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di Silvio Rossi
ANGUILLARA (RM) – Un deposito di rocce e materiale di risulta ferroviario occuperanno l’area della cava di Area Basalti in località Quarticillo, nei pressi della Braccianese nel territorio del Comune di Anguillara Sabazia. Così come alcuni cittadini hanno segnalato già anni fa, quando la lotta contro le cave in zona ha avuto inizio, il problema delle estrazioni di materiale basaltico non è legato solamente alle esplosioni, all’aumento di trasporto pesante, alle polveri sottili generate dalle lavorazioni. Le cave lasciano dei “buchi” nel terreno, che in qualche modo devono essere riempiti, e in una situazione dove l’emergenza rifiuti sta attanagliando i centri urbani grandi e piccoli, a partire dalla capitale, il rischio che questi crateri possano essere visti come ottimo alloggiamento per risolvere, almeno temporaneamente, il problema, non è certo una fantasia giornalistica.
La riprova che l’allarme era reale, è la determinazione regionale, con cui si autorizza il conferimento, nell’area della cava, di residui di materiale ferroviario (pietrisco e traversine in cemento) e rocce, per una disponibilità di quasi duecentomila tonnellate l’anno. Sebbene si tratti di materiali prevalentemente inerti, la preoccupazione espressa da alcuni residenti del quartiere è doppia. Da una parte ci si fida poco dell’effettivo rispetto di quanto stabilito nella prescrizione, che prevede solo l’uso di materiali considerati senza sostanze pericolose. Infatti sia nel pietrisco ferroviario che nelle rocce esistono due tipologie di codici CER (Catalogo europeo dei rifiuti), che prevedono la differenziazione tra rifiuti con sostanze pericolose, nel caso dei pietrisco, ad esempio, sono rilevabili, specialmente nello smantellamento di vecchie linee, presenze di materiali amiantiferi. Anche laddove sia comunque rispettata l’indicazione dei materiali, la frantumazione delle traversine (per cui è previsto un impianto specifico), e la movimentazione del pietrisco non sono esenti dalla generazione di polveri sottili che verranno rilasciati nell’ambiente. Ma il problema più grande, indipendentemente dagli accorgimenti che possano essere adottati nel caso specifico, è il principio per cui cave che vengono autorizzate vicino alle abitazioni (sono presenti nei dintorni dell’area gli abitati di Ponton dell’Elce e Colle Sabazio) diventino un invaso idoneo al conferimento di rifiuti, per cui il rischio è che l’autorizzazione odierna possa diventare il cavallo di Troia per ospitare ben altri tipi di rifiuti portati dalla capitale, dove la differenziazione dei residui è un concetto ben lontano dall’essere stato metabolizzato dalla cittadinanza.
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