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Editoriali

ACERRA: SI APRE UN NATALE DI TRADIZIONI, TEATRO, STORIA E MUSICA

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Tempo di lettura 3 minuti Domenica 8 dicembre, alle 18, accensione delle luci al Castello Baronale, alle 18,30 iniziano gli spettacoli de “La baracca dei Buffoni”

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Redazione

Acerra (NA) – Tradizioni, storie, teatro, musica e tanto altro: scatta il conto alla rovescia che porta alle celebrazioni natalizie per la città di Acerra. Per assaporare la magia del Natale il Comune di Acerra, nell’ambito del progetto della Regione Campania “XIII Edizione del Palio dei Quartieri: Il Giracastelli… di castello in castello”, quest’anno propone un importante calendario di eventi. L’avvio di tutte le manifestazioni sarà dato domenica 8 dicembre, quando alle ore 18, alla presenza dell’Assessore regionale al turismo e beni culturali Pasquale Sommese, saranno accese le luci ed i decori natalizi che addobbano il Castello Baronale: su tutto spicca la maschera di Pulcinella. In totale, in città sono stati montati quasi 5 chilometri di decori, più quelli che addobbano le piazze e le frazioni cittadine.

Sempre domenica 8 dicembre al Castello Baronale di Acerra, a partire dalle 18,30, la “Baracca dei buffoni”, una compagnia di teatranti, saltimbanchi, musici e artisti di strada sarà impegnata negli spettacoli: “Fleur, Parata poetico-sensoriale” con fiori giganti indossati da trampolieri e magici personaggi, musica e profumi; “TraNuvole”, cinque nuvole rappresentate con ombrelli e veli indossate da altrettanti clown bianchi, passeggiano per le vie accompagnate da musica di carillon; “Tra Musici e Buffoni”, numeri classici del teatro di strada, e infine “Il Treno dei Sogni” con una sfilata, altamente spettacolare con mangiafuoco, trampolieri, clown, giocolieri e saltimbanchi.

Gli stessi spettacoli saranno ripetuti anche la domenica successiva, il 15 dicembre, dalle 18 alle 21, sempre al Castello Baronale.

La magia di Natale ad Acerra sarà celebrata, infine, con l’esibizione di Lina Sastri, prevista per domenica 22 dicembre, a partire dalle ore 19,30 presso la Cattedrale di Acerra. “Accadde a Natale” il titolo di uno spettacolo in cui la nota attrice napoletana reciterà poesie di Natale di Madre Teresa di Calcutta, Gozzano, Quasimodo, Saba, Pascoli, Di Giacomo, Russo, Alfonso De’ Liguori; leggerà ancora “Sogno di Natale” di Luigi Pirandello, “Natale a Regalpetra” di Leonardo Sciascia, “Il Natale di Martin” di Tolstoj, e la liturgia della Nascita dai Vangeli di Matteo e di Luca. Saranno eseguite anche delle musiche di un gruppo che accompagnerà dal vivo Lina Sastri.

L’avvio della "XIII edizione del Palio dei Quartieri: Il Giracastelli, di castello in castello", manifestazione promossa dai Comuni di Acerra, Casamarciano, Cicciano, Roccarainola, Avella e Sirignano e organizzata con Fondi comunitari FESR 2007/2013 Regione Campania, sarà dato sabato 7 dicembre 2013 alle ore 18:30 presso il Complesso badiale di Santa Maria del Pleso a Casamarciano con la presentazione alla stampa dei tantissimi eventi, cortei storici medioevali, giocolieri, visite guidate ai monumenti e alle bellezze del territorio, percorsi gastronomici, arte e musica, che a partire dall'8 dicembre 2013 coinvolgeranno ogni mese le città promotrici fino a fine del mese di maggio 2014.

«La rinascita e la ripresa di un territorio – commenta il Sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri – passano anche da una serie di segnali di riottenuta normalità nelle tradizioni legate al momento delle festività natalizie. Il momento del Natale su questo territorio assume un valore importantissimo per le persone, per i bimbi, per le famiglie tutte e per gli anziani, ma anche per i commercianti. Sono segni importanti di una comunità che esprime voglia di ripresa. E’ il momento di ritornare nella nostra città, di rivivere il nostro Castello Baronale ed, aggiungo, di acquistare in loco per supportare i nostri negozi».

Il vicesindaco e assessore alla Cultura Tito D’Errico ha cosi commentato: «Una comunità che non conosce la sua storia, non sa programmare il proprio futuro, è dalle nostre radici che dobbiamo trarre energia per superare le odierne difficoltà; queste attività culturali che abbiamo predisposto hanno diverse finalità, ma la più importante è ridare serenità alla nostra comunità, perché è solo insieme e con rinnovata coesione che potremo affrontare il futuro per i nostri figli».

 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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