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Roma

CASTEL GANDOLFO: L'INTERVISTA AL SINDACO MILVIA MONACHESI

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Tempo di lettura 4 minuti Mentre Moianetti e Colacchi si preparano ad una presunta uscita dalla maggioranza, L'Osservatore d'Italia ha voluto sentire che cosa ne pensa il primo cittadino

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di Chiara Rai

Castel Gandolfo (RM) – La politica di Castel Gandolfo è in continuo fermento. A tal proposito L'Osservatore d'Italia ha inteso intervistare il Sindaco Milvia Monachesi. In queste ore stanno arrivando novità di rilievo da parte del presidente del consiglio comunale Maurizio Colacchi e dal vicesindaco Giacomo Moianetti che presumibilmente usciranno dalla coalizione di maggioranza per iniziare una palese e ferrea opposizione alla coalizione di Monachesi

 

Sindaco Monachesi, non si può dire che negli ultimi tempi non ci sia un acceso confronto con diversi esponenti della politica  gandolfina, non ultimo lo stesso presidente del Consiglio comunale Maurizio Colacchi
Purtroppo quanto sta avvenendo a Castel Gandolfo non ha più nulla  a che vedere con un confronto politico; siamo semplicemente di fronte ad un attacco all’Amministrazione da parte di chi non sa rinunciare al “potere” che ha gestito in passato.

E’ chiaro il suo riferimento a Colacchi. Ma, scusi, non era il suo promoter in campagna elettorale?
Infatti, e consideri che i consiglieri  della  Coalizione Arcobaleno sono stati tutti proposti  dall’ex sindaco, quella stessa persona che ora li taccia come incapaci ed incompetenti. Come lo spiega lei?

Quando ha capito che tra lei e Colacchi era veramente “finita” in termini di coalizione politica?
I comportamenti ostruzionistici ci sono stati fin da subito, ma inizialmente ho pensato alla reazione anche comprensibile di chi vede un’altra persona in quello che considera il suo posto (ho spesso fatto l’esempio della suocera verso la nuora). Pensavo che con il tempo le cose potessero migliorare, invece sono peggiorate. Nei primi due anni ha agito apparentemente  in completo isolamento, ma oggi è evidente la condivisione di  intenti con il consigliere Moianetti  il quale, pur ricoprendo a suo tempo le più alte cariche assessorili (vicesindaco, assessore al bilancio, ai Lavori Pubblici e allo Sport)  ha assunto all’interno della Giunta lo stesso atteggiamento ostruzionistico.

Che tipo di atteggiamento? Sembra quasi che lei parli di strategia a tavolino.
Ha usato il termine giusto. La strategia attuata con metodo scientifico dai due consiglieri  è talmente semplice e chiaro da essere scontato:  possono essere accettate e votate soltanto le scelte iniziate dal Sindaco Colacchi o dall’assessore Moianetti,  mentre tutto il resto deve essere bollato come “atto irresponsabile,  frutto di incapacità, pericoloso ”.

Addirittura pericoloso? Non pensa di esagerare?
No. L’obiettivo dell’uso di questo termine è quello di spaventare chi deve prendere le decisioni, paventando conseguenze amministrative, civili o penali, ed è stato usato sia in Consiglio comunale che  con i funzionari comunali per esercitare una pressione psicologica finalizzata al rallentamento dell’azione amministrativa.

Sta dicendo che è una vera lotta a chi rimane in piedi?
Giudichi lei. L’ultimo esempio su questo comportamento lo abbiamo avuto in occasione del Consiglio Comunale del  30 luglio nel quale abbiamo approvato, come tutti i Comuni d’Italia,  le aliquote dei tributi. Entrambi non si sono presentati in Consiglio, il primo perché in ferie (una casualità molto sospetta, dal momento che la scadenza del 30 luglio era nota a tutti)  il secondo appellandosi a inverosimili presunte irregolarità nella convocazione. Dopo essersi sottratti alla responsabilità delle scelte,  l’ex sindaco Colacchi ha adottato la solita frase relativa alla “scelta irresponsabile e inopportuna”, mentre l’ex assessore Moianetti si è limitato a dire era stato molto più bravo lui a suo tempo perchè l’aliquota l’aveva fissata al 2,2 per mille (in realtà allora abbiamo  scelto di reperire i fondi necessari per quadrare il bilancio aumentando  l’Irpef, ma questo si è ben guardato dal dirlo).  Entrambi comunque non hanno fornito alcuna proposta alternativa. E’ un comportamento responsabile secondo lei? Finalizzato a cosa?

Non pensa che Moianetti e Colachi vogliano contribuire ad una critica costruttiva?
Nei primi tempi ci ho sperato, e sarebbe stato un bene per tutti (che vantaggio ho io da questa situazione?) oggi è evidente che non è così, ma di questo sono contenta perché ora sono finalmente  usciti  alla luce del sole, dove tutti possono vedere e giudicare anche l’incoerenza di chi continua a autodefinirsi “maggioranza” quando  in realtà sono i peggiori nemici della stessa. Oggi a Castel Gandolfo non esiste più una maggioranza ed un’opposizione, ma una divisione tra chi vuole rispettare gli impegni presi in campagna elettorale e chi vuole impedirlo. Critica costruttiva e aggiungo leale,  definisco invece quella della minoranza ufficiale, e a questo proposito voglio dire che ho molto apprezzato il senso di responsabilità dei consiglieri De Angelis e Toti, che hanno garantito la possibilità di svolgere un Consiglio Comunale che altrimenti avrebbe causato danni all’Ente che rappresentiamo.

E qual è la posizione del consigliere Gasperini?

Per ora non si sbilancia,  ma sono convinta, per quanto mi è dato di conoscerlo, che non potrà seguire i due consiglieri.

Non pensa che forse il suo modo di governare, probabilmente contrario al loro, li abbia fatti sentire degli “esclusi”?
Come possono sentirsi esclusi proprio coloro i quali hanno ricevuto le più alte cariche dopo quella del Sindaco? Cosa avrebbero dovuto dire chi non è stato nominato assessore allora?
 Personalmente  ho sempre creduto, e ancor di più ne sono convinta in questo momento di grande difficoltà, che sulle aspirazioni personali debba prevalere il buonsenso e la necessità di lavorare insieme unendo le forze, e questo vale ancor di più per chi si è impegnato a farlo davanti ai propri elettori.
Noi abbiamo cercato a lungo il superamento delle posizioni, e personalmente sarei felice se ciò potesse ancora accadere, ma intanto andiamo avanti con serenità e determinazione, aperti al confronto e alla collaborazione  con chiunque all’interno del Consiglio e delle forze politiche condivida questa impostazione, per affrontare nel modo migliore l’oggi e programmare il domani.

La ringraziamo per averci dedicato il suo tempo.

Grazie a  voi
 

Roma

Omicidio a Roma, venti anni a chi uccise e lasciò Michelle in un carrello

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“Ho commesso un reato gravissimo e voglio pagare per quello che ho fatto”.

Una lettera, poche righe, prima che il giudice del tribunale per i minori si ritirasse in camera di consiglio, prima che gli venissero inflitti 20 anni di carcere. E’ quanto ha letto in collegamento video dal carcere di Treviso l’imputato, il giovane di origini cingalesi che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate Michelle Causo a Roma per poi lasciare il cadavere, chiuso in una busta di plastica, in strada abbandonato in un carrello a poca distanza da un cassonetto per l’immondizia nel quartiere Primavalle.

“L’ho uccisa ma non ho premeditato l’omicidio”, ha aggiunto l’imputato, all’epoca dei fatti 17enne come Michelle, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena. I genitori della ragazza erano presenti in aula al momento della lettura del dispositivo.

Con questa sentenza – ha detto la madre – riusciamo un pochino a dare giustizia a Michelle. È la prima volta che un minore prende 20 anni, ma se li merita tutti. Adesso andiamo avanti, ho un altro figlio e mi dovrò dedicare completamente a lui”. Il tribunale ha, di fatto, recepito l’impianto accusatorio della Procura.

Le aggravanti sono legate al tentativo di sbarazzarsi del cadavere, infilandolo in una sacca nera dell’immondizia. L’aggressione avvenne in un appartamento di via Dusmet. Il minore, nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, non si preoccupò di ripulire la scena del crimine, tracce di sangue furono trovate ovunque a cominciare dall’androne del palazzo. L’esame autoptico svolto sul corpo della ragazzina confermò il drammatico quadro emerso subito dopo il ritrovamento del cadavere.

Tra i ragazzi si consumò una prima discussione accesa con urla, percepite distintamente anche dai vicini, e poi l’aggressione. Dalle ferite riscontrate nel corso dell’esame è emerso che il giovane colpì la ragazza utilizzando un coltello da cucina. Un’azione omicida che forse era iniziata con un fendente alla schiena per poi proseguire con almeno altri cinque colpi sul resto del corpo della minorenne. Un vero e proprio massacro che si sarebbe consumato in pochi minuti.

Altra certezza è che dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga, ci fu il drammatico e velleitario tentativo di lasciare il corpo lontano dal luogo dell’aggressione, la casa dove il ragazzo viveva. La madre, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre era in Sri Lanka.

Madre e figlio si erano trasferiti da poco nell’immobile dove nel corso di una perquisizione venne trovata della droga, sostanze utilizzate per produrre mix di stupefacenti sintetici. Nel corso dell’udienza del 29 maggio scorso l’imputato aveva fornito la sua versione di quanto accaduto in quella tragica giornata. Il giovane ha affermato di avere aggredito la ragazza con una prima coltellata perché si era sentito offeso da alcune affermazioni fatte da lei.

In merito alla ricerca su internet, effettuata il giorno prima dell’omicidio, su “come sferrare colpi letali”, l’imputato ha sostenuto di averla fatta perché doveva recarsi in una zona isolata e voleva capire come comportarsi in caso di eventuali attacchi. In base ad una perizia psichiatrica disposta dal tribunale l’imputato era, comunque, capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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