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Redazione Lazio

Lazio, Allarme smog: il 2015 l'anno nero per il Pm10

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Tempo di lettura 2 minutiIl 90% della popolazione nei Comuni considerati risulta esposto a livelli medi annuali superiori al valore guida Oms

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di Marco Staffiero

Continuano a destare preoccupazione i dati relativi all'inquinamento atmosferico e nonostante ciò si rimane alla finestra a contare l'aumento indescrivibile di morti e di malati di tumore. Nel 2015, 45 aree urbane su 95 non hanno rispettato il valore limite giornaliero del PM10, con un numero totale di superamenti e valori medi annuali generalmente superiori a quelli degli ultimi anni, in controtendenza rispetto al trend di medio-lungo periodo, sostanzialmente decrescente. Un 'anno nero' per la qualità dell'aria nelle aree urbane censite nel XII Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, un lavoro realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa). E al 13 dicembre 2016 – segnala Ispra –  almeno 18 capoluoghi di provincia hanno già superato il limite giornaliero per il PM10 (Frosinone, Venezia e le altre città della pianura padana le peggiori.
 
Ma anche Napoli e Terni). Il report di Ispra raccoglie i dati relativi a 116 aree urbane e si articola in dieci aree tematiche: Fattori Sociali ed Economici, Suolo e territorio, Infrastrutture verdi, Acque, Qualità dell’aria, Rifiuti, Attività Industriali, Trasporti e mobilità, Esposizione all'inquinamento elettromagnetico ed acustico, Azioni e strumenti per la sostenibilità locale. Le situazioni peggiori, nel 2015, con il mancato rispetto dei valori limite per PM10, particolato fine (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) si registrano a Torino e Vercelli, nell’agglomerato di Milano, nelle città lombarde e venete del bacino padano e a Frosinone. Sempre nel 2015, il 90% della popolazione nei Comuni considerati risulta esposto a livelli medi annuali superiori al valore guida Oms per il PM10 (20 µg/m³), l’82% a quello del PM2,5 (10 µg/m³), il 27% a quello dell’NO2. Il Focus di quest’anno dedicato al rapporto tra inquinamento atmosferico e salute, sulla base degli studi più recenti in materia, dimostra – scrive Ispra – che l’aria che respirano milioni di italiani nelle maggiori città della Penisola rappresenta ancora un grave problema di salute.
 
Del resto i dati presentati qualche mese fa dall'Agenzia europea per l'ambiente parlano da soli: si stimano quasi 470mila morti premature in 41 Paesi europei collegate all'inquinamento dell'aria nel 2013. Mentre, secondo una recente indagine del  CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell'Impatto dell'Inquinamento atmosferico sull'Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri, oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono 'avvelenati' dall'inquinamento atmosferico: è come se 'scomparisse' improvvisamente un'intera città delle dimensioni di Aosta. 'Veleni' dell'aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino. Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite l'anno.
 
La nuova mappa dell'inquinamento è ottenuta applicando sofisticati modelli previsionali delle concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale. Emerge così che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione degli inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge, ma anche che vi sono considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio. Come atteso, l'inquinamento colpisce maggiormente il Nord (per il 65% del totale), in generale le aree urbane congestionate dal traffico e le aree industriali.Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della maggiore incidenza di morti e malattie per l'esposizione al particolato. Questi scenari, afferma il Rapporto, mostrano come l'effettivo rispetto dei limiti previsti dalla normativa, e soprattutto l'ulteriore diminuzione del 20% della concentrazione media annuale degli inquinanti, avrebbero ricadute positive sulla salute pubblica e sull'economia: seguendo le statistiche dell'OMS, infatti, 10.000 decessi evitati all'anno corrispondono a circa 30 mld di euro.