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Roma

NEMI E L'ASSOCIAZIONE CITTA' DEL VINO: IN VINO FALSITAS IN FRAGOLINA VERITAS

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Tempo di lettura 2 minuti Anche in questo caso vale il vecchio adagio popolare: ad ognuno il suo mestiere, ed al lupo le pecore.

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di Angelo Parca

Nemi (RM) – Per favore fermiamoci finché siamo in tempo. Sarebbe una imbarazzante scivolata se il Paese delle fragole damblé divenisse “del vino” col piccolo particolare che Nemi non si contraddistingue per le sue distese di vigneti: non ve ne sono ne a monte e ne a valle tranne un paio di eccezioni che non fanno “primavera”.

Vi spieghiamo qual è l’ultima trovata dell’ormai ben nota amministrazione di Alberto Bertucci:
appena abbiamo aperto l’Albo pretorio online ci è balzata all’occhio una delibera del Consiglio Comunale n° 20 del 7 agosto 2015 che recita: Adesione Associazione Nazionale Città del vino. Città del vino?? Forse abbiamo letto male sarà Città delle fragole. E no, cari lettori è proprio la richiesta di adesione all’Associazione Città del Vino.

A questo punto ci siamo chiesti e di conseguenza informati: per aderire all’Associazione Città del Vino è necessario produrre vino, e per produrre vino ci vogliono i vigneti.

Vigneti a Nemi? Dove sono? Boh. Immaginarsi che presa in giro per i visitatori che si aspettano paesaggi come Lanuvio, Frascati, Marino. Insomma si aspettano di ammirare qualche vigneto.

Ma per non saper ne leggere ne scrivere, gambe in spalla, siamo partiti per una ricognizione del territorio comunale, ed effettivamente, scrutando la Valle del lago abbiamo visto alcuni terreni con vigneti.

Ma non ci siamo fermati qui, abbiamo voluto approfondire  l’argomento e, dall’esame dei dati agricoli, è emerso che nel comune di Nemi la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è di 37 ettari pari al 5.05% della superficie comunale a testimonianza del crollo dell’agricoltura che in passato era il motore dell’economia del paese.

Ancora più tragico appare il dato viticolo: i due produttori possono contare su circa 3 ettari di vigneto che rappresentano lo 0,03% della superficie vitata provinciale, lo 0,01% di quella regionale e solamente lo 0,00004 (zero virgola zero zero zero zero quattro) di quella nazionale. Per carità di patria, e anche perché abbiamo terminati gli zeri, ci asteniamo dal commentare il dato relativo al numero delle aziende. Tra l’altro nessun vino viene rivendicato come IGT o DOC.

L’Associazione Città del Vino raggruppa i comuni, italiani e non, che danno nome ad un vino o nei quali si producono vini a denominazione di origine o a indicazione geografica, o che documentino un’adeguata tradizione enologica connessa a valori di carattere ambientale, storico e culturale o produttivo, e ne fanno parte soltanto 560 Comuni italiani con spiccatissima vocazione vitivinicola: solamente 13 sono laziali e tra questi, mancano per esempio, comuni che possono vantare una tradizione vitivinicola più che millenaria come Albano laziale, Ariccia e Velletri.

Ci domandiamo: con questa situazione come si può pensare di chiedere l’adesione alle Città del Vino? Perché andare incontro ad una sonora bocciatura? Meglio fare un passo indietro che incassare una figuraccia e poi dovremmo ampliare la già nutritissima cartellonistica turistica che si trova all’ingresso della cittadina. Insomma Nemi è “città un po’ di tutto”: dal nuoto, alle biciclette, alle fragole… adesso ci manca il vino e facciamo poker poi potremmo pensare di riassumere tutti questi sostantivi in un nome soltanto BAZAR. Scherzi a parte, non è forse meglio, anche in considerazione che il Comune di Nemi è depositario del marchio registrato “Fragolina di Nemi”, valorizzare ed incentivare la coltivazione della fragolina, prodotto per cui Nemi è famosa in tutto il mondo? Ogni città punta su una caratteristica e la sviluppa al meglio, perché non proviamo a concentrarci sul prodotto tipico del Paese e promuoverlo con la lettera maiuscola?

Anche in questo caso vale il vecchio adagio popolare: ad ognuno il suo mestiere, ed al lupo le pecore.
 

Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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