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CANILI DI ROMA: DOPO VENT'ANNI DI BUSINESS LA AVCPP E' STATA RIMOSSA

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Tempo di lettura 2 minuti Il Partito Animalista grida vittoria:"Fondamentali le nostre denunce all'autorità giudiziaria per togliere un cancro maligno"

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LEGGI ANCHE:  LO SCANDALO DEL CANILE ROMANO: STIPENDI D’ORO NEL BUSINESS DEI RANDAGI

di Cinzia Marchegiani

Roma – A dare questa notizia attesa da moltissimo tempo è Stefano Fuccelli, presidente del Partito Animalista Europeo. I canili comunali capitolini non verranno più gestiti dall'associazione privata AVCPP che da oltre vent'anni senza bando e gara pubblica si era insediata per volere dell'allora delegata del sindaco Rutelli, l'attuale senatrice Monica Cirinnà (PD).

Lo scandalo canili di Roma era approdato su RAI 1 con Giletti. Lo scandalo della gestione Avcpp era stato oggetto anche di un recente servizio dal titolo “Il business dei randagi” de L'Arena su Rai 1 che aveva posto sul banco degli imputati la presidentessa Simona Novi. Giletti aveva sollevato il giro degli stipendi d'oro e milionari dei finanziamenti pubblici assegnati senza gara, mentre ai cani andavano solo le briciole. Insomma una trasmissione che aveva offerto la verità senza veli su chi speculava sugli animali nella capitale.

Business, irregolarità e illegalità nei canili. Caustico il Presidente Fuccelli attento come sempre alla tutela degli animali soprattutto in questi canili che hanno generato impressionante business nel tempo, proprio nella capitale romana. Il PAE aveva denunciato all'Autorità giudiziaria tutte le irregolarità ed illegalità perpetrate dall'associazione privata Avcpp, dallo sperpero di denaro pubblico alla mancanza del bando per l'assegnazione dei canili fino al maltrattamento animali. Spiega Fuccelli: Adesso il Comune, informato che la Procura ha aperto un fascicolo con indagini ancora in corso, ha dovuto dare seguito alla nostra diffida legale ed organizzare un regolare bando, come da nostra istanza. Dopo vent'anni ci siamo tolti il cancro della gestione della Avcpp, associazione privata di volontari che spartiva milioni di euro ogni anno speculando sui cani ai quali andavano solo le briciole”.

Business sugli animali. Fuccelli nel dettaglio spiega questa vittoria conquistata a suon di diffide e denunce: “Il Business alla base di tutto, come per la cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi che riceveva dalla Amministrazione locale sovvenzioni pari a 30 euro al giorno per ogni immigrato detenuto. Di fatto all'immigrato andava soltanto 2,50 euro, il restante veniva intascato da Buzzi & Co. Un giro d'affari milionario che, definito dallo stesso rende più della droga. Se per i centri dei rifugiati il business illegale corrisponde a sette milioni euro l'anno a carico dell'Amministrazione capitolina, quello dei randagi detenuti nei canili comunali non è da meno. Il meccanismo è il medesimo: solo il 10% dei cinque milioni di euro/annui è destinato ai mantenimento dei cani il resto è per garantire stipendi d'oro ai responsabili dei Volontari Canile Porta Portese e consulenze strapagate. La medesima associazione dal 1997 senza aver mai vinto gara d'appalto o bandi pubblici lavora con affidamento diretto in convenzione, pratica illegale visto l'ammontare dei finanziamenti”.

E i conti Fuccelli li conosce bene: “Per ogni animale erano stati erogati fondi che vanno straordinariamente al di sopra delle medie nazionali, 18 euro contro i 2,5/3 euro, a fronte di una situazione igienico-sanitaria peggiore di molte altre visto che la Asl ha determinato la chiusura definitiva di alcune strutture e la messa a norma delle restanti, tutte irregolari. Una gestione colpevole, oltretutto, di non essere mai riuscita, in decenni di attività, a far scendere il numero dei cani detenuti sotto il tetto minimo di 1.000, numero necessario per garantire l'erogazione dei fondi concordati”. 

Il Partito Animalsira Europeo si riconferma così, una forza mortice contro ogni illegalità perpetrata sugli animali. Ma soprattutto aver acceso i riflettori su quelle associazione che nell'accudimento degli stessi animali avevano creato un business milionario e illegalità all'interno del Comune di Roma. 

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Roma

Omicidio a Roma, venti anni a chi uccise e lasciò Michelle in un carrello

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“Ho commesso un reato gravissimo e voglio pagare per quello che ho fatto”.

Una lettera, poche righe, prima che il giudice del tribunale per i minori si ritirasse in camera di consiglio, prima che gli venissero inflitti 20 anni di carcere. E’ quanto ha letto in collegamento video dal carcere di Treviso l’imputato, il giovane di origini cingalesi che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate Michelle Causo a Roma per poi lasciare il cadavere, chiuso in una busta di plastica, in strada abbandonato in un carrello a poca distanza da un cassonetto per l’immondizia nel quartiere Primavalle.

“L’ho uccisa ma non ho premeditato l’omicidio”, ha aggiunto l’imputato, all’epoca dei fatti 17enne come Michelle, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena. I genitori della ragazza erano presenti in aula al momento della lettura del dispositivo.

Con questa sentenza – ha detto la madre – riusciamo un pochino a dare giustizia a Michelle. È la prima volta che un minore prende 20 anni, ma se li merita tutti. Adesso andiamo avanti, ho un altro figlio e mi dovrò dedicare completamente a lui”. Il tribunale ha, di fatto, recepito l’impianto accusatorio della Procura.

Le aggravanti sono legate al tentativo di sbarazzarsi del cadavere, infilandolo in una sacca nera dell’immondizia. L’aggressione avvenne in un appartamento di via Dusmet. Il minore, nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, non si preoccupò di ripulire la scena del crimine, tracce di sangue furono trovate ovunque a cominciare dall’androne del palazzo. L’esame autoptico svolto sul corpo della ragazzina confermò il drammatico quadro emerso subito dopo il ritrovamento del cadavere.

Tra i ragazzi si consumò una prima discussione accesa con urla, percepite distintamente anche dai vicini, e poi l’aggressione. Dalle ferite riscontrate nel corso dell’esame è emerso che il giovane colpì la ragazza utilizzando un coltello da cucina. Un’azione omicida che forse era iniziata con un fendente alla schiena per poi proseguire con almeno altri cinque colpi sul resto del corpo della minorenne. Un vero e proprio massacro che si sarebbe consumato in pochi minuti.

Altra certezza è che dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga, ci fu il drammatico e velleitario tentativo di lasciare il corpo lontano dal luogo dell’aggressione, la casa dove il ragazzo viveva. La madre, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre era in Sri Lanka.

Madre e figlio si erano trasferiti da poco nell’immobile dove nel corso di una perquisizione venne trovata della droga, sostanze utilizzate per produrre mix di stupefacenti sintetici. Nel corso dell’udienza del 29 maggio scorso l’imputato aveva fornito la sua versione di quanto accaduto in quella tragica giornata. Il giovane ha affermato di avere aggredito la ragazza con una prima coltellata perché si era sentito offeso da alcune affermazioni fatte da lei.

In merito alla ricerca su internet, effettuata il giorno prima dell’omicidio, su “come sferrare colpi letali”, l’imputato ha sostenuto di averla fatta perché doveva recarsi in una zona isolata e voleva capire come comportarsi in caso di eventuali attacchi. In base ad una perizia psichiatrica disposta dal tribunale l’imputato era, comunque, capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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