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LATINA, IMPIANTO BIOGAS CHIESUOLA: A.A.A. CERCASI RISPOSTE

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Tempo di lettura 2 minuti Il Comitato No Biogas Latina: “Ancora nessuna certezza. Vogliamo risposte dall’amministrazione comunale”

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Redazione

Latina – «È dall’aprile scorso che attendiamo invano risposte concrete e assunzioni di impegno. È da quando il sindaco Di Giorgi e gli assessori di allora Cirilli e Tripodi hanno pubblicamente “promesso” un regolamento comunale, per definire nel dettaglio la disciplina del rilascio di permessi ed autorizzazioni per gli impianti a biogas da realizzarsi sul territorio di Latina. E da quando il primo cittadino ha ribadito con forza e convinzione che nessuna centrale di simili fattezze sarebbe stata costruita in via della Cava, in zona Chiesuola. Ora a distanza di circa un anno, non avendo visto posizioni ferme in merito (vedasi l’iter di approvazione del regolamento), chiediamo di fare il punto della situazione e che l’amministrazione comunale sia chiara una volta per tutte sulle sue responsabilità e assunzioni di impegno».

Così i membri del Comitato No Biogas Latina, ancora una volta preoccupati dallo stallo e dall’immobilità dei politici del capoluogo, evidentemente poco interessati o formati sulla questione e sulle problematiche che si evidenzierebbero con la costruzione di un impianto a biogas a ridosso delle abitazioni e a poche centinaia di metri da una scuola elementare e materna. 

«C’è bisogno di un “colpo di reni”, oggi più che mai, per poter davvero scongiurare il pericolo che incombe sul nostro presente e sul futuro dei nostri figli e nipoti – continuano dal comitato – Ancora non c’è traccia del regolamento, nonostante la discussione in commissione Urbanistica (e il regolamento è il documento essenziale per poter tutelare il territorio, le sue colture e la salute di tutti i cittadini) e non è stato convocato come da noi in precedenza richiesto un consiglio straordinario sul tema con la partecipazione delle associazioni di categorie. La nostra preoccupazione riguarda anche la prossima udienza del TAR, in programma il 21 maggio, che dovrà esprimersi sul merito della sospensiva concessa lo scorso settembre: l’avvocatura del Comune saprà tenere testa ad una materia così specifica e complessa come quella degli impianti a biogas? Se non ha saputo farsi valere in prima battuta, saprà farlo ora quando il Tribunale Amministrativo del Lazio potrebbe consegnare all’azienda il permesso a costruire su un vassoio d’argento? Evidenziamo con rammarico il disinteresse di chi ci amministra, maggioranza ed opposizione indistintamente. Ed è curioso, se non strano, il silenzio assoluto di quei consiglieri comunali del Partito Democratico più zelanti e sempre attivi per le più disparate questioni, soprattutto per quelle ambientali».

Ora il comitato No Biogas Latina, nato dai residenti della Chiesuola ma da subito al lavoro per la protezione dell’intero territorio comunale e provinciale, chiede al Sindaco Di Giorgi un nuovo confronto pubblico, per rassicurare la popolazione del luogo e soprattutto per ribadire il suo impegno a contrastare con ogni mezzo e con forza la realizzazione degli impianti a biogas nei territori di sua competenza. Così da porre fine ad una politica fintamente sorda e cieca e ad un modo di amministrare il territorio che lascia intravedere continue lacune da un punto di vista di controllo e tutela.
Il comitato e tutti i suoi appartenenti, ribadiscono che non sono contro il progresso o la libera impresa, bensì schierati a tutela del patrimonio ambientale, delle colture d’eccellenza del territorio ed in particolar modo della salute pubblica.

 
 

 

Cronaca

Roma e Latina, traffico di droga: sequestro beni da 4,5 milioni a capi organizzazione

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Maxi sequestro di beni da circa 4,5 milioni di euro tra Roma e Latina. Ad eseguire il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Roma. Interessati beni e assetti societari, tra cui immobili e società riconducibili ai tre capi di un’associazione dedita al traffico di droga recentemente arrestati nell’ambito di un’operazione della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Sulla base di accertamenti svolti dalla Divisione Anticrimine di Roma sarebbe emerso che dall’attività illecita avrebbero accumulato ingenti proventi reinvestendoli in parte in società di sale scommesse a Pomezia e Ardea e in una rivendita di veicoli a Roma, e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze assicurative. Tra i beni interessati dal sequestro disposto dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione di Roma – 4 compagini societarie e 4 immobili, tra cui una villa di notevoli dimensioni con piscina.

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Cronaca

Cisterna di Latina, duplice omicidio: lei si è salvata scappando dalla finestra

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Desyrée Amato, la 22enne sopravvissuta ieri alla furia dell’ex fidanzato che a Cisterna di Latina ha ucciso la sorella e la madre della giovane (49 e 19 anni), è riuscita a salvarsi fuggendo dalla finestra del bagno dove si era rifugiata. Cristian Sodano, finanziere di 27 anni, dopo aver sparato alle due donne con l’arma d’ordinanza ha seguito la ragazza in bagno e ha sfondato la porta a calci. Lei è riuscita a scappare dalla finestra e a nascondersi in una legnaia in giardino, poi ha raggiunto la strada dov’è stata trovata in stato di choc. Nel pomeriggio di ieri l’uomo – originario di Minturno ma in servizio nel reparto navale di Ostia – è arrivato nella casa delle tre donne, nel quartiere San Valentino. Al culmine di un litigio ha aperto il fuoco. Alcuni quotidiani scrivono che l’uomo aveva dormito in quella casa soltanto la notte prima del duplice omicidio, nonostante la rottura sentimentale. “Ho litigato e poi ho sparato”, ha detti ai poliziotti che l’hanno arrestato.

Nei confronti di Sodano la procura di Latina ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, scattato dopo le indagini della Squadra Mobile e l’interrogatorio davanti al pm di turno, durante il quale l’uomo ha confessato la sua responsabilità, confermando quanto già dichiarato in prima battuta agli agenti intervenuti sul posto. Al termine degli atti di rito, è stato portato in carcere in attesa della convalida.

Secondo quanto si apprende Cristian Sodano, questo il nome dell’uomo, avrebbe ucciso Nicoletta Zomparelli e Reneé Amato dopo che queste erano probabilmente intervenute per difendere la sua ex fidanzata, Desyrée Amato. Il 27enne è stato rintracciato e portato in Questura dagli agenti della squadra mobile nel quartiere Q4 mentre stava cercando di raggiungere casa, nei pressi dell’abitazione di un parente. 

Di Reneé Amato e della sorella Desyreé si sa che avevano la passione per il ballo, come emerge dalle immagini sui loro profili social: la giovane uccisa aveva anche vinto qualche premio. La madre Nicoletta Zomparelli lavorava in un’agenzia immobiliare. 

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Cronaca

Pontinia, maltrattamenti di animali: chiusa azienda zootecnica

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La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Pontinia, unitamente alle componenti specializzate del Gruppo Carabinieri Forestali di Latina, del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Latina e con il supporto del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Latina, hanno effettuato un controllo presso un’azienda zootecnica di Pontinia operante nell’allevamento di bufale.
Durante l’ispezione i Carabinieri ed i Veterinari hanno potuto accertare come gli animali fossero allevati e tenuti in condizioni non compatibili con le proprie caratteristiche etologiche.
Nello specifico gli operanti hanno rilevato come gli animali fossero costretti a stabulare in consistenti liquami, senza acqua, con mangimi contaminati.

Gli animali, di cui molti vitellini legati, sono stati inoltre riscontrati affetti da varie problematiche sanitarie e la mancanza dei requisiti minimi per la gestione degli stessi, con evidente sofferenza del bestiame e compromissione della salute degli animali.

Nella stessa azienda sono state trovate, poco distante dalle stalle, due carcasse di vitelli bufalini non smaltiti ed una discarica abusiva di rifiuti speciali pericolosi, nonché lo scarico nel canale attiguo all’azienda dei liquami e reflui prodotti dall’azienda.

Per tutti questi motivi l’azienda ed i 117 animali sono stati posti sotto sequestro. La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

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