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Castelli Romani

Albano Laziale, autismo: presentato progetto pilota del centro polivalente per giovani adulti

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Un Centro Polivalente che porti davvero, per la prima volta, le problematiche dello spettro autistico dei “giovani adulti” tra i 17 e i 27 anni al centro del villaggio, o meglio nell’ampia fascia sud-occidentale della provincia di Roma che va dai Colli Albani al litorale confinante con la costa pontina.
È questo il cuore del progetto pilota, primo nel Lazio, nato dall’impegno di un gruppo di cooperative del Terzo Settore (Agricoltura Capodarco, Arcobaleno, Elma, La Castelluccia, Sorriso per Tutti, coordinate dalla capofila Coop Sociale Gnosis) in partenariato pubblico con la Regione Lazio e i 21 comuni dei Castelli Romani e del litorale riuniti nei sei distretti socio-sanitari che fanno capo alla Asl Roma 6 e altri attori del mondo associativo (Arianna Onlus, Attivamente APS, Castelli Insieme, Polisportiva Ever Green, Famiglie e Gnosis Insieme, Insieme Contro i Pregiudizi, Make4Work, Valenza-neurodiversità-autismo-lavoro; con la cooperativa Vulcano, con la Fondazione Il Campo dell’Arte, con la SRL Demetra).

GLI OBIETTIVI – Il nutrito gruppo di lavoro punta, attraverso la diffusione nell’ampia fascia di territorio coinvolto, a dar vita a soluzioni individualizzate alle quali lavorare in strutture denominate community lab e work lab, dalle quali far uscire questi giovani con un progetto di vita adeguato alla loro migliore integrazione nella società.

Le relazioni centrali relative al progetto sono state quelle della dottoressa Angela D’Agostino, presidente di Gnosis la quale ha spiegato il corposo lavoro organizzativo che ha portato alla condivisione totale di strategie e percorsi tra tutti gli attori in campo.Un lavoro iniziato oltre un anno fa che dall’inizio di quest’anno ha visto anche la partecipazione delle famiglie e dei primi 20 ragazzi individuati”, seguito dalla spiegazione tecnica della responsabile scientifica del progetto, dottoressa Geni Lattanzio entrata nel merito del metodo di individualizzazione delle soluzioni da applicare. “Le parole sono importanti ma dobbiamo fornire dati per rendere progetti concreti e efficienti”.
Di prospettiva le interessanti conclusioni del dottor Bruno Pinkus, responsabile clinico dei progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati di Gnosis.

Veniamo da un’epoca storica in cui c’è stata concorrenza fra i disagi. L’autismo è stato sempre un po’ emarginato. Ciò che ora serve è un approccio multidisciplinare con ruoli dinamici. In prospettiva questo progetto deve essere visto come un inizio in cui saranno fondamentali “la socializzazione e la sensibilizzazione del territorio”, questo perché “nei disagi complessi il singolo intervento non sarà mai esaustivo”.

IL TERRITORIO – Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, nel saluto introduttivo ha anticipato che la sua Amministrazione grazie al PNRR ha già ricevuto i fondi per “realizzare una stazione di posta/centro diurno, dove assistere persone anche adulte affette da autismo. Abbiamo già il posto: l’ex scuola di via Umbria a Cecchina. I lavori vanno consegnati entro marzo 2026. Noi speriamo di fare anche prima”. E se la consigliera delegata alla Sanità e alle politiche sociali di Albano, Chiara Mengarelli ha annunciato l’ormai prossima prima riunione del neocostitutuito Consiglio cittadino del Terzo Settore, la dottoressa Simona Polizzano, dirigente del settore Servizi Sociali del Comune di Albano Laziale, ha auspicato che il centro polivalente diffuso, da lei definito hub possa segnare un passaggio forte grazie al quale, la collaborazione del Terzo settore e il lavoro della cabina di regia ci metta nelle condizioni di sentirci con le mani meno legate anche su un tema come l’autismo ancora poco compreso”.

I referenti dei vari distretti socio-sanitari presenti hanno quindi riferito in merito ai singoli territori.

GLI STRUMENTI – Tecnici, politici e rappresentanti del mondo della cooperazione sociale hanno quindi dibattuto su genesi e prospettive derivanti del progetto.

La dottoressa Ornella Guglielmino, responsabile della Direzione Inclusione Sociale della Regione Lazio ha ricordato come il centro polivalente sia interamente finanziato con fondi regionali.La rete territoriale offre possibilità di co-progettazione tra Pubblica Amministrazione e privato insieme. Sarà un vero cambio di prospettiva. L’utilizzo di un linguaggio comune per un obiettivo comune fondato sull’osmosi tra pubblico e privato. Altra direttrice è quella dell’integrazione socio-sanitaria, delle politiche, degli interventi, di risorse umane e finanziarie”

Tiziana Biolghini, consigliera della Città Metropolitana con delega alle Pari Opportunità, Politica Sociale, Cultura, Partecipazione, Trasparenza e Anticorruzione ha sottolineato come il territorio della provincia sia più avanti della stessa città di Roma in questo percorso di integrazione socio-sanitaria: “In Provincia avevamo dato vita a un primo coordinamento strutturale dedicato all’autismo poi sposato dalla Regione Lazio. L’integrazione peer to peer porta alla valorizzazione dell’inclusione sociale che in questo contesto è un po’ più avanti anche rispetto a Roma. Il progetto del Centro Polivalente sarà quindi una spinta anche verso i territori più resistenti che non riescono ancora a uscire dalla sanitarizzazione. Sono le famiglie d’altra parte che ce lo dicono. Mio figlio non è la sua malattia. Ha una sua storia e anche una sua malattia”.

Marta Bonafoni, consigliera regionale del Lazio, membro VII Commissione Sanità, Politiche sociali, Integrazione sociosanitaria, Welfare ha spiegato come “un progetto in comune è il modo per imparare ognuno dall’altro guardando ognuno occhi negli occhi l’altro. Anche gli estremi che sono i più piccoli e i più fragili. Anche andando a smontare cose che non funzionano”. In tal senso la consigliera ha parlato del sistema di valutazione che a suo giudizio “la Regione non deve dare solo agli stakeholders ma anche a se stessa”. Mentre per fare una buona politica “è fondamentale provare empatia. Capire cioè cosa succede tra i 18 e i 19 anni. Avere lo sguardo giusto”.

Tre sono i punti di forza individuati dalla consigliera per il progetto: il terreno, “questa Asl, questo comprensorio, questo Terzo Settore. Ci avete insegnato che welfare generativo è possibile e conviene”. Quindi “gli occhiali con cui guardiamo alla centralità dell’utente. Chi ha più problemi deve ricevere di più”, quindi proprio gli strumenti:”L’integrazione socio-sanitaria attraverso i budget di salute va resa concreta. La co-progettazione preceduta da una fase di co-programmazione è la sfida che dobbiamo affrontare”.

La dottoressa Diana Di Pietro, direttore f.f. del Dipartimento Salute Mentale della Asl Roma 6 da parte sua ha confermato la visione comune:”Stiamo andando verso i budget di salute, strumento in cui crediamo tutti. Anche per noi è la prima volta. Questo territorio è il laboratorio in cui attuare tali strumenti di integrazione. Adesso cominciano a vedersi i frutti ma ovviamente le criticità ci sono. Dobbiamo utilizzare questa fase di sperimentazione come rodaggio. Adesso dovremo riuscire a mettere a lavorare in maniera integrata equipe disciplinari con ruoli ben definiti, inserendo nel worklab una fase di formazione che riguardi tutti e punti alla qualità dell’integrazione. Da mettere al passo coi tempi” .

La dottoressa Paola Capoleva, responsabile Integrazione socio-sanitaria Asl RM 6 ha a sua volta sottolineato come “Anche la Asl aveva lacune nella gestione della fase di passaggio all’età adulta dei ragazzi affetti da spettro autistico. Questo progetto ci ha ulteriormente spinti a cercare risposte. Co-programmazione e co-progettazione rappresentano la sfida che va affrontata in maniera corretta anche sotto il punto di vista amministrativo. Per prima cosa si devono condividere operatività e confronti. Essere comunità non è più solo una spesa ma diventa investimento dove le risorse economiche servono per investire in risorse sociali.Auspichiamo in tal senso che il community lab ci aiuti a perseguire questi obiettivi”.

Stimoli sono giunti anche dalla rappresentanza regionale di Confcooperative con Marco Marcocci, presidente della sezione regionale del Lazio e Roberta Nuccitelli responsabile dell’area Castelli Romani, i quali hanno fatto notare come:La stagione è particolare. Per la prima volta nella nostra storia abbiamo disponibilità di fondi” che però, secondo Marcocci, vanno orientati “verso chi effettivamente agisce sui problemi. Dobbiamo aggiustare il tiro del Pnrr. Questo interesse alle famiglie”. Delle quali, secondo Nuccitelli, “dobbiamo leggere il dolore, la vita in salita, in una solitudine nella quale dobbiamo essere accompagnati fornendo quelle risposte che sono determinanti”.

Famiglie che – spiega la dottoressa Ilaria Marchetti, referente tecnica del progetto per la Regione – si chiedono cosa viene dopo. Noi dobbiamo interpretate per questo il ruolo di facilitatori. Portando la disabilità dall’essere di carattere individuale al diventare una questione sociale. Per questo è richiesto a tutti i protagonisti un cambio di rotta” per la cui attuazione “servono strategie, strumenti utili a trasformare i principi in procedure”.

PROSSIMI APPUNTAMENTI IN REGIONE – Il convegno si è concluso con l’annuncio, da parte della Regione Lazio, di una convocazione a breve della cabina di regia di coordinamento dei Centri Polivalenti nella quale i partner capofila presenteranno slide di presentazione dei singoli progetti che al momento, oltre quello dei Castelli e litorale oggetto dell’evento di Albano Laziale, sono in totale quattro, riguardanti anche altri territori laziali.

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