Costume e Società
Anche morire costa: in Italia è boom di cremazioni
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7 anni fail
Anche morire costa. E costa troppo. Allora, in tempi di crisi, si è costretti a risparmiare. Pure sui funerali dei propri cari. Cambiano le tradizioni: al posto delle esequie tradizionali negli ultimi tempi si sta registrando un aumento delle cremazioni, decisamente meno costose. Si è passati dalle 110.710 cremazioni nel 2013 alle 141.553 del 2016 con un trend in costante crescita. In testa Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte. E’ quanto emerge dagli ultimi dati raccolti dalla Sefit Utilitalia (Servizi Funerari Italiani) sulle cremazioni di cadaveri effettuate nell’anno 2016 nei crematori italiani in funzione, predisposti sulla scorta dei modelli a suo tempo inoltrati ai comuni sede di impianto e ai gestori. Dietro il fenomeno una molteplicità di fattori: dalle ragioni economiche alla questione degli spazi. La Federazione da anni effettua una raccolta sistematica di dati statistici sullo sviluppo della cremazione, fornendo i dati a istituzioni nazionali, come l’Ispra, o internazionali, come Icf ed Effs. Nel fornire i dati la Sefit specifica che alla data di emanazione della circolare non sono pervenuti, in quanto non forniti dal gestore dell’impianto, quelli relativi ai crematori di Bagno a Ripoli, Carpanzano, Domicella e Montecorvino Pugliano; di conseguenza il dato delle cremazioni registrate sul territorio nazionale – in particolare in Campania – è da considerare sottostimato.
“Da un’analisi dei dati pervenuti si può affermare che le cremazioni effettuate in Italia nel corso del 2016 siano cresciute in maniera contenuta rispetto all’anno precedente, con un aumento percentuale del 3,2%, corrispondente a 4.388 unità, determinato in particolare dal calo della mortalità generale rispetto al 2015, anno anomalo nel trend. Nel 2016 si sono registrate a consuntivo 141.553 cremazioni di feretri, contro 137.165 del 2015” rende noto la Sefit. “L’Istat – si ricorda – ha recentemente diffuso i dati sulla mortalità e popolazione 2016, anno in cui si sono registrati 615.261 decessi. Quindi l’incidenza della cremazione (per difetto, mancando i dati di 4 crematori) sul totale delle sepolture, per l’anno 2016, è del 23,01%, con un notevole incremento in termini percentuali (+1,83%, rispetto al dato 2015, che era del 21,18%)”.Analizzando il dato territoriale, le regioni dove la cremazione è più sviluppata – in termini di rapporto percentuale delle cremazioni eseguite sul territorio rispetto al dato nazionale – continuano ad essere Lombardia (25,8%), Emilia-Romagna (14,6%) e Piemonte (14,3%), che dispongono del maggior numero di impianti di cremazione operativi (12 per ognuna delle tre regioni) e sono le regioni con maggiore mortalità. In particolare la Lombardia è in testa con 36.590 cremazioni, segue l’Emilia-Romagna con 20.600 e il Piemonte con 20.285 cremazioni. Oltre a un intimo e personale desiderio dell’individuo, dietro il boom di cremazioni esiste una molteplicità di fattori.
Le ragioni economiche pesano ma all’origine della scelta vi sono anche la questione degli spazi e l’apertura della Chiesa. A spiegarlo all’Adnkronos è Pietro Barrera, responsabile Sefit. “Il boom è molto diversificato sul territorio nazionale con una differenziazione tra Nord e Sud” premette Barrera. “Indubbiamente incide il costo delle sepolture, perché la sepoltura di un’urna cineraria costa molto poco, ma un elemento che nel nostro Paese ha contribuito ad aumentare la richiesta di cremazione – sottolinea – è stata la legittimazione di questa pratica da parte della Chiesa cattolica”. Prima infatti la percezione popolare era quella di “un atto ostile alla religione e si riteneva che fosse una pratica anticristiana. Ora questa barriera è caduta”. C’è poi il tema della disponibilità degli spazi legato a quello dei costi. “Costruire tombe di famiglia era ed è costosissimo e richiede spazi” evidenzia. Inoltre, “in molte città c’era il problema di soddisfare la richiesta crescente di loculi, con il risultato che poi si finiva per costruire, si pensi ad alcune parti del cimitero di Prima Porta a Roma, dei modelli da edilizia intensiva, come il palazzone di edilizia residenziale popolare degli anni ’70”.
Di qui “l’idea di cercare una strada alternativa per far sì che il destino della salma non richieda di per sé grande spazio e conseguentemente anche grandi spese”. Si può scegliere l’affidamento familiare, la dispersione ma anche una collocazione cimiteriale “garbata, appropriata e decorosa”. Al Verano di Roma, “dove da decenni non c’è più la possibilità di costruire nuove sepolture, si trovò spazio per i cosiddetti colombari – spiega ancora Barrera – piccoli loculi che non potevano ospitare una bara ma un’urna sì, attraverso i quali si è risposto a una domanda di famiglie che cercavano una sepoltura al centro di Roma e la potevano ottenere solo in quel modo perché al Verano loculi disponibili non c’erano e non ci sarebbero stati”. Quanto al costo della cremazione, “al netto dei ricarichi che possono fare le imprese di onoranze funebri, dipende anche dalla distribuzione, efficienza e accessibilità degli impianti che non sono distribuiti in modo equilibrato sul territorio nazionale”. E, “in alcune aree del Paese”, conclude Barrera, è collegato anche al fatto “che esista una limpida e trasparente concorrenza”.
Marco Staffiero
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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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15 Luglio 2024
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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