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Roma

NEMI: UN 1 MAGGIO DEDICATO AI SANTI PATRONI FILIPPO E GIACOMO

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Tempo di lettura 2 minutiLa musica, il grande stendardo con la raffigurazione dei Santi, istituzioni, sacerdoti e diversi cittadini vestiti anche con il tradizionale costume nemese.

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di Chiara Rai

Nemi (RM) – Una processione incantevole e affascinante quella che si è tenuta venerdì primo maggio 2015 a Nemi per festeggiare i Santi Apostoli Filippo e Giacomo, patroni del piccolo paese delle fragoline. La musica, il grande stendardo con la raffigurazione dei Santi, istituzioni, sacerdoti e diversi cittadini vestiti anche con il tradizionale costume nemese. Questa solenne e antica processione ha reso la giornata di sole ancora più particolare. Una giornata di doppio festeggiamento perché il primo maggio è anche la festa dei lavoratori e Nemi è stata meta di molti visitatori e turisti che hanno goduto delle bellezze del paesaggio storico naturalistico.

Alla processione hanno partecipato anche le Forze dell’Ordine che hanno garantito sicurezza e ordine pubblico per l’intera giornata: i Carabinieri della Stazione di Nemi diretti dal Maresciallo Vincenzo Abbate e la Polizia Municipale guidata dal Comandante Gabriele Di Bella.

Nella sua semplicità, la processione ha suscitato molte emozioni per la sua sacralità ma anche per il fatto che è la testimonianza che la tradizione viene tramandata di generazione in generazione: è stato bello vedere i cittadini di Nemi con figli e nipoti al seguito e diversi giovani sfilare per la cittadina.

I Santi Apostoli Filippo e Giacomo. Filippo Apostolo, con quel nome greco, originario della Galilea, è l’Apostolo che fa il conto di quanto costerebbe sfamare la turba che da ore segue Gesù: ”Duecento denari non bastano per dare a tutti un pezzo di pane anche piccolo” (Vangelo di Giovanni, 6,7). Ed è pure quello che, dopo l’ingresso di Gesù in Gerusalemme, gli presenta alcuni “greci” arrivati per la Pasqua ebraica (e sono “proseliti” dell’ebraismo quasi certamente di origine pagana). Di Filippo parla soltanto il Vangelo di Giovanni, riferendo le sue parole a Gesù nell’ultima Cena: “Signore, mostraci il Padre, ci basta”. E Gesù, dapprima, fa una considerazione malinconica: “Sono con voi da tanto tempo, e ancora non mi hai conosciuto, Filippo?” E aggiunge poi, rivolto a tutti: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”. L’ultimo cenno a Filippo si trova poi negli Atti degli Apostoli al primo capitolo, che parla dell’elezione di Mattia al posto del traditore Giuda. Giacomo, figlio di Alfeo, viene chiamato “il Minore” per distinguerlo dall’altro Giacomo detto il “Maggiore”, venerato da tanti secoli col nome di Santiago nel notissimo santuario di Compostela in Spagna. Giacomo “minore” è noto anche come ”il Giusto”, per l’integrità della sua vita. Incontra Saulo-Paolo, già duro persecutore dei cristiani, poi convertito: e lo accoglie con amicizia insieme a Pietro e a Giovanni. Poi, al “concilio di Gerusalemme”, invita a “non importunare” quelli che si sono fatti seguaci di Gesù provenienti dal paganesimo; non costringerli cioè a seguire tante regole tradizionali dall’ebraismo. Questo Giacomo, dopo la morte del suo omonimo detto “il maggiore” nell’anno 42 e la partenza di Pietro, diviene il capo della comunità cristiana di Gerusalemme. E’ autore della prima tra le “lettere cattoliche” del Nuovo Testamento, che si rivolge “alle dodici tribù disperse nel mondo”, ossia ai cristiani di origine ebraica che vivono fuori dalla Palestina: un documento noto per la forte insistenza sul dovere di accompagnare la fede con le opere: “Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta”. Giacomo, secondo lo storico Eusebio di Cesarea, viene ucciso nell’anno 63 a Gerusalemme durante una sollevazione popolare, istigata dal sommo sacerdote Hanan, che per quel delitto sarà poi destituito.

 

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