Albano Laziale, Borelli sul progetto per il commercio: cosa, quando e come!

L’intervista sul progetto “Riparti Albano”

Una intervista per capire se sia possibile ricominciare dopo l’epidemia. Massimiliano Borelli Consigliere Area Metropolitana, Consigliere Comune di Albano Laziale, proponente un team tecnico e territoriale che segua la fase post emergenza.

Consigliere Borelli, con la presentazione da parte dell’amministrazione di Albano del progetto “Riparti Albano” già si parla di seconda fase, c’è chi spinge per maggiori aperture commerciali, quale è il suo pensiero?

Il concetto di “Seconda Fase”, è quanto di più ripetuto in questi giorni.
Seconda fase vuol dire che l’epidemia, che ci chiude da giorni dentro casa, è almeno sotto controllo e che sono state attivate le necessarie contro misure, come test immunologici diffusi e ripetuti periodicamente, i tamponi quando necessario e la protezione socio-sanitaria nelle positività.
I tempi li definiranno Governo e Regione.
La seconda fase sarà lunga e ci costringerà a comportamenti virtuosi che diventeranno ogni giorno più difficili; comportamenti che salveranno la nostra vita e quella degli altri.
Queste limitazioni, e questa temporizzazione ancora indefinita, non ci deve far dimenticare che dobbiamo affrontare in maniera intelligente e non passiva la riapertura ed il ritorno ad una vita quasi normale.
Occorre perciò immaginare un modello NUOVO di sviluppo del nostro territorio, in un contesto socio economico che l’emergenza ha completamente sconvolto e ridisegnato, ed è l’unico modo possibile per ripartire.
Non sarà facile. Su questo l’Amministrazione comunale di Albano per esempio, sta già lavorando ad ipotesi per identificare le linee guida, sulla scorta delle indicazioni nazionali e regionali, per permettere una riapertura dei processi produttivi fondamentali.
Tutto questo sapendo che i problemi sono complessi, e che non si possono affrontare con slogan o proposte superficiali e fumose; serve programmazione, collegialità e collaborazione tra tutte le forze politiche, produttive, commerciali e sociali, di volta in volta coinvolte.

Cosa vuol dire, quale strategia state adottando?

Ho parlato di collegialità, mettendo a frutto la mia esperienza di Consigliere dell’area metropolitana, con una visione più territoriale e meno circoscritta. Intorno a questo concetto ho voluto lanciare la proposta, di aprire un tavolo di confronto istituzionale con il mondo delle attività commerciali e con tutte le rappresentanze delle categorie produttive e sociali.
Questi processi non possano essere governati dalle singole realtà territoriali, ci dobbiamo convincere che solo ampliando il raggio di azione e coinvolgendo tutte le componenti del nostro territorio possiamo uscirne più forti e competitivi.
Ho maturato questa mia convinzione parlando con diversi amministratori non solo della mia città, come il Sindaco, i colleghi consiglieri, gli assessori, in particolare quello al commercio ed attività produttive appunto, commercianti o rappresentanti di settore, ma anche con il sindaco di Castelgandolfo, alcuni colleghi di Ariccia o con alcuni rappresentanti della Rete di Impresa di Genzano.
E’ partendo da questo confronto che nasce l’idea di una tavolo dal quale dovranno uscire le proposte operative che ci permetteranno di affrontare in maniera organica, non solo la riapertura delle attività, ma anche, e soprattutto, di dare la visione del modello commerciale e di sviluppo territoriale che vogliamo adottare nel nostro territorio, per i prossimi cinque/dieci anni.

Quindi non solo per oggi. Ma come pensa sarà il commercio nei prossimi anni?

Domanda impegnativa. Sono convinto che il rapporto umano non sarà mai sostituibile; il commercio delle nostre città si basa ancora sul rapporto fiduciario tra le parti, ma dovremo necessariamente fare affidamento a supporti tecnologici. Il nostro sistema produttivo e commerciale, da quello al dettaglio a quello già proiettato a più ampia scala, dovrà essere pronto a confrontarsi, questa volta con maggiore capacità e qualità, con esperienze analoghe, e/o con il naturale cambiamento dei processi relazionali. Abbiamo già alcuni esempi ed esperimenti che permettono di avere un riscontro molto positivo e competitivo anche con le piattaforme commerciali più conosciute, ma impersonali e senza un volto. Ad esempio, le eccellenze nel settore agro-alimentare che abbiamo, vanno messe in Rete per fare massa comune. Da soli sarà più difficile.

Lei ritiene che tutto questo sarà sufficiente?

Questo non lo sappiamo! sappiamo che dovremo trovare nuove forme di interazione, nuovi modi di comunicare sia per l’area commerciale sia per l’area pubblica, ed in questo anche la nostra Città dovrà, necessariamente, modificare i propri meccanismi, dovrà aggiungere nuove funzioni di interscambio di informazioni, per fare in modo che siano più rapide ed efficaci; dovrà integrare le proprie funzioni per renderle disponibili con modalità e piattaforme diverse. Dovremo soprattutto semplificare.
Ma questa è un’altra sfida.

Questa esperienza, assolutamente innovativa, di affrontare le problematiche di crisi sarà una esperienza esportabile anche in altri ambiti?

Trovo che sia l’unica strada percorribile, per ora, ma anche per il prossimo futuro.
Le sfide che ci attendono per la ricostruzione, anzi la costruzione di una nuova “Civitas”, sono enormi e richiedono tanto tempo, tante energie e tanto danaro, ma tutto questo non basta se non ci sarà il lavoro sinergico di tutte le componenti che ne fanno parte. Questa sfida non è e non potrà essere per “un uomo solo al comando”. Chi lo pensa o è in malafede o è eccessivamente arrogante. Ed è chiaro a tutti, di questi tempi, che questo atteggiamento paga subito a breve, in termine di consenso, ma non permette di avere una visione positiva e con risultati nel lungo periodo, ed è quello che serve ORA a tutti noi. Il nostro compito oggi è anche pensare alle generazioni future. Non possiamo lasciare loro i nostri errori. Dobbiamo offrire solide speranze #passodopopasso.