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di Chiara Rai
Marino Laziale (RM) – Si attende con tanta paura e rabbia che arrivino gli immigrati a Marino. I residenti sono sul piede di guerra: “Non siamo razzisti, siamo terrorizzati”. Ripetono questa frase in continuazione gli oltre 50 inquilini che risiedono in via Cesare Colizza 55 a Marino.
Donne in gravidanza, bambini, anziani, uomini pronti a mantenere la barricata contro l’arrivo inaspettato di 78 immigrati che dovrebbero stabilirsi a vivere nelle prossime ore nella centralissima zona 167 di Paolina che dista circa 30 chilometri da Roma.
La tensione è altissima, le forze dell’ordine insieme ai vigili urbani presidiano il quartiere dove risiedono perlopiù giovani coppie che all’incirca l’anno scorso hanno acquistato gli appartamenti del complesso di edilizia popolare: si tratta di cinque palazzine di cui tre sono state vendute. In totale sono 24 appartamenti di cui 8 sono destinati all’accoglienza dei profughi. Queste otto abitazioni sono state affittate dalla Flavia Srl, società proprietaria, ad una cooperativa che si è aggiudicata un bando di gara del ministero degli Interni.
Dei 78 migranti , 54 vengono da Roma e 24 da Ciampino. Sono tanti gli inquilini di questo grande condominio che vorrebbero mettere in vendita e andarsene ma non possono: La convenzione edilizia stipulata col Comune non gli consente di vendere prima dei cinque anni dall’acquisto. Gli uomini di casa già pensano di allontanare le loro donne e ad ostacolare in ogni modo l’arrivo dei profughi: “Ci sentiamo in pericolo – dice una ragazza col passeggino che manifesta insieme agli altri fuori dai palazzi – ogni giorno le cronache raccontano di violenze, furti, uccisioni. Non possono lasciarci soli, abbiamo paura”. Riccardo Pasterino è uno dei tanti giovani che ha comprato casa e convive con la sua fidanzata nelle contestate palazzine: “Ci stanno rovinando la vita – dice Riccardo – qui non ci sono le condizioni per accogliere i profughi non è questione di razzismo. Non possiamo convivere nello stesso condominio con persone che si riverseranno nelle scale, nei nostri giardini. Qui ci sono famiglie che si sentono minacciate dall’arrivo di questi extracomunitari perché manca la sicurezza e siamo soli”. Il pomeriggio il quartiere si riempie di bambini che giocano. La zona però è scarsa di servizi come l’illuminazione della strada, i marciapiedi. Insomma non appena si fa buio lo scenario cambia. Ieri mattina, un gruppo di inquilini ha parlato col prefetto vicario, racconta Riccardo, ma di fronte alle loro rimostranze si è presentato un muro di gomma: “Ci fanno passare per razzisti – aggiunge – quando invece il problema è che dobbiamo caricarci sulle spalle 78 persone che passeranno chissà quanto tempo qui, se li dimenticheranno.
Ci dimenticheranno”. Giordano un altro inquilino, racconta che è impossibile immaginare tutti questi immigrati affacciati ai balconi, per terra e in condizioni di disagio: “E che ne sappiamo che malattie hanno? – dice – quante madri lascerebbero giocare i loro figli con queste persone libere di invadere il condominio?”. Alcune ragazze tornano da lavoro la sera tardi e se prima avevano paura adesso sono sconvolte: “Non è possibile convivere con queste persone – dice una ragazza di via Colizza – non possiamo essere il capro espiatorio dell’incapacità delle istituzioni di gestire un’emergenza immensa. Queste sono palazzine dove vivono famiglie che pensano a costruirsi un futuro in sicurezza”. La notizia dell’arrivo dei profughi a Marino ha iniziato con un passaparola rapidissimo dopo che alcuni residenti della zona hanno visto un via vai di mezzi che trasportavano letti a castello e mobilio. Marco Comandini denuncia l’assenza di comunicazione da parte dell’amministrazione comunale: “La notizia era nota all’amministrazione già da qualche giorno – dice Marco – eppure non hanno detto nulla nel consiglio comunale di lunedì scorso. E’ mancato il confronto con la cittadinanza”. Dal canto suo il vicesindaco Fabrizio De Santis si mostra vicino ai marinesi in questo momento di grande emergenza e fa sapere che fino ai primi giornidi questo mese non si aveva notizia di arrivi in città: adesso l’amministrazione chiede che il prefetto Gabrielli faccia chiarezza sui contorni della vicenda.
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