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ROMA: GUERRA TRA COMUNE E COMMERCIANTI A PIAZZA NAVONA

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Tempo di lettura 2 minuti La decisione di ridurre le bancarelle del 40% ha provocato la reazione degli ambulanti che non hanno ritirato le licenza lasciando la piazza vuota

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di Silvio Rossi

Roma – Erano anni che non andavo in Piazza Navona. Una volta era quasi un “obbligo” per un romano fare un giro tra le bancarelle della Befana, perché a differenza di quanto avviene in tutti i centri dell’Italia settentrionale e di gran parte d’Europa, il mercatino ricavato in ciò che resta dello Stadio di Domiziano, è destinato non al Natale, ma alla vecchietta che cavalcando una scopa, arriva nelle case dei bambini che abitano all’ombra del cupolone.

Non c’era più gusto a fare il giro a cercare le palle dell’albero lavorate, le statuine particolari del presepe, un oggetto artigianale. Ci s’imbatteva più facilmente in cineserie, in stand puzzolenti di porchetta o di kebab, in bancarelle che nulla avevano a che fare con le feste natalizie.

Quest’anno il primo municipio, con un provvedimento ideato da Jacopo Emiliani Pescetelli, giovane assessore al commercio, aveva provato a restituire al mercato parte del fascino che aveva negli anni passati. Seguendo una richiesta della sovrintendenza, che aveva suggerito una diminuzione della superfice adibita alle attività di vendita, che obbligava a una riduzione delle licenze distribuibili. Emiliani ha deciso di interpretare questa norma fissando dei criteri da rispettare per gli stand, escludendo quelli che vendevano oggetti che con le festività natalizie non c’entravano nulla.

Sarebbe potuto diventare la festa di piazza che molti bambini di tanti anni fa ricordavano, la festa dei prodotti artigianali, della qualità, del buon gusto. Ma il tentativo di qualificare la piazza trova contrari chi vuole puntare solamente sulla quantità, che ha posto come elemento non derogabile la concessione di 115 licenze, come lo scorso anno (il municipio ne aveva previste 72).

Una volta pubblicato il bando, e assegnate le licenze, l’ufficio del commercio del Municipio non ha visto nessuno presentarsi per il ritiro delle stesse. Una compattezza che fa pensare. Perché la scelta dei commercianti non sembra libera. Non è credibile che tutti, ma proprio tutti i titolari delle licenze preferiscono rinunciare ai guadagni del periodo più redditizio dell’anno. Si comprende più facilmente questo comportamento se i presidenti delle due associazioni che hanno armato la protesta sono Mario e Alfiero Tredicine, il primo dell’Associazione Commercianti di Piazza Navona, e il secondo dell’Apre Confesercenti di Roma. I fratelli Mario e Alfiero, zii del consigliere comunale Giordano, il più tenace oppositore delle delibere sull’organizzazione della piazza, fanno parte della famiglia di origine abruzzese che ha una posizione di predominio nel commercio ambulante capitolino, in particolare per quanto riguarda i camion bar che stazionano nei pressi dei principali monumenti romani.

Una quindicina delle licenze della piazza sono direttamente collegate alla famiglia (otto postazioni sono di Tania Donatella Tredicine), almeno altrettante sono di persone a loro collegate. Troppe le concessioni collegate tra loro per far pensare che gli altri commercianti siano liberi di poter aprire senza la loro “autorizzazione”.

L’assessore comunale al Commercio, Marta Leonori, ha espresso la sua solidarietà al collega del Municipio, appoggio che è stato fornito anche dalla Presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, dal Commissario del PD romano, Matteo Orfini, e da molti esponenti del centrosinistra romano. Ha affermato che, in assenza delle bancarelle, riempiranno la piazza di giochi per i minori, di feste per restituire lo spirito gioioso tenuto in ostaggio dalla serrata dei commercianti.

Il 19 dicembre ci sarà la sentenza del Tar sul ricorso contro le regole organizzative. In attesa che il prossimo anno un nuovo bando possa avvicinarci alle regole europee per il commercio sul suolo pubblico.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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