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Editoriali

Elezioni 2018 e la Sicilia: per qualcuno la fine di un sogno e l’inizio di un incubo

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Come l’araba fenice, quel mitico uccello di fuoco dotato di straordinari poteri in grado di farlo tornare ad alzarsi dalle proprie ceneri dopo la morte, Silvio si è riaffacciato alla ribalta e i fari sono tornati ad accendersi su di lui, a dispetto delle mille aperture d’inchiesta da parte delle varie Procure e le mine vaganti della politica giustizialista seminate lungo il suo cammino. La fine della carriera politica di Berlusconi, da molti, era data per chiusa definitivamente. Al Nazareno si aggrappavano all’ultima speranza, e lì, in terra di Sicilia, accarezzavano il sogno di vedere il professore Micari, insediato a Palazzo d’Orleans.

 

Le urne sono però ormai chiuse e i risultati sono ben noti. Il candidato Nello Musumeci, cavallo vincente del Centrodestra, ha seppellito con il 39,8% di consensi il sogno del Centrosinistra, che è rimasto tale, Domenica 6 novembre 2017 in Sicilia, scoprendo ufficialmente il crinale ripido in cui sta scivolando ormai il partito Democratico. In Sicilia sono stati infranti i sogni “dell’uomo solo al comando” e da lunedì 7 novembre, tutto il Centrosinistra è tormentato dall’incubo che nell’immediata vita del paese dovrà reinventarsi per risalire dal limbo da dove si è cacciato.

 

Rien ne va plus, les jeux sont faits, i giochi si sono omai ben delineati e scorrono le notizie: “Dopo la debacle siciliana è caos nel PD: la leadership di Renzi vacilla”. Berlusconi non tarda a fare sentire la sua voce: “La Sinistra ha fallito, Centrodestra è l’unica alternativa a Grillo”. E qui sta proprio il cruccio di Renzi, questo l’incubo, perché a rincorrere il Centrodestra questa volta non c’è il Partito Democratico, c’è il Movimento Cinque Stelle che sale sul podio al secondo posto con la sua quota del 34,8% di consensi. Ma il voto siciliano non si può certo affermare che rappresenti uno specchio di quello che potrebbe essere il risultato delle elezioni nazionali del 2018. La Sicilia fa storia a sé e lo scenario 2018 è ancora tutto da costruire. A prescindere da tutto questo, mentre svanisce il sogno del Centrosinistra di riconquistare la Sicilia per proseguire l’avanzata verso Roma, inizia l’incubo di Berlusconi. Déjà-vu che tornano come il vergognoso fatto del 1994, quando il Cav. fu invitato a comparire mentre partecipava come presidente del Consiglio ad un simposio internazionale sulla criminalità organizzata. Si credeva che cose del genere appartenessero ormai al passato, invece gli avvisi a Berlusconi rincorrono la sua presenza sulla scena politica come se fossero la sua stessa ombra. La sua comparsa tra gli attori principali del momento attuale ha risvegliato il mostro assettato della politica giustizialista che dormiva sotto la calma apparente di una finta tregua. L’Italia rischia una lunga ed estenuante campagna elettorale, guerreggiata senza esclusione di colpi.

 

In questa lunga notte della politica, sonno profondo della democrazia, squarciato dai colpi di scena dei maestri burattinai, mentre un’intera popolazione assiste inibita davanti ad uno scenario squallido di attori protago-nisti che promettono la solita luna nel pozzo, illudendosi che anche questa volta in piazza possano trovare elettori sonnolenti e compiacenti, che si la-scino incantare, come fece la volpe della favola di La Fontaine. Gli uffici dei pubblici ministeri affilando le armi si preparano al colpo d’effetto.

La pentola della politica è in ebollizione. E’ come un pollaio alle prime luci dell’alba, tutti i galli a cantare, ognuno per se e tutti per Montecitorio. Il Centrodestra si presenta come la forza più forte, dice la stampa, ma poi, è proprio così? Per la Regione Lazio, Berlusconi, Salvini e la Meloni la pensano ugualmen-te sul candidato presidente? Salvini e Zaia condividono la stessa linea poli-tica? L’apertura di Silvio alle grandi intese è condivisa dagli altri due partners? Salvini non disdegna i Grillini mentre Berlusconi li giudica incapaci ed impreparati a governare un paese. La Meloni e Salvini vorrebbero chiudere questa legislatura il più presto possibile mentre Berlusconi accarezza l’idea di prolungarla fino a Maggio. Questo non è un mero capriccio di Silvio. Il 22 novembre prossimo la Gran Camera della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo dovrebbe pronunciarsi sul ricorso da lui presentato riguardo la retroattività della cosiddetta “legge Severino”. Per Silvio il tempo è prezioso e ogni mossa andrebbe ben studiata senza emotività, calcolando tempi, modi ed opportunità. Intanto si è aperto un nuovo fascicolo a carico dell’ex presidente. Storia vecchia. Giustizia ad orologeria? Le procure vanno avanti e negano qualsiasi tempismo voluto o calcolato. Intanto Grasso sembra volersi sacrificare e scende nell’arena, intendendo moralizzare la politica. Cose già viste. Di Matteo, De Vico, Di Pietro e non solo, la magistratura in politica. Che delusione! La Boldrini osserva, medita ed aspetta il suo turno. E’ finito un sogno, è morta sul nascere la seconda Repubblica. Inizia l’incubo di una terza era, incerta, caotica e piena di insidie.

 

Emanuel Galea

Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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