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“Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi”: attesissimo il nuovo libro dell’avvocato Nicodemo Gentile

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“Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi”: questo il titolo del nuovo attesissimo libro dell’avvocato Nicodemo Gentile, l’illustre cassazionista natio di Cirò che da anni si occupa prevalentemente di diritto penale, disponibile dal prossimo 23 novembre in tutte le librerie

 

Nicodemo Gentile è ormai conosciutissimo per essersi occupato di vicende di rilevanza nazionale come il caso di Melania Rea o il delitto dell’Olgiata dove è stato legale degli imputati mentre come parte civile è stato difensore per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, per i fidanzati di Pordenone, Teresa e Trifone, per Guerrina Piscaglia e per Roberta Ragusa.  Quest’ultimi processi tutt’ora in corso. Nicodemo Gentile rappresenta un punto di riferimento per molte associazioni che da anni, si impegnano quotidianamente nel sociale.

 

Il carcere è un argomento di cui si parla tanto, spesso anche troppo e invita gli individui a molteplici riflessioni sulla vita che si svolge dietro le grate a seguito di una condanna. L’Avvocato Nicodemo non ha scritto “Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi” a scopo di lucro o per ottenere visibilità, ma lo ha fatto per pura passione, mettendo in calce le esperienze che lo hanno coinvolto direttamente o tramite colleghi, operatori di settore, cercando di descrivere quelle polaroid che la sua mente ha archiviato nel tempo, attraverso un percorso umano e professionale lungo e intenso. Un racconto fatto con la piena consapevolezza che quelle pareti bianche in cui si respira la sofferenza di una reclusione, quelle grate arrugginite e piene di dolore, quegli odori, quelle lacrime, quei rumori e quei giorni interminabili nell’attesa di una libertà possano essere descritti soltanto da chi li ha vissuti direttamente. L’Avvocato  ha deciso di raccontare questo aspetto così intimo e delicato  attraverso gli scritti che negli anni ha custodito e catturato, tramite i lunghi colloqui, le sensazioni e il malessere di chi vive quotidianamente il carcere. Massimo Picozzi, noto psichiatra e criminologo, ha scritto la prefazione del libro “ogni istituto penitenziario è un microcosmo con i suoi riti, le sue gerarchie. Non puoi conoscerlo, e non puoi conoscere chi lo abita, se non entrandoci , passandoci del tempo. Con l’umiltà di ascoltare e l’intelligenza di sospendere i giudizi. Questo è riuscito a fare Nicodemo Gentile, e questo racconta nelle pagine del suo libro. Un libro speciale, perché è un libro vero”. Non vengono raccontate le vicende processuali, sicuramente già note, e neppure viene avvalorata una tesi piuttosto che un’atra; il libro racconta il sistema carcerario e il suo funzionamento, le condizioni dei detenuti, come si svolgono le loro giornate, come impiegano le ore e soprattutto quali sono le emozioni ed i sentimenti che travolgono la loro anima in un micro mondo fatto di incertezze e anime desiderose di tornare a casa, anime e corpi che gridano la loro innocenza, affiancate spesso da spietati killer senza scrupoli. Un viaggio materiale e introspettivo dove i ciceroni saranno di volta in volta i suoi assistiti, da Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea a Manuel Winston Reyes, condannato per l’omicidio della Contessa dell’Olgiata; da Angela Birkiukova, condannata per l’omicidio del marito a Carmelo Musimeci, ex ergastolano. Nei diciannove capitoli del libro si parla inoltre di suicidio, custodia cautelare, permessi premio, 41 bis, ergastolo, ergastolo ostativo, malattia mentale, dei reclusi senza famiglia, di sovraffollamento carcerario, di Dio, con l’importante testimonianza del cappellano di Perugia che da oltre 25 anni si occupa delle detenute del carcere di Capanne, delle vittime dei reati, dei loro familiari e di misure alternative alla detenzione.

 

Abbiamo intervistato l’avvocato Nicodemo Gentile, che in merito all’imminente uscita editoriale ha detto:
“In questo libro c’è l’uomo e il professionista: l’uomo contiene il giovane Avvocato, lo studente, contiene l’Avvocato maturo che si ritrova di colpo a contatto con il dolore perché il carcere è un’esperienza umanamente molto difficile; il professionista che vive con una lente d’ingrandimento particolare. Ho bisogno di parlarne perché del carcere se ne deve parlare. Lo faccio io ma lo faccio fare soprattutto a chi, purtroppo, il carcere lo vive in prima persona perché, per colpa o senza colpa, si ritrova dentro a vivere un percorso più o meno lungo di detenzione. Attraverso vissuti di vita, con questo libro, si cerca di parlare di suicidio, di 41bis, di ergastolo, di parlare di una sfida che va vissuta e combattuta. Non a caso Papa Francesco va spesso nei penitenziari, non a caso l’ex Presidente della Repubblica Napolitano ha parlato in più occasioni di carcere, ha stimolato ad una riflessione moderna ed evoluta sul carcere e misure alternative alla detenzione. Si parla di primi permessi, di un carcere che funziona, di un carcere che rieduca; dentro ci sono i contributi di Carmelo Musumeci, ex ergastolano entrato in carcere che aveva la quinta elementare e adesso ha tre lauree e scrive libri sul carcere. Si parla anche di vittime di chi è in carcere e si parla di un carcere che funziona attraverso la rieducazione, attraverso i primi permessi, attraverso meccanismi che consentono poi al detenuto di poter essere qualcosa e una persona nuova”

 

Lei ha raccolto le testimonianze, a livello umano e non prettamente giuridico, legate a casi di cronaca ben noti come il delitto Scazzi, Rea, Ragusa, Olgiata, Piscaglia e Pordenone: com’è stato unire esperienze così differenti?
“Il percorso è estremamente difficile e doloroso perché quando si abbassano i riflettori, ti ritrovi uomini che per la legge sono assassini ma ti rendi conto che hanno gli stessi occhi, gli stessi visi puliti di chi invece vive la sua vita ordinaria e ti rendi conto di come il percorso umano di questi soggetti sia conflittuale, di grande solitudine perché poi con il tempo la loro vita è una metamorfosi dal punto di vista sociale e familiare, man mano si perdono pezzi e spesso e volentieri l’Avvocato è l’unico soggetto che per un tratto di strada più o meno lungo sta li insieme a loro a sopportarne il peso umano, oltre a quello giuridico e processuale di questo percorso estremamente sfuggente. Spesso e volentieri si tratta di soggetti che vengono allontanati dai figli, dalle figlie, che hanno divieti di incontro, anche di natura epistolare, quindi è evidente che l’Avvocato rappresenta la finestra sul mondo, non solo l’aspetto tecnico quindi ma anche l’amico e la persona sulla quale poggiare la testa e sfogarsi. Spesso e volentieri anche i singoli istituti sono tra loro diversi, ciò che è possibile in un istituto spesso non è possibile in altri. In alcune carceri è più facile studiare, in altri no; ho avuto contatti con gente che ha vissuto il 41Bis, che si tratta comunque di un regime carcerario particolare e unico dove anche avere un particolare cibo cotto può essere una grande affermazione, una grande battaglia vinta. Ci sono situazioni dove anche avere un po’ di aria fresca oppure avere una persona con la quale discutere può essere un momento di felicità. Ci si domanda se questo tipo di terapia è la terapia giusta per questi soggetti, il problema del carcere è che ancora oggi la cosiddetta istituzione totale, il percorso dove a soggetti con malattie diverse si somministra sempre la stessa cura. Il carcere è una istituzione che rende tutti uguali persone che non lo sono. Io ho cercato di descrivere questo mondo e la cosa che a me piace dire è che innanzitutto io non sono portatore di nessuna verità e di nessun concetto rivoluzionario sul carcere, racconto la mia esperienza attraverso chi la vive, dico le cose che ci sono, le cose che funzionano e le cose che non funzionano, le riforme inattuate, i buoni propositi rimasti solo propositi, ma tutto viene fatto, così come dice Massimo Picozzi nella sua prefazione, sospendendo giudizi e con l’umiltà di ascoltare. Quando si entra nel carcere bisogna sospendere ogni tipo di giudizio e bisogna avere l’umiltà di ascoltare”.

 

Ha dedicato il libro al suo Papà…
“E’ legato a mio padre perché se io sono Avvocato è grazie a lui e se io scrivo di carcere è perché lui mi ha sicuramente trasmesso l’assoluta forza nello stare vicino a chi ha bisogno, stare vicino nonostante le difficoltà. Una seconda chance la si deve a tutti. L’ho dedicato a mio padre perché mi ha insegnato ad essere onesto. Il libro è dedicato anche ad Enzo Fragalà, un penalista che io non ho conosciuto ma che ha sacrificato sull’altare dell’onestà la propria vita e a tutti i penalisti che pur di affermare la propria onestà hanno sacrificato la loro vita”.

 

Angelo Barraco

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Rocca di Papa: Soraya Galuppi incoronata Miss Rocchetta Bellezza Lazio 2024

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Rocca di Papa incorona Soraya Galuppi, ventenne di Latina, Miss Rocchetta Bellezza Lazio 2024.
Nella gremitissima piazza della Repubblica, sommersa dagli applausi, Soraya ha ricevuto dalle mani del sindaco della città, Massimo Calcagni, e dall’attrice Angelica Massera la prestigiosa fascia e la corona che consentono all’accesso alle prefinali del prestigioso concorso Miss Italia.

il sindaco di Rocca di Papa, Massimo Calcagni, incorona Soraya Galuppi (ph. by Roberto Antonelli)

L’evento organizzato dalla Delta Events, agenzia esclusivista da oltre dieci anni per la regione Lazio, è approdato per la prima volta nella sua storia a Rocca di Papa, il comune più alto dei Castelli Romani, coinvolgendo migliaia di persone accorse ad uno degli eventi che caratterizza ormai da tempo l’estate laziale.

le partecipanti alla serata nella splendida cornice di piazza della Repubblica a Rocca di Papa (ph. by Roberto Antonelli)

Emozionatissima la vincitrice della serata, Soraya Galuppi, ventenne di Latina, operaia presso una fabbrica di prodotti farmaceutici che ha incantato i presenti cantando a cappella la celebre canzone di Mina e Celentano “Acqua e Sale”.

il sindaco di Rocca di Papa, Massimo Calcagni, tra le prime tre classificate Aurora Filetti, Soraya Galuppi, Rania Limani (ph. by Roberto Antonelli)

Al secondo posto Rania Limani, 20 anni di Colleferro, seguita da Aurora Filetti di Velletri.
27 ragazze hanno preso parte allo show presentato abilmente da Margherita Praticò, agente del concorso per il Lazio, per la regia di Mario Gori, ed arricchito dalla piacevolissima esibizione del cantante Federico Pisano.

da sx Margherita Praticò, Angelica Massera ed il sindaco di Rocca di Papa Massimo Calcagni (ph. by Roberto Antonelli)

Una serata che ha unito sfilate e balletti sulle musiche del film “Barbie” presentando, tra l’altro in passarella, i capi della collezione della stilista Sabrina Minucci e una capsule collection del brend “Nero Luce made in Rebibbia“, marchio sartoriale nato nel 2013 all’interno del carcere femminile di Rebibbia a Roma con il progetto “Ricuciamo” un laboratorio sartoriale aperto all’interno della Casa Circondariale.

le ragazze durante il balletto con le musiche dal film “Barbie” (ph. by Roberto Antonelli)

In giuria l’attrice Angelica Massera, la modella Ginevra Carta, la stilista Sabrina Minucci, il personal trainer dei Vip Tommaso Capezzone, Fabrizio Nobili, Riccardo Gubbiani, Antonella Tomassini, Chiara Fedeli, Biagio Mangano e in rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Rocca di Papa le consigliere comunali Manuela Agus e Silvia Marika Sciamplicotti con il Capo di Gabinetto del Sindaco Filippo Fornasiere .

le ragazze durante la sfilata di Sabrina Minucci presentate dalla maestria di Margherita Praticò (ph. by Roberto Antonelli)

Prossimi appuntamento di luglio: venerdì 26 a Capodimonte (lungolago) per Miss Miluna Lazio 2024 e domenica 28 a Carbognano (piazza del comune) per Miss Etruria 2024.
Sarà, come sempre, un’estate che coniuga bellezza, eleganza e stile.

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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Successo per la 4a edizione di “Puglia, uno stile di vita”, con turismo e cultura come catalizzatori

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Gli occhi del mondo sono puntati sulla Puglia, che si conferma marchio attrattivo, modello di sviluppo virtuoso per le buone pratiche sostenibili che si basano sulla cultura e sulla valorizzazione delle politiche turistiche. La 4a edizione del seminario “Puglia, a way of life”, “Puglia, uno stile di vita”, è stata particolarmente partecipata, confermando il successo consueto, raccontando sinergie, progetti e relativi risultati.  La Sala conferenze dell’Associazione Stampa Estera, a Palazzo Grazioli a Roma, era affollata, e moltissime sono state le persone connesse in diretta.
 
L’evento si è aperto con l’intervento dell’ospite speciale, Luca Bianchi, direttore generale di Svimez, esperto in economia e politiche di sviluppo territoriale che ha fatto il punto su dati economici legati al mondo produttivo e a quello del lavoro regionale. Identità e innovazione della Puglia i temi portanti, come obiettivi da raggiungere, dopo una stagione congiunturale positiva per la regione, che va dal 2019 al 2023, attestandola come la più dinamica in Italia, con il Pil in crescita del 6.1%. Gli obiettivi su cui lavorare sono rafforzare l’industrializzazione, cioè un approccio industriale alla gestione del sistema, per attirare investimenti esteri, internazionalizzazione e innovazione, università e ricerca, contrasto alla fuga dei cervelli. Ciò che è emerso dalle voci istituzionali è che si prosegue nel percorso di crescita, come ha affermato l’assessore al turismo Gianfranco Lopane, affinché le destinazioni più consolidate e riconoscibili possano essere affiancate anche mete meno conosciute dell’entroterra. La regione si conferma attrattiva anche grazie al modello balneare che gode di acque eccellenti: anche quest’anno le più pulite d’Italia. Intorno al mare, che è la principale risorsa, si sviluppano numerose attività che arricchiscono l’offerta, come sport acquatici, la nautica e il crocerismo. Non solo mare quindi, la Puglia è meta di turismo outdoor sostenibile, grazie ai cammini, al cicloturismo e a una ricettività dedicata. “La Puglia è riuscita a ritagliarsi uno spazio di riconoscibilità nello scenario internazionale che viene dalla bellezza dei suoi luoghi, dalla iconicità delle sue tradizioni, ma anche dalla capacità di proporre un paradigma di vita alternativo, basato sulla sostenibilità, sull’accoglienza, sulla convivialità e sull’impegno per la legalità lungo la strada indicata, anni fa, dal ‘Pensiero Meridiano’ di Cassano”, ha ribadito Viviana Matrangola, assessore alla cultura e alla legalità delle Regione Puglia. “In questi giorni – ha concluso – la Giunta regionale ha dato il via libera al ‘Manifesto pugliese del welfare culturale’, che impegna tutti i soggetti coinvolti nella elaborazione dell’offerta culturale a una maggiore integrazione tra i sistemi della cultura e del benessere. In Puglia siamo convinti che, attraverso la cultura, le persone, i territori e le comunità possano scrivere o riscrivere le pagine più belle della propria vita”. “Alla fine di un ciclo di programmazione europea, si può parlare con i fatti. – così Aldo Patruno, direttore del Dipartimento turismo, economia della cultura e valorizzazione del territorio della Regione Puglia – Abbiamo speso tutto quanto ci è stato assegnato: 6 miliardi di fondi europei. Di questi, 1 miliardo e 600mln sono stati investiti su turismo e cultura, che rappresentano un quinto del PIL regionale. Il Piano strategico regionale della cultura è stato pensato nel 2016 su base decennale, con l’obiettivo di strutturare un’economia della cultura, che si è composta saldandosi con il turismo. Abbiamo superato i 16mln di presenze nel 2023, con una domanda di turismo internazionale e alto-spendente”. La Direttrice allo sviluppo economico della regione Puglia, Gianna Elisa Berlingerio, ha illustrato le strategie dell’attrazione dei talenti messe in campo in Puglia, consolidate da ricerca, sviluppo e innovazione. Paolo Ponzio, presidente del Teatro pubblico pugliese, è entrato nel vivo dello stile di vita pugliese: “Invece che parlare di narrazione dovremmo parlare di racconto, perché c’è una tradizione in Puglia di racconti, di “cunti”, trasmessi oralmente. Sviluppiamo attività culturali che pervadono il territorio pugliese attraverso la vivacità intellettuale delle città e dei paesi. I nostri, più che borghi, sono paesi, abitati da contadini che hanno coltivato la terra e il mare e si sono acculturati. Cultura e coltivare vanno di pari passo. Bellezza e autenticità, lungo tutta la Puglia, in luoghi presidi di autenticità. Tradizione e innovazione: è il patrimonio immateriale, ciò che trasmettiamo è ciò che immaterialmente creiamo”.
 
Rocco De Franchi, responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Puglia, ha ribadito come, grazie a buone strategie di comunicazione trasparente, la Puglia sia guida del Mezzogiorno, mettendo da parte stereotipi sbagliati che si afferma come terra delle opportunità. Tra i casi virtuosi, sono state presentate due attività di alto valore culturale: il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca, una degli eventi più longevi e affermati nel Mezzogiorno, dedicato all’opera lirica, alla sua 50esima edizione, attraverso le parole del presidente Michele Punzi che ha presentato anche il filmato del docufilm “L’utopia della Valle” di Leo Muscato; la mostra “G7: sette secoli d’arte italiana”, attraverso le parole di Pierangelo Argentieri, presidente della Rete d’imprese Micexperience.
 
I valori della storia e della cultura italiana hanno molti ambasciatori, tra questi un posto di rilievo è rivestito dall’Amerigo Vespucci, la nave considerata “la più bella del mondo”, che proprio in questi mesi è alle prese con il giro del globo, toccando 28 Paesi dei cinque continenti. Ambasciatrice UNICEF e UNESCO, racconta le eccellenze italiane. Non tutti sanno che il suo progettista è stato un genio pugliese, per la precisione foggiano, Francesco Rotundi. In collegamento il Comandante e il Cuoco di bordo pugliese, hanno raccontato la loro esperienza di esportazione del made in Italy.
 
I lavori si sono conclusi con un’ospite speciale: la giovane musicista Beatrice Rana, eccellenza pugliese ormai stella internazionale del pianoforte. La musicista ha raccontato il suo festival Classiche Forme, giunto all’ottava edizione, che si svolge nel Salento. Il seminario è stato condotto dalla giornalista olandese Norma Waltmann e da Mimmo Mazza, direttore de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.
Privo di virus.www.avast.com



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