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di *Marco Silvestroni
A distanza di due giorni dalla conclusione della II assemblea della fondazione Alleanza Nazionale credo opportuno fare qualche considerazione. Molti degli argomenti trattati nella due giorni assembleare poco hanno avuto a che fare con la politica. È stato sin troppo evidente, infatti, che la mozione presentata da Fini ed Alemanno, nascosta neanche troppo abilmente sotto forma di "mozione dei quarantenni", avesse l'unico intento di distruggere quanto fatto sino ad ora e provare a ricreare alleanza nazionale con il finanziamento della fondazione. La stampa, già dopo pochi minuti dalla fine dell’assemblea, ha inteso, invece, enfatizzare un solo punto della mozione presentata da Fratelli d'Italia:
La Russa, con l'aiuto di Gasparri e Matteoli, ha conservato il simbolo di alleanza nazionale. Su questo punto occorre aprire una riflessione molto più attenta e precisa. Innanzi tutto l'assemblea AN non rappresentava un congresso politico della destra italiana, ma solamente un'assemblea in cui 490 soci dovevano esprimere un parere su tre mozioni. Di questi 490 soci la maggioranza di essi o è completamente fuori dalla vita politica da tempo o sta sostenendo il governo Renzi. Di quanti sono fuori dalla politica, un buon numero ha contribuito a distruggere la destra italiana. Una parte importante dei soci, invece, rappresenta quei militanti che dal dicembre 2012 hanno deciso di rimettersi in discussione sostenendo un progetto politico faticoso ma ambizioso di creare una destra moderna, agile e attenta alle esigenze dei cittadini del nuovo millennio.
Una destra moderna, aperta e inclusiva – così come dichiarato dal nostro presidente – non può e non deve permettersi di vivere e solidificarsi su antichi sogni nostalgici. Ciò che è stato fatto nel passato non possiamo certo rinnegarlo, ma non può essere per noi il riferimento per il futuro della destra italiana. Le battaglie sostenute in questi tre anni sono la dimostrazione della modernità del nostro movimento e nessuno può accusarci di non averlo fatto per il bene dell'Italia e per il bene dell'area politica che rappresentiamo.
Per questo ritengo che una volta impedito a Fini ed Alemanno di ricreare un partito che ormai rappresenta solo una testimonianza del fallimento di un progetto, è nostro dovere ricominciare e riprendere il nostro cammino da lì dove avevamo iniziato tre anni fa: Fratelli d'Italia. Il simbolo di AN rappresenta un patrimonio storico per noi, ma non può e non deve più essere motivo per sollevare vecchi rancori.
Quel simbolo non è conosciuto dai giovani ventenni di oggi è certamente non li può rappresentare, mentre per molti altri rappresenta il fallimento di Fini e della destra Berlusconiana.
La mia proposta, quindi, sarà di eliminare il simbolo AN da quello di Fratelli d'Italia e prepararsi al congresso, che sono convinto sarà entusiasmante e coinvolgente, e sarà quello il luogo deputato per decidere il futuro della destra italiana.
*Coordinatore di Fratelli d'Italia-AN della provincia di Roma
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