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ROMA, ISTITUZIONI E CRIMINALITA' ORGANIZZATA: TUTTI I PARTICOLARI DELL'OPERAZIONE "TERRA DI MEZZO"

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Tempo di lettura 6 minuti Documentati rapporti anche con l'ex sindaco Gianni Alemanno

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Redazione

Roma – Il R.O.S., unitamente ai Comandi dell’Arma territorialmente competenti, sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 37 indagati per associazione di tipo mafioso , estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio ed altri reati, con l’aggravante delle modalità mafiose (art. 7 L. 203/1991) e per essere l’associazione armata. 

Ulteriori 40 indagati a piede libero, raggiunti da un’informazione di garanzia emessa dalla Procura Distrettuale Antimafia per i medesimi reati, sono sottoposti a perquisizione locale e personale. 

Contestualmente, nell’ambito di un parallelo procedimento di prevenzione, sulla base degli elementi investigativi raccolti da questo Raggruppamento, il locale Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, a seguito di ulteriori accertamenti economico-patrimoniali,  sta eseguendo il sequestro dei beni riconducibili agli indagati, emesso dal Tribunale di Roma, per un valore complessivo di 204 milioni di euro. 

Gli interventi interessano le province di Roma,  Latina e Viterbo.

I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2012 dal Raggruppamento, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Roma, nei confronti di un’organizzazione mafiosa radicata nella Capitale, facente capo a CARMINATI Massimo , pluripregiudicato, già appartenente all’organizzazione terroristica dei N.A.R. e strettamente legato allo storico sodalizio criminale denominato “Banda della Magliana”, nonché coinvolto in diverse vicende processuali afferenti a gravi ed eclatanti episodi delittuosi . 

Le indagini hanno accertato l’operatività di una ramificata e pervasiva struttura mafiosa, “Mafia Capitale” che, nel tempo, ha assunto caratteri di originalità, differenziandosi significativamente dalle cosiddette mafie tradizionali. Avvalendosi dello storico legame con esponenti dell’estrema destra romana, alcuni dei quali divenuti esponenti politici o manager pubblici, il sodalizio si è gradualmente dimensionato in un’organizzazione  di tipo evoluto, dedita alla sistematica infiltrazione del tessuto economico ed istituzionale, con una struttura tipicamente mafiosa ed un apparato in grado di gestire i diversificati interessi illeciti. In particolare, per quanto attiene alla mafiosità del sodalizio, sono stati acquisiti tutti gli elementi che ne caratterizzano la sussistenza, con riferimento alla struttura gerarchizzata, alla segretezza e al rispetto del vincolo associativo, all’assistenza legale fornita agli affiliati detenuti ed ai familiari, alla disponibilità di armi ed, in primo luogo, all’utilizzo del c.d. metodo mafioso connotato dall’esercizio di un forte potere intimidatorio.   

In tale ambito, sono emersi anche gli stretti rapporti con esponenti apicali di organizzazioni di altissimo profilo criminale operanti nella Capitale, quali: 

il clan camorrista facente capo a SENESE Michele, radicato a Roma sin dagli anni ’80 e dedito al traffico internazionale di sostanze stupefacenti; 

il clan CASAMONICA, attivo nel quadrante sud-est della città e dedito ad una vasta gamma di attività delittuose, in particolare usura e riciclaggio; 

DIOTALLEVI Ernesto , già appartenente alla Banda della Magliana con compiti di riciclaggio dei capitali illeciti, e DE CARLO Giovanni , subentrato al primo nello scacchiere delinquenziale romano; 

proiezioni del clan mafioso catanese di SANTAPAOLA; 

un gruppo di rapinatori albanesi particolarmente agguerrito e pericoloso. 

Nel corso delle indagini, è stata accertata la consumazione di estorsioni, aggressioni e intimidazioni in danno di imprenditori e  commercianti non disposti a scendere a patti con il sodalizio, nonché l’erogazione di prestiti a tassi usurari ed il conseguente recupero dei crediti con azioni violente o minacce. Lo stesso controllo su attività imprenditoriali connesse alla gestione di appalti pubblici è stato ottenuto, in taluni casi, mediante la forza di intimidazione del sodalizio. In alcuni casi, imprenditori si sono di fatto posti a disposizione del sodalizio, pur mantenendo un relativo margine di autonomia gestionale.  

In tale contesto, è emerso il ruolo dell’imprenditore pregiudicato Salvatore BUZZI , il quale, tramite una rete di cooperative sociali, gestiva gli interessi economici dell’associazione criminale in diversificati settori destinatari di appalti e finanziamenti del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate . Sulla base delle disposizioni fornite dal CARMINATI, il BUZZI ha intessuto rapporti con pubblici amministratori, funzionali agli interessi delle imprese del sodalizio, occupandosi personalmente della gestione della contabilità occulta e della creazione di flussi finanziari illegali, utilizzati per alimentare un ramificato sistema corruttivo, in favore soprattutto di protagonisti della vita politica e amministrativa di Roma Capitale. 

In particolare, sono stati documentati rapporti, tra gli altri, con: 

l’ex Sindaco di Roma ALEMANNO Gianni  ed il relativo capo della segreteria LUCARELLI Antonio , nonché con l’allora consigliere comunale (attualmente consigliere regionale) GRAMAZIO Luca  e SCOZZAFAVA Angelo , già direttore del V° Dipartimento, Promozione Servizi Sociali del Comune di Roma , funzionali all’assegnazione di finanziamenti ;

CORATTI Mirko  e FIGURELLI Franco , rispettivamente Presidente e Capo Segreteria dell’Assemblea Capitolina, interessati per l’aggiudicazione del bando di gara AMA riguardante la raccolta del multi materiale, nonché per sbloccare pagamenti sui servizi sociali forniti al Comune di Roma e, infine, pilotare la nomina del nuovo Direttore del V Dipartimento.

Anche nel Consiglio Regionale, a seguito del mutamento degli equilibri, si registrano rapporti con alcuni esponenti dell’area di maggioranza.

In questo senso, assume rilievo la figura di Eugenio PATANÈ,  attuale Consigliere Regionale (gruppo consiliare del P.D.) nominato il 26.03.2013.

In relazione a tale figura istituzionale, BUZZI a più riprese affermava di aver ricevuto imponenti richieste di denaro e di averne erogate in misura molto minore con riguardo alla gara Ama del 2013.

1. In relazione all’utilizzo di persone giuridiche per la realizzazione dei programmi delittuosi dell’organizzazione, le indagini hanno consentito di distinguere le imprese partecipanti a gare pubbliche direttamente riconducibili al sodalizio, da quelle esterne, funzionali al riciclaggio ed alla creazione di fondi extracontabili destinati ai compensi degli stessi sodali ed alla corruzione di pubblici ufficiali, incaricati di pubblico servizio ed esponenti politici. Su tale fronte, è stato accertato, come il sodalizio fosse interessato alle commesse ed ai finanziamenti del Comune di Roma Capitale e delle relative municipalizzate, nella gestione dei campi nomadi, delle strutture riservate agli stranieri richiedenti asilo ed ai minori non accompagnati, nonché nella raccolta dei rifiuti e manutenzione del verde pubblico. Attraverso la corruzione di esponenti politici ed amministrativi, le società controllate dall’organizzazione indagata hanno così ottenuto diversi appalti , condizionando le rispettive gare attraverso la conoscenza anticipata del contenuto dei bandi o, in alcuni casi, concorrendo addirittura alla stessa stesura. Nei citati settori imprenditoriali, l’interesse veniva rivolto anche ad altri Comuni della Provincia di Roma, quali Sant’Oreste , Morlupo e Castelnuovo di Porto, adottando le medesime metodologie corruttive, sino anche a modificare offerte già depositate e superare così aziende concorrenti. I fondi neri destinati alle tangenti per gli esponenti delle strutture politico-amministrative interessate e alla retribuzione dei membri del sodalizio venivano ricavati con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti che, a seconda delle società emittenti, determinava diversificate modalità di remunerazione. In particolare: 

le società riconducibili a soggetti esterni al sodalizio, a fronte dei pagamenti ricevuti, restituivano all’organizzazione criminale denaro contante per la creazione di fondi extracontabili, utilizzati per i pagamenti illeciti;

le società direttamente controllate dall’organizzazione criminale, gestite anche con l’utilizzo di prestanome, attraverso transazioni reciproche riuscivano a canalizzare ingenti somme di denaro agli stessi sodali e a soddisfare le esigenze di reimpiego dei proventi illeciti.

Nel corso delle indagini, si delineavano i ruoli dei principali soggetti ai quali il CARMINATI  aveva affidato la responsabilità del controllo dei diversi settori economici. In particolare: 

Salvatore BUZZI, amministratore e coordinatore di varie società cooperative, incaricato di seguire le gare pubbliche e corrompere i politici e gli amministratori di turno;

Fabrizio Franco TESTA , che curava, dall’interno delle strutture politico-amministrative, gli interessi dell’organizzazione criminale;

Carlo PUCCI , deputato a seguire gli appalti ed i relativi pagamenti destinati alle cooperative del sodalizio dall’Eur Spa, di cui è dirigente, e dall’ATI Marco Polo. 

Un altro degli amministratori pubblici di riferimento per Salvatore BUZZI, durante il periodo della Giunta ALEMANNO, risultava Franco PANZIRONI , amministratore delegato della municipalizzata deputata alla gestione della raccolta dei rifiuti nella capitale (AMA). Vantando uno strettissimo rapporto con l’allora Sindaco, il PANZIRONI, a fronte del periodico pagamento di tangenti e di versamenti in favore di Fondazioni della sua stessa area politica, si è reso disponibile per l’aggiudicazione di appalti, lo stanziamento di fondi del Comune di Roma e lo sblocco dei relativi pagamenti alle società cooperative controllate dal sodalizio. L’intervento sull’AMA risulta essere avvenuto anche grazie alla corruzione del Direttore Generale Giovanni FISCON  e a contatti dei citati GRAMAZIO e TESTA all’interno dello stesso consiglio di amministrazione.

Per quanto attiene alla nuova consiliatura, sono stati documentati rapporti di BUZZI con il Presidente dell’Assemblea capitolina, Mirko CORATTI  ed altri amministratori ed esponenti politici. 

Gli ulteriori approfondimenti in direzione degli interessi del sodalizio nella gestione dei centri di accoglienza, istituiti nell’ambito dell’emergenza migratoria del 2011  hanno evidenziato il ruolo del Consorzio ERICHES 29 , facente capo al citato BUZZI, di cui venivano documentati i rapporti con Luca ODEVAINE  e Mario SCHINA , finalizzati ad ottenere il trasferimento di immigrati presso le strutture controllate, nonché tra il BUZZI ed un altro imprenditore, Sandro COLTELLACCI . La gestione dell’emergenza immigrati è stato un ulteriore settore nel quale il sodalizio indagato si è infiltrato con metodi corruttivi, alterando da un lato i processi decisionali pubblici, dall’altro i meccanismi fisiologici di allocazione delle risorse economiche della Pubblica amministrazione. 

Le indagini, in particolare, hanno accertato un complesso meccanismo corruttivo, documentando i ruoli di ODEVAINE, nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, SCHINA quale intermediario, BUZZI e COLTELLACCI, deputati a seguire gli aspetti amministrativi. In tale ambito, emergeva la responsabilità dell’ODEVAINE e dello SCHINA nel compimento di atti contrari ai doveri del loro ufficio, in violazione dei doveri di imparzialità della Pubblica amministrazione, a fronte di una retribuzione mensile rispettiva di 5000 e 1500 euro. In particolare per:

orientare le scelte del citato Tavolo tecnico, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dalle imprese e cooperative riconducibili a BUZZI e COLTELLACCI;

comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel predetto Tavolo  di coordinamento nazionale;

esercitare pressioni per l’apertura di centri in località gradite al gruppo BUZZI.

Pur esprimendo lo stesso carattere di mafiosità delle organizzazioni tradizionali, il sodalizio indagato ha adottato nel tempo un modello organizzativo perfettamente inserito nei delicati equilibri del contesto amministrativo e politico della Capitale. Parallelamente, evitando un indiscriminato ricorso alla violenza, sono stati consolidati i rapporti con le altre strutture criminali capitoline. 

In definitiva, dall’indagine è emerso come la struttura mafiosa indagata si sia posta quale vera e propria cerniera tra ambienti criminali e settori istituzionali ed economici romani, definita in un’intercettazione dallo stesso Massimo CARMINATI come “mondo di mezzo” . L’espressione utilizzata sintetizza efficacemente come tale spazio costituisse un’area di confine tra i due diversi  “mondi”, quello legale e quello illegale, in grado di garantire le relazioni funzionali al conseguimento degli interessi del sodalizio.

Roma

Omicidio a Roma, venti anni a chi uccise e lasciò Michelle in un carrello

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“Ho commesso un reato gravissimo e voglio pagare per quello che ho fatto”.

Una lettera, poche righe, prima che il giudice del tribunale per i minori si ritirasse in camera di consiglio, prima che gli venissero inflitti 20 anni di carcere. E’ quanto ha letto in collegamento video dal carcere di Treviso l’imputato, il giovane di origini cingalesi che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate Michelle Causo a Roma per poi lasciare il cadavere, chiuso in una busta di plastica, in strada abbandonato in un carrello a poca distanza da un cassonetto per l’immondizia nel quartiere Primavalle.

“L’ho uccisa ma non ho premeditato l’omicidio”, ha aggiunto l’imputato, all’epoca dei fatti 17enne come Michelle, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena. I genitori della ragazza erano presenti in aula al momento della lettura del dispositivo.

Con questa sentenza – ha detto la madre – riusciamo un pochino a dare giustizia a Michelle. È la prima volta che un minore prende 20 anni, ma se li merita tutti. Adesso andiamo avanti, ho un altro figlio e mi dovrò dedicare completamente a lui”. Il tribunale ha, di fatto, recepito l’impianto accusatorio della Procura.

Le aggravanti sono legate al tentativo di sbarazzarsi del cadavere, infilandolo in una sacca nera dell’immondizia. L’aggressione avvenne in un appartamento di via Dusmet. Il minore, nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, non si preoccupò di ripulire la scena del crimine, tracce di sangue furono trovate ovunque a cominciare dall’androne del palazzo. L’esame autoptico svolto sul corpo della ragazzina confermò il drammatico quadro emerso subito dopo il ritrovamento del cadavere.

Tra i ragazzi si consumò una prima discussione accesa con urla, percepite distintamente anche dai vicini, e poi l’aggressione. Dalle ferite riscontrate nel corso dell’esame è emerso che il giovane colpì la ragazza utilizzando un coltello da cucina. Un’azione omicida che forse era iniziata con un fendente alla schiena per poi proseguire con almeno altri cinque colpi sul resto del corpo della minorenne. Un vero e proprio massacro che si sarebbe consumato in pochi minuti.

Altra certezza è che dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga, ci fu il drammatico e velleitario tentativo di lasciare il corpo lontano dal luogo dell’aggressione, la casa dove il ragazzo viveva. La madre, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre era in Sri Lanka.

Madre e figlio si erano trasferiti da poco nell’immobile dove nel corso di una perquisizione venne trovata della droga, sostanze utilizzate per produrre mix di stupefacenti sintetici. Nel corso dell’udienza del 29 maggio scorso l’imputato aveva fornito la sua versione di quanto accaduto in quella tragica giornata. Il giovane ha affermato di avere aggredito la ragazza con una prima coltellata perché si era sentito offeso da alcune affermazioni fatte da lei.

In merito alla ricerca su internet, effettuata il giorno prima dell’omicidio, su “come sferrare colpi letali”, l’imputato ha sostenuto di averla fatta perché doveva recarsi in una zona isolata e voleva capire come comportarsi in caso di eventuali attacchi. In base ad una perizia psichiatrica disposta dal tribunale l’imputato era, comunque, capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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