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Roma

Castel Gandolfo, polemica sul "Castelletto": botta e risposta tra Bavaro e Colacchi

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Tempo di lettura 3 minuti Il vicesindaco Bavaro: "Mi sarei aspettato un contegno diverso da Maurizio Colacchi. Ma si sa in campagna elettorale conta il fine e e non i mezzi con cui raggiungerlo"

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Redazione

CASTEL GANDOLFO (RM) – Si continua a parlare del caso della destinazione del Castelletto, bene confiscato alla criminalità organizzata che si trova a Castel Gandolfo in via dei Pescatori. Qualche giorno fa il nostro quotidiano L'Osservatore d'Italia ha intervistato il vicesindaco Cristiano Bavaro il quale, tra le diverse cose dette, ha asserito che il "Castelletto", bene sequestrato alla criminalità organizzata, potrebbe essere affidato ad una associazione che si occupa di violenza contro le donne. Sul caso è voluto intervenire l'ex sindaco di Castel Gandolfo e attuale presidente del Consiglio Comunale Maurizio Colacchi il quale ha ripercorso l'iter che ha fatto il bene fino a che le chiavi arrivassero nelle mani del Comune. A seguito delle dichiarazioni di Colacchi è tornato sulla questione Cristiano Bavaro.

Ecco la nota di Cristiano Bavaro: 

Ho avuto modo di leggere quanto dichiarato nell'articolo su L'Osservatore d'Italia dal presidente del Consiglio comunale di Castel Gandolfo Maurizio Colacchi Maurizio Colacchi in riferimento alla mia intervista nella quale affrontavo la problematica del bene confiscato alla criminalità organizzata e assegnato al comune di Castel Gandolfo meglio noto come "Castelletto". Devo dire che il filo conduttore delle dichiarazioni del presidente Colacchi è la più totale confusione ed ignoranza amministrativa. Ma andiamo per gradi. Originariamente e precisamente nel novembre 2002 l'amministrazione Colacchi decise di destinare il Castelletto come autorimessa per mezzi di polizia locale, sede della protezione civile a appoggio per i mezzi di primo soccorso 118. A tale scopo inoltró la relativa richiesta all'Agenzia del Demanio con nota protocollo 16085 del 25.11.2002 a firma del sindaco Colacchi.

Tutta la procedura giuridico/amministrativa ha poi seguito il suo regolare iter fino alla consegna del bene avvenuta nell'ottobre 2012, quindi pochi mesi dopo l'insediamento dell'amministrazione Monachesi avvenuta nel maggio 2012. Dal momento della consegna abbiamo iniziato una serie di sopralluoghi con i tecnici per stabilire lo stato di fatto della struttura ed è li che sono iniziati i problemi. Da una perizia fatta dal nostro ufficio tecnico è risultato che la struttura era, ed è, totalmente inagibile sia sotto il profilo strutturale (in particolar modo il secondo il terzo piano e l'immenso interrato il cui solaio è franato in più parti) che sotto il profilo impiantistico e che per renderlo fruibile ci sarebbe voluta una cifra pari o superiore agli 800/900 mila euro.

Questo Colacchi lo sapeva? Da chi avremmo dovuto avere tale cifra per rendere agibile il Castelletto? Abbiamo così iniziato una serie di incontri con soggetti istituzionali e non (Regione Lazio Unindustrie e Coni, solo per citarne alcuni) i quali tutti, per motivi concernenti l'elevata somma da corrispondere solo per rendere agibile la struttura, hanno fatto un passo indietro. Avremmo, quindi, dovuto chiederli ai cittadini di Castel Gandolfo, magari indebitandoci ulteriormente con un mutuo? Abbiamo pertanto rivalutato l'idea di modificare la destinazione d’uso del bene dandogli una più marcata finalità sociale e a tale proposito abbiamo avviato tutte le pratiche necessarie. E come dichiarai tra le varie ipotesi abbiamo preso in considerazione la possibilità di destinare il bene in questione a centro di seconda accoglienza per donne che hanno subito violenza.

Non cambierà nulla e l'immobile rimarrà in affidamento al Comune di Castel Gandolfo in quanto ente sul cui territorio insiste il bene confiscato, anche a seguito della modifica della destinazione d’uso e ritengo, semmai, che tale modifica abbia un valore ed una finalità altrettanto importante e socialmente utile. Per quanto concerne invece gli edifici e l'area dell’ex Mattatoio di via Gramsci e le cui finalità sono state ben ricordate dal presidente Colacchi nella medesima intervista, è doveroso da parte mia specificare quanto segue. Effettivamente il bene in questione doveva essere destinato a centro di prima accoglienza per donne in difficoltà in collaborazione con la Azienda USL ROMA H e questo sin dall'inaugurazione della struttura avvenuta nel giugno 2012. Il comune quindi ci avrebbe messo i locali e la USL il personale qualificato. Quello che il presidente Colacchi non sa (o finge di non sapere) è che in data 07/10/2014 con nota protocollo n. 86560, avente per oggetto “Restituzione immobile sito in via A. Gramsci”, l'Azienza USL Roma H ci ha comunicato la restituzione dei locali “in ragione del fatto che l’Azienda sta ora avviando una completa fase di riorganizzazione” e che quindi non era possibile da parte loro “ garantire tempi certi per l’utilizzo dell'immobile dal comune concesso in comodato d’uso”. Pertanto abbiamo pensato di portare la sede sella Protezione civile nei locali dell’ex Mattatoio di via Gramsci, già perfettamente agibile, cosa già fatta, e di spostare le attività che si sarebbero dovute svolgere li (centro di accoglienza per donne che hanno subito violenza) al Castelletto. Oltretutto essendo i locali dell’ex Mattatoio piuttosto grandi, abbiamo pensato di riservarne alcuni al servizio di soccorso regionale Ares 118 e a tale fine il sindaco ha avviato degli incontri con il personale dell’Ares per concludere al più presto. Le bugie hanno le gambe corte e mi sarei aspettato un contegno diverso da un politico con un curriculum ed un esperienza come quella di Maurizio Colacchi. Ma si sa in campagna elettorale conta il fine e non i mezzi con cui raggiungerlo

Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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