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ROMA, TEATRO DEGLI AUDACI: UNA STAGIONE ESAGERATA PER ROCCO PAPALEO
Tempo di lettura 3 minutiAbbiamo incontrato Papaleo prima della seconda rappresentazione, nel foyer del teatro
Tempo di lettura 3 minutiAbbiamo incontrato Papaleo prima della seconda rappresentazione, nel foyer del teatro
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9 anni faon
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Silvio Rossi
di Silvio Rossi
Roma – Si è imposto al pubblico nazionale per la sua simpatia, per la comicità a volte un po’ rude, ma sempre caratterizzata da un forte legame con le tradizioni e con le sue origini lucane. Ha esordito sul grande schermo con Monicelli, e ha lavorato diretto da Pieraccioni, col quale ha girato numerosi film, dalla Archibugi, da Veronesi, da Michele Placido. Il grande successo personale l’ha ottenuto con il suo primo film da regista, Basilicata coast to coast, per il quale ha vinto il Nastro d’Argento e il David di Donatello.
Come tutti gli attori di successo, Rocco Papaleo non ha disdegnato le apparizioni televisive, le più conosciute sono state la sua presenza al fianco di Gianni Morandi nell’edizione 2012 del Festival della canzone italiana a Sanremo, e la recente partecipazione allo show di fine anno da Matera, nella sua Basilicata, assieme ad Amadeus.
Ma più che al cinema e alla televisione, Rocco è legato al teatro, dove il suo animo istrionico può esprimersi meglio. Assistere a un suo spettacolo è insieme ammirare un’opera teatrale e fare una chiacchierata tra amici. Un perfetto mix tra scrittura e improvvisazione, dove le qualità dell’attore emergono.
In questo periodo sta portando in scena “Una piccola impresa meridionale”, un riuscito esempio di “teatro-canzone”, che Papaleo porta in scena da alcuni anni, riscuotendo un notevole successo non solo nelle regioni meridionali.
A Roma, in questi giorni, due repliche sono state rappresentate al Teatro degli Audaci, per la stagione definita “esagerata” dal Direttore Artistico Flavio de Paola, una presenza che è il fiore all’occhiello della programmazione della struttura nata qualche anno fa nella periferia nord della capitale.
Abbiamo incontrato Papaleo prima della seconda rappresentazione, nel foyer del teatro, per farci raccontare di persona il suo punto di vista sullo spettacolo, e sulla “meridionalità” della piccola impresa raccontata dall’attore.
La tua “piccola impresa” ti accompagna da molto tempo in giro per l’Italia?
Un embrione dello spettacolo risale a circa sei anni fa, ha avuto allora la sua gestazione, in un piccolo teatro romano.
Col tempo, però, lo spettacolo si evolve…
Certo, si evolve come tutti gli spettacoli di teatro, sia quelli rigidi, sia quelli un po’ più aperti come il nostro. Poi aperto lo sembra, ma è molto rigoroso, è un testo che recitiamo tutte le sere, con musica e tutto, con un libertà, uno spirito jazz, quindi con improvvisazione, però organizzatissimo.
Nella presentazione dello spettacolo, uno dei temi lanciati, è che nel sud c’è “un altro tempo”. Puoi spiegare meglio questo concetto?
Beh, diciamo che mi riferisco a un grado minore di frenesia, di velocità proprio, nel fare le cose, e comporta naturalmente un effetto doppio, c’è un altro modo di vivere.
Ma tutto ciò avviene anche con le nuove generazioni? Oggi dovunque i ragazzi sono connessi con telefonini, tablet…
Volevo arrivare proprio a dire questo. La cosiddetta globalizzazione ha creato una maggiore uniformità, nel modo di vivere, di fare, di approcciarsi alle cose. Quindi non c’è più quella lentezza di un tempo. Anche se il sud si va spopolando, quindi come dire, i giovani vanno via da sud, e anche dall’Italia per dirla tutta. Per cui rimangono ancora le lentezze, però in fondo si stanno velocizzando… ci stiamo velocizzando.
Si può parlare genericamente di un sud, in un paese che è composto da mille campanili, dove spesso tra un paese e quello vicino parlano dialetti diversi?
In un certo senso sì, e in un altro no. Nel senso che non si può generalizzare su tutte le questioni, e quindi ci sono delle identità e delle differenze tra sud e sud, diciamo così. Per dire ci sono regioni come la Basilicata o il Molise, che sono più piccole, più sconosciute, meno popolate, e hanno sviluppato storicamente e culturalmente un altro approccio con il vivere. Però è ovvio che in una osservazione più globale ci siano tante cose che sono molto simili.
Parliamo di Rocco Papaleo attore. Fai teatro, cinema e televisione. La tua partecipazione a Sanremo con Morandi è stata l’elemento trainante di quell’edizione. Dove ti trovi più a tuo agio?
Io preferisco il teatro. In fondo poi anche Sanremo era una situazione teatrale, perché escludendo il fatto che c’erano milioni di persone davanti agli schermi, però io lì ero in un teatro e mi rivolgevo alla platea dell’Ariston. Diciamo che ero nel mio, tutto sommato. Farei più differenza tra la finzione cinematografica, o la fiction e quella teatrale, lì se uno mi chiede, dico che comunque preferisco il teatro.
Progetti futuri?
Ora stiamo preparando uno spettacolo nuovo, adesso siamo alle ultime battute di questo che sto portando in scena, ne stiamo facendo uno nuovo. E contemporaneamente stiamo facendo un nuovo film.
La piccola impresa pensi potrà ripartire in un futuro?
Non credo. Ora dovrà partire uno spettacolo nuovo, e quindi la piccola impresa rimarrà negli archivi.
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