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Redazione
Nemi (RM) – Il gruppo folclorico di Nemi “U Rembombu” fa il pieno di consensi in tutte le manifestazioni in cui ha partecipato ultimamente in rappresentanza dell'Italia. Insieme al gruppo di Nemi, nei vari festivals europei e non, erano presenti gruppi folk provenienti da più nazioni: Bulgaria, Cipro, Serbia, Armenia, Spagna, Portogallo, Messico, Argentina, Grecia. Il merito del successo del gruppo “U Rembombu” di Nemi va sicuramente ricercato nell’impegno con cui il gruppo folclorico cura con amore, sacrificio e passione tutta la preparazione e l’organizzazione degli eventi a cui partecipa.
“U Rembombu” è ormai noto sia in Italia che all’estero ed ha fatto conoscere ed apprezzare quelle che sono le vere tradizioni locali, basti ricordare la ricercatezza dedicata al costume che i componenti del gruppo indossano, oppure allo studio e la successiva interpretazione di tradizioni e aneddoti di Nemi attraverso i balli , la recitazione, la musica ed il dialetto.
“Abbiamo vissuto emozioni indescrivibili – racconta la rappresentante del gruppo Elisabetta Mannoni – In questi incontri – prosegue Mannoni – cresce l’amore per il folclore, e noi siamo contenti della strada che abbiamo intrapreso e di tutto quello che abbiamo fatto e stiamo facendo. Saremo onorati di ospitare, qui a Nemi il prossimo 1 maggio, il gruppo Valenciano, il quale ha espresso pubblicamente il desiderio di uno scambio culturale con il nostro paese. Un plauso a tutto il gruppo che si sta preparando ai prossimi appuntamenti, tra i quali, – conclude Mannoni – quello ormai tradizionale delle “Callaroste e Vinu Rosciu Callo” che si svolgerà nel prossimo autunno a Nemi".
Quest’anno ricorre il trentennale dalla fondazione del gruppo: 1985 – 2015. Sono trenta anni di cultura popolare che “U Rembombu” ricerca, elabora, attraverso la sua attività. Per l’occasione tutti i componenti del gruppo stanno lavorando per la pubblicazione di un libro che ricorda tutto il lavoro svolto con l’entusiasmo di trasmettere, soprattutto ai giovani, il legame con il territorio di appartenenza, conservando inalterata la dignità della piccola comunità.
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