Editoriali
Immigrazione: dalla padella africana alla brace italiana
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7 anni faon
Sogni di paradisi lontani: quanti falsi miti, quanti venditori di sogni e quanti ingenui che rincorrono miraggi nella terra del bengodi, lasciandosi dietro “Cieli infiniti e volti come pietra, mani incallite ormai senza speranza.” Salutando frettolosamente la terra amata, abbandonano i loro paesi inconsapevoli di finire in una situazione peggiore di quella che lasciano.
Mancanza di fiducia nel loro domani: Mentre attraversano il mediterraneo con i loro zaini pieni di sogni, lasciano alle loro spalle un vasto continente ricco di risorse idriche, forestali, minerarie ed energetiche come petrolio e gas naturale. Solamente che tutta questa “ricchezza” è mal distribuita sull’intero territorio e il più delle volte non coinvolge la popolazione locale nel ricavo economico. Interi territori presentano le migliori condizioni per l’energia pulita come quella solare, quella idroelettrica e la eolica, energia che ben sfruttata potrebbe concorrere all’irrigazione delle coltivazioni, che in Africa abbondano.
Dategli la canna per pescare non il pescato: Uno dei tanti aiuti che si possono dare “a casa loro” potrebbero essere dei finanziamenti e progetti per sfruttare questa energia e renderla accessibile alle piccole iniziative, concedendo maggiore partecipazione alla giovane imprenditoria locale per disincentivarli ad abbandonare la loro terra.
Terre da mille opportunità: Scorrendo alcuni dati dell’Economia dell’Africa e Povertà in Africa, si scopre che il Kenya è la terza economia dell’Africa subsahariana dopo Sudafrica e Nigeria. Nel quinquennio 2002-2007 il Kenya ha avuto uno balzo nella crescita dal 3,5% al 6,5% annuo. Un risultato di tutto rispetto. Chi ha beneficiato di queste risorse? E’ facile indovinare. Il 60% di queste risorse sono andate in mano al 2% della popolazione. Non considerando una piccola percentuale di classe media, l’83% della popolazione non ha migliorato la sua posizione sociale perché è stata esclusa dalla divisione della nuova ricchezza. Questo dato ci dice che i giovani non fuggono dalla povertà bensì dalla mala distribuzione delle risorse. I vantaggi economici che offre il Continente lo hanno ben capito la Russia, la Cina, l’India ed il Brasile, paesi che stanno investendo miliardi di dollari in Africa per assicurare le risorse naturali necessarie alla loro economia e nel contempo affermare la loro influenza politica. Si calcola che entro il 2020, grazie anche al dinamismo del Sudafrica, il Pil del Continente raddoppierà. Quanto appena detto, rende difficile capire perché si preferisce di emigrare in Europa e non sfruttare le prospettive che offre loro il Continente.
Africa terra di conquista: I paesi della fascia subsahariana rappresentano una realtà straordinariamente dinamica e promettente. L’agricoltura costituisce il settore trainante dello sviluppo economico africano. L’arrivo sul territorio di nuove tecnologie ed infrastrutture è dovuto alla crescita degli investimenti stranieri, maggiormente provenienti dai paesi emergenti dell’area asiatica e dell’America Latina.
L’immobilismo dell’Europa in ritardo con i tempi: E’ imbarazzante l’immobilismo dell’Europa in tutto questo scenario mentre il proprio interesse sarebbe partecipare più attivamente allo sviluppo dei paesi della fascia subsahariana da dove partono principalmente i migranti che arrivano sulle coste italiane. Tante vite sono state salvate nel mediterraneo dalle Ong. Meglio farebbero ad aiutare i giovani africani a non lasciare i paesi d’origine, evitando loro“ l’inferno” nei centri di accoglienza in Libia. Le suddette organizzazioni umanitarie potrebbero offrire loro consulenze ed attività sindacali , dandogli altresì istruzioni sul come utilizzare le nuove tecnologie senza dover spostarsi dal proprio paese. La Costa d’Avorio con la sua prospera economia e grandi potenzialità merita ogni cooperazione dell’Europa , delle istituzioni internazionali e non solo.
“Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni” (Karl Marx): Le Ambasciate, i Consolati e anche i Nunzi Apostolici,cioè i rappresentanti diplomatici permanenti della Santa Sede presso gli Stati, potrebbero, secondo chi scrive, incoraggiare quei giovani a non abbandonare il loro paese , al contrario convincerli di rimanere per accompagnare il processo produttivo, lottare reclamando migliori condizioni sociale, contribuire a fare progredire la vita della loro comunità. Guardare al futuro con più fiducia anziché accontentarsi di raccogliere i pomodori in terra altrui a condizioni degradanti. Quello che si è detto della Costa d’Avorio si può tranquillamente dire della Repubblica Democratica del Congo. Il Congo è anche esso ricchissimo di risorse naturali, forestali e minerarie. Dopo il Sudafrica ha l’economia più industrializzata del Continente. Rimane sempre il terzo produttore mondiale di diamanti. L’agricoltura anche qui gioca una parte molto importante dell’economia ed eccelle in silvicoltura,l’allevamento del bestiame e la pesca. Nell’agricoltura trovano lavoro il 75% della popolazione e il settore contribuisce per il 40% al Pil.
Le previsioni per il suo sviluppo sono molto incoraggianti: Non si spiega, anche qui, la voglia di espatriare di questi giovani che arrivano sulle coste italiane. L’Africa ha altri paesi come questi e ciò dimostra che“ il diavolo non è così brutto come lo si dipinge”. In fin dei conti la “padella africana” non si discosta molto da altre “padelle italiane”.
È ora che le parole lascino spazio ai fatti: L’Europa come istituzione dovrebbe fare TUTTO nel suo potere affinché il migrante non arrivi in Libia. Lo dovrebbe fare l’Europa, e non capisco perché si pretende lo debba fare l’Italia da sola.
L’inconsistenza della politica estera europea: Occorre investire nei paesi subsahariani come lo stanno facendo i paesi emergenti, evitando a coloro che sognano “paradisi oltre il mediterraneo” di passare dalla padella africana allo sfruttamento della brace italiana.
Emanuel Galea
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