Costume e Società
Abolizione della contenzione: e tu slegalo subito… slegali tutti
Tempo di lettura 2 minuti Tutti sono buoni ad ammettere l’illiceità del trattamento, eppure la contenzione ancora vige viva e vegeta nei luoghi di cura
Pubblicato
7 anni fail
di Emanuel Galea
Non è un gioco di parole. Al contrario, riguarda una faccenda molto seria, piuttosto grave. E’ la Campagna Nazionale per l’Abolizione della Contenzione. Già ci siamo occupati del fenomeno su L’Osservatore d’Italia e ora ritorniamo sull’argomento perché la pratica disumana, come denunciato dal Comitato Nazionale per la Bioetica: "l'uso della forza e la contenzione meccanica rappresentano in sé una violazione dei diritti fondamentali della persona”. La contenzione è ancora pratica diffusa in gran parte dei servizi psichiatrici ospedalieri di diagnosi e cura e ahinoi la troviamo praticata anche negli istituti che si occupano degli anziani e nei luoghi che accolgono bambini e adolescenti.
In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale sponsorizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, trattando il tema “Dignità e inclusione” pur riconoscendo alla Legge 180 progressi nel processo di restituzione di autonomia alle persone con disturbo mentale, progresso continuato con il superamento degli Ospedali psichiatrici Giudiziari, ciò nonostante, auspica il presidente, che: ”i passi avanti sino a ora compiuti conducano a ulteriori avanzamenti nella tutela della salute mentale delle persone; è dal rispetto della dignità che nasce l’idea stessa di terapia”.
Tutti sono buoni ad ammettere l’illiceità del trattamento, eppure la contenzione ancora vige viva e vegeta nei luoghi di cura. E’ dottrina consolidata che la contenzione non è la terapia per questo tipo di disagio. Al contrario, lo aggrava, lo acuisce. Ferisce ed umilia chi lo subisce e sentimentalmente demoralizza i relativi congiunti. La contenzione schiavizza l’individuo, lo disumanizza, seviziando qualsiasi dignità, riparandosi dietro un banale codicillo che richiama alla sicurezza della stessa persona inferma.
Nella maggior parte dei casi molti operatori sanitari praticano l’aberrante metodo sui pazienti per rendersi più liberi e da infermieri e custodi si riducono in freddi carcerieri umiliando e rendendo all’impotenza persone che hanno estremo bisogno di comprensione, affetto e una forte dose di umanità.
Si avvicinano le ferie estive e le famiglie, giustamente, lasciano città e lavoro e si avviano verso luoghi di mare e montagna, serene di poter dimenticare le fatiche del tram tram giornaliero. Alle famiglie che lasciano parcheggiato il proprio caro in qualche struttura di riposo è rivolta questa riflessione. Sarà verissimo che in Italia ci sono luoghi dove è stata abbandonata l’odiosa pratica della contenzione, sia quella meccanica che farmacologica. E’ anche vero che in certe strutture le porte sono state aperte dove sono evidenti pratiche e organizzazioni dei servizi rispettose della persona, della dignità e dei diritti di tutti, utenti ed operatori, però ahinoi, ci sono tanti altri dove muoiono a causa di questa barbara pratica persone come Francesco Mastrogiovanni, maestro di cinquantotto anni, di Vallo della Lucania (SA) morto dopo 4 giorni di contenzione. Purtroppo ancora ci sono strutture come il Servizio psichiatrico dell’ospedale “Santissima Trinità” di Cagliari dove nel 2006 è morto il sessantenne Giuseppe Casu dopo averlo lasciato legato al letto per una settimana.
La “contenzione questa sconosciuta” miete più vittime di quanto non si possa immaginare. Le statistiche ne sono piene sia quelle locali che quelle estere. Il Collegio IPASVI di Como ne ha fatto uno studio molto particolareggiato e la Campagna Nazionale per l’Abolizione della Contenzione sta raccogliendo le firme lanciando l’appello: etuslegalosubito@gmail.com .
E tu che aspetti? Slegalo subito… slegali tutti!
Correlati
Potrebbe interessarti
Costume e Società
Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
Pubblicato
1 giorno fail
15 Luglio 2024
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
Correlati
Costume e Società
Successo per la 4a edizione di “Puglia, uno stile di vita”, con turismo e cultura come catalizzatori
Pubblicato
2 settimane fail
1 Luglio 2024Tempo di lettura 4 minuti
Privo di virus.www.avast.com |
Correlati
Costume e Società
Visitare Norimberga: da Roma 2 voli a settimana con Eurowings
Pubblicato
3 settimane fail
28 Giugno 2024Tempo di lettura 3 minuti
Privo di virus.www.avast.com |