ACCORDO LEGA – FI, CHI CI GUADAGNA E CHI PERDE

di Silvio Rossi

Scambio, baratto, patto di convenienza. Lo si può definire in molti modi l’accordo trovato tra Berlusconi e Salvini per le prossime regionali. Una mediazione che ha visto effettuare una serie di marce indietro da parte dei due principali protagonisti del centro-destra italiano.
La lega, per avere l’appoggio di Forza Italia al suo candidato veneto, il governatore uscente Luca Zaia, ha dovuto rinunciare alla candidatura di Edoardo Rixi, giovane vicesegretario di via Bellerio, in favore del consigliere politico dell’ex Cavaliere, Giovanni Toti.
Se Zaia, con la candidatura di Lega e Forza Italia, potrebbe avere gioco facile nello scontro diretto contro Alessandra Moretti, sostenuta dal centrosinistra, con i sondaggi che attribuiscono al candidato leghista una decina di punti di vantaggio, diverso è il discorso ligure, con la consigliera regionale del PD, Raffaella Paita, molto vicina a Burlando e vincitrice delle burrascose primarie contro Cofferati, che nonostante l’alluvione abbia incrinato la fiducia nei confronti del centrosinistra, sembra irraggiungibile.
La candidatura di Rixi, per cui la segretaria regionale della Lega, Sonia Viale, aveva fatto già stampare i manifesti con la scritta “Rixi presidente”, non aveva sfondato, Forza Italia aveva presentato, prima dell’accordo, il costruttore Federico Garaventa, soluzione “di ripiego” dopo il rifiuto del coordinatore regionale, Sandro Biasotti (che è stato governatore nella regione rivierasca dal 2000 al 2005), che non ha certo scaldato gli animi. Berlusconi spera quindi di cambiare il verso degli eventi lanciando nella mischia il suo fido collaboratore, reclutato negli organismi dirigenti del partito direttamente dagli schermi della televisione di famiglia.
Toti dovrebbe, secondo le intenzioni di Berlusconi, riuscire a fare il miracolo, ottenere quel consenso personale che le liste non riescono a raggiungere. Sulla candidatura dell’ex direttore del TG4 si gioca non solo la possibile poltrona di governatore a Genova, ma si gioca una delle battaglie fondamentali per la prossima leadership del centrodestra a livello nazionale. Un eventuale risultato modesto di Toti, se accostato a un trionfo di Zaia, potrebbe significare la definitiva abdicazione del vecchio leader nei confronti di Salvini, nonostante i proclami lanciati in questi giorni, e il richiamo di Silvio all’esempio che giunge dalla Francia con la ricandidatura del suo amico Sarkozy.