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di M.L.S.
Roma – All'alba di mercoledì, due uomini di nazionalità magrebina sono stati arrestati dai Carabinieri del Ros perchè accusati di terrorismo internazionale. Un terzo elemento è stato invece fermato in Marocco per reati di terrorismo. Nel mirino della Procura della Repubblica capitolina, una cellula di matrice qaedista che, secondo gli investigatori:” Si proponeva anche la pianificazione ed esecuzioni di atti terroristici in Italia e in Nord Africa”.
Proselitismo in rete. Le indagini messe in campo dai militari del Ros hanno appurato come la cellula del terrore fosse dedita al proselitismo telematico. L'organizzazione, infatti, utilizzava un sito web, creato e gestito dagli stessi indagati, come una grande rete da pesca per adescare nuovi adepti, indottrinarli ed addestrarli.
Piani di difesa contro un attacco potenziale. Roma, per far fronte alle minacce mosse più volte nei suoi confronti da parte dei fondamentalisti islamici, si prepara ad un eventuale attacco studiando strategie di emergenza per ogni potenziale obiettivo.
Dopo le stragi parigine e tunisine, la Capitale si muove e mette in campo una serie di strategie emergenziali che interessano diversi siti considerati sensibili, tra cui: scuole, monumenti, stazioni, luoghi istituzionali, ambasciate e addirittura centri commerciali. Dunque, per arginare la sete di sangue della jhiad, Viminale e forze dell'ordine hanno preventivato un piano di emergenza, contenuto in un file dedicato per ogni luogo a rischio. L'emergenza, qualora dovesse presentarsi, sarà fronteggiata mediante un sistema ad ingranaggi azionato dall'intervento di forze dell'ordine e soccorsi sanitari.
Piano di emergenza al Colosseo. Per quanto riguarda il piano emergenziale predisposto per l'anfiteatro Flavio, simbolo dell'urbe: Nocs, Digos, ambulanze, Protezione Civile e Vigili del fuoco sarebbero pronti all'intervento per mettere in sicurezza ed isolare la zona per un raggio di diversi chilometri. Per esempio, in seguito ad un'eventuale deflagrazione, i primi ad intervenire sarebbero i nuclei Nbcr dei Vigili del fuoco, mentre le unità dell'antiterrorismo sarebbero chiamate a circoscrivere l'area così detta “zona calda”. Nella “zona tiepida”, invece, ambulanze e mezzi di soccorso rimarrebbero in stallo, pronti aò trasporto di eventuali feriti. Nella zona dei Fori Imperiali, invece, sarebbero allestite una sala operativa mobile ed un residio sanitario utile all'assistenza dei feriti mentre, in corrispondenza del Circo Massimo, verrebbe allestito un eliporto.
Da via dei Fori Imperiali a Via San Giovanni in Laterano, l'arco di Costantino e dall’altra parte il parco di Colle Oppio, delimitano la “zona calda” e la “zona tiepida” da cui, tutti i mezzi di trasporto sanitario sarebbero pronti a dirigersi verso il nosocomio più vicino, l'ospedale San Giovanni, prima tappa dei feriti che verrebbero successivamente smistati in altre strutture ospedaliere.
Piano di emergenza San Pietro. Nel caso di un attacco al cuore della cristianetà, nella zona del Vaticano, precisamente a Piazza San Pietro, la “zona calda” sarebbe delimitata dal colonnato della Piazza stessa. In questo caso l'ospedale di riferimento sarebbe il Santo Spirito, che sarebbe raggiunto facilmente dai mezzi in attesa nella “zona tiepida” istituita in Via della Conciliazione. Per quanto riguarda i mezzi di elisoccorso, invece, atterrerebbero nelle piazze adiacenti la Basilica per trasportare gli eventuali reduci in Largo Giovanni XXIII.
Deviazioni. In caso di attacco terroristico, il traffico sarebbe deviato a seconda del obiettivo sensibile oggetto delle “brutali attenzioni” dei fanatici islamisti, permettendo così alle forze dell'ordine e ai mezzi di soccorso una manovra di avvicinamento immediata al luogo del delitto.
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