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di Ivan Galea
NEMI (RM) – Nessuna nuova, buone nuove sul caso della ricerca della terza di Caligola a Nemi terminata ormai da quasi un mese. Si cerca una delle navi romane da crociera più grandi del mondo ma per il momento, secondo indiscrezioni, è stata identificata una piccola imbarcazione risalente ai primi del '900 e probabilmente utilizzata per condurre la ricerche delle due precedenti navi romane ritrovate durante il ventennio fascista.
C’è di buono che l’Arpacal – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria – è stata contatta da media colossi mondiali esteri: la produzione BBc di Londra, la produzione del National Geographic nonché dalla tv tedesca ARD. I media esteri sarebbero interessati a fare un documentario sulla storia delle navi Romane. Nemi dunque, che si voglia o no, in questo momento è al centro di interesse mondiale. Ciò che è certo è che dall’’Arpacal fanno sapere che comunque sia l’esito della caccia, e per ora non sembrano esserci grossi colpi di scena, è stata acquisita una documentazione fondamentale per Nemi in quanto i fondali del lago sono stati oggetto di una scansione gigantesca, metro per metro e ci vorrà ancora un mese per avere il report dettagliato in 3D. Si avrà dunque presto un quadro dello stato di salute del lago e perciò, è il caso di dire, che i rapporti Arpacal torneranno utili per eventuali opere di bonifica, qualora ce ne sia bisogno, da effettuare nel lago di Nemi.
Le ricerche sono state ufficialmente avviate a giugno del 2016 quando l’amministrazione guidata dal sindaco Alberto Bertucci ha deciso di sostenere l’ipotesi dell’esistenza di una terza imbarcazione, lunga oltre 70 metri e che si troverebbe ancora sul fondale del bacino lacustre. Questa ipotesi è stata avanzata dell’architetto di Genzano Giuliano Di Benedetti. Quest’ultimo è l’uomo che per primo ha portato al primo cittadino “prove” storiche che Caligola fece costruire tre navi sul lago di Nemi e non solo le due recuperate durante il ventennio fascista e poi andate distrutte da un incendio durante la seconda guerra mondiale. A Nemi infatti c’è un Museo che conserva delle riproduzioni delle navi, pannelli illustrativi, il materiale scampato all'incendio e reperti del Tempio di Diana. Di Benedetti è arrivato ad esporre la tesi della "terza nave" seguendo, passo passo, le tracce del passato. L’architetto ha spiegato che i primi che hanno indagato su quella che era ritenuta la nave di Tiberio hanno eseguito i loro tentativi di recupero su una nave, un vero e proprio palazzo galleggiante utilizzato anche per leggendarie feste, che era inclinata e addossata alla costa del lago che "guarda a levante" cioè dalla parte opposta a quella dove furono rinvenute le altre due. Le ricerche avviate anche per verificare quella costa già perlustrata da Leon Battista Alberti nel '400, da Leonardo da Vinci e da Francesco De Marchi nel '500 e da Annesio Fusconi nel 1827.
Intanto il consigliere comunale di minoranza di "Insieme per Nemi Cinzia Cocchi", lo scorso 20 aprile, ha presentato una interrogazione scritta al sindaco chiedendo di conoscere a quanto ammonta l'impegno economico sostenuto dal Comune per "l'attività di scandaglio del fondale lacustre", come previsto dalla convenzione siglata tra l'amministrazione locale e l'Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria e di conoscere se ci sono state ulteriori spese, oltre a quelle previste dalla convenzione, per la ricerca della terza nave e a quanto ammontano.
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