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Redazione Lazio

IL CENTRODESTRA DOPO L’URAGANO

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di Marco Mattei


C'era una volta il centrodestra di Berlusconi con Fini, Casini e Bossi. Ci furono anni nei quali tutti noi condividevamo l'entusiasmo della imminente Rivoluzione Liberale, alcuni comprendendone in maniera puntuale il significato altri vivendo solo l'entusiasmo contagioso di Berlusconi. Gli anni passavano e a fasi alterne il Centrodestra vinceva e perdeva ma consolidava il proprio elettorato sempre in attesa della promessa Rivoluzione Liberale. Nel 2001 vincemmo con percentuali bulgare ma nei 5 anni successivi la difficoltà a trasformare le promesse in azioni di governo deluse molti nostri elettori, soprattutto dell'area moderata. Poi ci fu la campagna elettorale del 2006 con lo smarcamento a tre punte. Fini e Casini, pensando di uscire sconfitti come coalizione tentarono di insidiare la leadership di coalizione a Berlusconi. Berlusconi fu l'unico a credere nella possibilità di vittoria e le tre punte si dimostrarono un flop perché come vaticinava Berlusconi una maggior coesione ci avrebbe fatto recuperare quella manciata di voti che mancarono per la Vittoria (20.000). Prodi avendo vinto senza maggioranza dopo due anni cadde e li paradossalmente inizio il nostro tracollo. Nel 2008 Berlusconi credendo di aver avuto una grande intuizione creó il PDL con una fusione a freddo tra FI e An. L'UDC si smarcó e la Lega rimase solo come alleato. Vincemmo di nuovo e di nuovo con percentuali Bulgare, l'elettorato, credendo che ci fosse vera coesione nel PDL e in un'alleanza di ferro con la Lega, al Senato ci diede oltre il 40 % dei consensi. Negli anni successivi vincemmo tutto, comune di Roma, Regione Lazio etc. ma nessuno comprese che la fusione a freddo era servita solo ad ingannare gli elettori. Non è più esistito un argomento, un punto programmatico, una tensione ideale capace di tenerci uniti. La Rivoluzione Liberale desiderata e spinta dal popolo dei moderati (gli ex FI, oltre il 50 % dell'elettorato) e tollerata dall'area integralista (ex An e Lega l'altro 50% della coalizione) è stata avversata dai più lanciando la coalizione su politiche avventuriste e di corto respiro. Casini oramai pontificava dall'opposizione senza mai superare il 4%, Fini inizió a smarcarsi dopo pochi mesi dall'elezione a presidente della Camera dei Deputati. E nel 2010/2011 inizió la stagione degli scandali. Nei 18 anni di coabitazione FI rappresentava il 20/30% dell'elettorato An il 10/15% e la Lega tra il 7 e il 9%. Questo elettorato deluso dalla frantumazione politica del Centrodestra molto più che dagli scandali ha cominciato ad abbandonare le Urne. Questo fatto insieme alla entrata di Grillo ha spinto alla fine l'elettorato moderato verso Renzi regalandogli il 40% alle europee del 2014. Oggi, saltando tutta un'altra serie di analisi, siamo alla frantumazione finale. La lega gioisce per il suo 14% che sommato al trionfante 4,5% di FdIAn non raggiungono neanche la somma dei tempi peggiori di An con Fini e Lega con Bossi. Il tutto senza contare che in termini assoluti quel 20% rappresentava qualche milione di elettori in più. Con tutto ciò sembra che SALVINI e la Meloni non comprendano che, senza l'area dei moderati, l'elettorato della Rivoluzione Liberale della prima ora , cioè Forza Italia in salute e capace di riportare quel 20 25% di elettori in coalizione, non potranno che continuare a fare testimonianza politica. La grande partita continua a giocarsi sull'elettorato moderato quello che gli slogan, se pur condivisibili di Meloni e SALVINI, non catturano ne stimolano a ritornare alle origini. Esiste un vastissimo elettorato moderato che l'NCD sperava di poter conquistata ma non vale neanche la pena di analizzare il perché del flop. Questo elettorato potrà restituire al Centrodestra la possibilità di vittoria abbandonando Renzi è il non voto se Berlusconi saprà indicare la via d'uscita dell'attuale coabitazione armata tra chi può realmente candidarsi a rappresentare valori ed elettori di quest'area ( e tra questi forse solo Tajani ha la statura politica per farlo) e chi ha colonizzato questo partito con metodi ed interessi che nulla hanno a che vedere con i nostri valori. La prima partita Berlusconi dovrà affrontarla internamente comprendendo che la strutturazione correntizia degli ex An è il vero ostacolo al rilancio del Partito. La seconda partita dovrà giocarla con Lega e FdIAn convincendo Meloni e SALVINI che una loro leadership è impossibile se l'obiettivo è il governo della Nazione. Ogni altra alchimia ci allontanerà dall'obiettivo principale e permetterà che il dibattito continui in maniera asfittica facendo a Renzi l'ennesimo regalo.