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Redazione
Fermo – Il Duomo di Fermo, dove si sono tenuti i funerali del giovane migrante ucciso, è pieno di fedeli. In prima fila, in un lato della chiesa, siede la compagna di Emmanuel. Sempre in prima fila nella navata centrale siedono il presidente della Camera, Laura Boldrini, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi e il vice presidente del Parlamento europeo David Sassoli. In chiesa ci sono molti rappresentanti del'associazionismo ma anche tanta gente comune e molti anziani. Tra i banchi spicca la comunità nigeriana che indossa vestiti rossi e neri e fasce rosse sulla fronte in segno di lutto.
Black lives matter' è la scritta fatta con il gessetto sul luogo della colluttazione costata la vita a Emmanuel Chidi Namdi da qualcuno che collega così idealmente la morte del 36/enne migrante nigeriano colpito dall'ultrà di destra Amedeo Mancini all'hashtag di protesta per l'uccisione degli afroamericani da parte degli agenti di polizia, 10 luglio 2016. La scritta è comparsa stamattina sul luogo della colluttazione, diventato un piccolo memoriale a cielo aperto con mazzi di fiori, cartelli di solidarietà, piccoli oggetti.
La bara con la salma di Emmanuel Chidi Nnamdi, il migrante ucciso a Fermo, è stata trasportata, con grande anticipo rispetto all'ora dei funerali fissati per le 18, nel Duomo della città. Ad accompagnare il feretro c'era don Vinicio Albanesi, il sacerdote che aveva accolto nella sua comunità Emmanuel e la sua compagna e che concelebrerà il funerale insieme all'arcivescovo mons. Luigi Conti.
Don Vinicio, anche aggressore è vittima – Anche l'aggressore di Emmanuel Chidi Nnamdi "è una vittima e se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua istintività, la sua aggressività avrebbe fatto bene". Lo ha detto monsignor Vinicio Albanesi parlando con i giornalisti di Amedeo Mancini, il 39enne ultrà fermato per omicidio preterintenzionale. Ai giornalisti, che al suo arrivo al duomo di Fermo per il funerale del giovane nigeriano, che gli hanno chiesto se intendesse perdonare Mancini, "noi perdoniamo tutti – ha risposto – noi accogliamo tutti".
Papa Francesco "Alla fine saremo giudicati sulle opere di misericordia. Il Signore potrà dirci: ma tu, ti ricordi quella volta sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell'uomo trovato mezzo morto ero io. Ti ricordi? Quel bambino affamato ero io. Ti ricordi? Quel migrante che tanti vogliono cacciare ero io. Quei nonni soli, abbandonati nelle case di riposo, ero io. Quell'ammalato solo in ospedale, che nessuno va a trovare, ero io". Lo ha detto Papa Francesco all'Angelus.
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