supina). Emerge l’interesse per gli oggetti, che cominciano ad essere afferrati con entrambe le mani e portati alla bocca per esplorarli e che migliorano la capacità di manipolazione degli oggetti (miglioramento della coordinazione occhio mano).
 

Con cosa Giochiamo intorno ai 3-6 Mesi?
Le persone che si prendono cura di del bambino costituiscono ancora il suo principale punto di riferimento, e continuano ad avere un ruolo importante nei momenti di gioco e nelle sue interazioni quotidiane soprattutto perché adesso con le vocalizzazioni si possono creare situazioni di ludiche condivise con loro (interazione VISO A VISO) e dare vita a piccole conversazioni (proto-conversazioni) che saranno importantissime per lo sviluppo del linguaggio. E’ fondamentale il dialogo tra madre e bambino basato sull’alternanza di turno, in una sequenza ben definita di sorrisi e vocalizzi, che andranno a costituire le basi di una conversazione consapevole più matura. Tra i 3 e i 6 mesi i giocattoli piccoli adatti ad essere afferrati, maneggiati e messi in bocca (piccoli, leggeri, con presa facile, lavabili) sono consigliati soprattutto se posti a portata di mano (non distanti o legati) poiché facilitano lo sviluppo dell’esplorazione e della coordinazione occhio-mano.
Grazie alle nuove abilità motorie acquisite in questa fascia di età (scalciare, rotolare, strisciare, talvolta riescono a rimanere seduti autonomamente) viene consigliato di lasciare giocare il bambino sopra una COPERTA o sul pavimento per permettergli di migliorare negli spostamenti e nella manipolazione degli oggetti.
Avvicinandosi il periodo che intercorre tra i 6 e i 10-12 mesi, la centralità dell’interesse del bambino si comincia a spostare gradualmente dalle persone verso l’oggetto e contemporaneamente cominciano i primissimi giochi sociali.
Da cosa è caratterizzata questa fase? Dalla ripetizione di piccoli gesti e dall’imitazione di ciò che il bambino vede e sente accadere intorno a lui. Inoltre adesso le nuove competenze motorie (stare seduti da soli, gattonare, stare in piedi e camminare) facilitano l’arricchimento del gioco del piccolo.
 

A cosa giochiamo tra i 6 e i 12 mesi?
In questo momento evolutivo abbiamo bisogno di giocattoli, ma soprattutto di oggetti di uso quotidiano, semplici e di vario materiale, che si possano esplorare con tutti e cinque i sensi, e che ricordino al bambino come essi vengono usati dalle persone che sono intorno a lui e che egli costantemente osserva, così da poter riproporre il loro corretto utilizzo durante il gioco. Adesso si possono proporre anche dei giocattoli che si muovono o che possono essere tirati mentre il bambino si muove, oppure si possono mostrare dei libretti morbidi da condividere con mamma e papà. I giocattoli "causa-effetto" (sonori, accattivanti) sono molto stimolanti per il bambino in questo momento.
Tutti questi oggetti proposti sono molto importanti per la crescita del bambino ma assumono un ruolo ancora più importante se vengono condivisi con i genitori.
 

CON COSA EVITIAMO DI GIOCARE?
Il Box ed il Girello, perché troppo poco stimolanti e limitativi per il bambino in questa fase di crescita; inoltre non sostengono adeguatamente l’acquisizione delle competenze motorie che devono ancora maturare completamente.
Evitiamo di proporre ai nostri bambini troppi giocattoli tutti insieme, perché non permettono un'esplorazione prolungata sul singolo e invogliano a cambiare continuamente gioco, non soffermandosi su alcuno di essi. Bisogna evitare giocattoli che contengono oggetti di piccole dimensioni e piccole parti, perché l’esplorazione orale degli oggetti sta diminuendo ma è ancora presente.
Superando i 12 mesi e la manipolazione funzionale dell’oggetto (usiamo gli oggetti come li usano i grandi, ad esempio il bicchiere per bere), adesso il bambino comincia ad manipolare ed esplorare anche più oggetti insieme: agisce su più oggetti contemporaneamente e cerca di comprenderne funzionamento e relazioni (ad esempio battere, strofinare, sovrapporre due oggetti fra loro).
Aumenta l’interesse per giocattoli complessi che sostengono la manipolazione e le funzioni cognitive (incastri geometrici tridimensionali e costruzioni), per giochi "causa-effetto" (costruire, disfare, indicare e nominare), per libri con azioni familiari (mangiare, dormire, giocare) che può cominciare ad associare al suo vissuto, e per filastrocche che espongono il bambino alla ritmicità.
 

CONCLUSIONI
Ricapitolando, nel primo anno di vita l’attività di gioco del bambino è di tipo prevalentemente motorio, concentrata sulla ricerca di sensazioni piacevoli e sulla conoscenza del mondo che lo circonda (Esplorazione). In particolare in questo periodo attraverso tale attività, il bambino sperimenta un gioco finalizzato alla ricerca di sensazioni che arricchiscano il «SE» che si sta strutturando anche grazie al gioco di interazione con i caregivers.
Successivamente, superando i 18 mesi e avvicinandoci ai 24 mesi il gioco cambia forma, e la centralità d’interesse passa totalmente dalle persone all’utilizzo dell’oggetto.
Precedentemente il bambino utilizzava un oggetto assegnandogli una funzione simbolica, ma l’oggetto doveva essere realisticamente simile alle sembianze dell’oggetto da rappresentare (sostituti simili nella forma o nella funzione, ad esempio un bastoncino può essere usato come un cucchiaio).
Avvicinandosi ai 24 mesi gli oggetti non hanno più bisogno di una connotazione per forma o per funzione al fine di simboleggiare l’oggetto da rappresentare (una chiave può rappresentare ed essere utilizzata come un telefono).
Le madri partecipano al gioco sia dando suggerimenti sia agendo in prima persona attraverso il gioco della finzione, che il bambino può osservare e imitare.
Vengono così poste le fondamenta di un gioco più maturo basato sull’astrazione, il GIOCO SIMBOLICO, che approfondiremo successivamente.

BIBLIOGRAFIA
 Baumgartener E., «il gioco dei bambini», ed. Carocci, Roma,2004
 Brazelton T.B., «Il bambino da 0 a 3 anni», Ed. Fabbri, Milano,2003
 Sheridan M., «il gioco del bambino, Ed. Raffaello Cortina, Milano, 1984
 Sheridan M., «Dalla nascita ai 5 anni», Ed. Raffaello Cortina, Milano, 2009
 Dépliant, « A che gioco giochiamo», Ospedale Pediatrico A. Meyer, centro Brazelton.
 Dépliant, «Giocando si impara», fondazione Pierfranco e Luisa Mariani, Neurologia Infantile, Milano, 2008.

 

Dott.ssa Cristina Monaco – Centro psicologia Castelli Romani

piazza Pia 21 00041 ALBANO LAZIALE

 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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