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ROMA: SEQUESTRATI 13 APPARTAMENTI, DENUNCIATI 9 AMMINISTRATORI DI COOPERATIVE

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Tempo di lettura 3 minutiOttenuti i finanziamenti pubblici, avevano minacciato che la stipula del contratto sarebbe avvenuta solo laddove, per ogni metro quadro, fossero stati pagati 1.059 euro

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Redazione

Roma – Nella mattinata odierna i finanzieri del Comando Provinciale di Roma – in esecuzione di un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica – hanno sequestrato 13 appartamenti ubicati nella Capitale, per un valore totale di € 3.511.950, nonché quote societarie di cooperative edilizie, per un valore complessivo di € 2.341.193.

Per effetto del sequestro preventivo degli immobili viene "congelata" e cautelata l'esecutività dello sfratto a carico degli attuali occupanti degli appartamenti, "rei" di non aver soggiaciuto alle richieste estorsive ed alle minacce provenienti dagli amministratori delle Cooperative.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, hanno alzato il velo sulla gestione di alcune cooperative specializzate nella costruzione di immobili di edilizia popolare convenzionata/agevolata, peraltro destinatarie di finanziamenti da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, proprio per facilitare l'acquisto di case da parte di persone economicamente o socialmente deboli.

Le Fiamme Gialle hanno scoperto che 9 amministratori delle cooperative, titolari di un programma costruttivo di edilizia convenzionata/agevolata localizzato a Roma, dopo avere stipulato la convenzione con il Comune di Roma, ottenuto i finanziamenti pubblici ed incassato le quote di prenotazione dai soci, avevano minacciato questi ultimi che la stipula del contratto sarebbe avvenuta solo laddove, per ogni metro quadro, fosse stato pagato il prezzo di 1.059 euro, immotivatamente maggiorato rispetto a quello massimo di cessione approvato dal Comune di Roma, pari a 966 euro al mq.

A questo punto, mentre 63 soci hanno subìto il maggior prezzo, altri 13 si sono rifiutati ed hanno denunciato il fatto alla Procura della Repubblica di Roma, esponendosi così alla ritorsione degli amministratori che – forti della mancata ottemperanza all'intimazione di pagamento – hanno deliberato nei loro confronti l'esclusione dalla compagine sociale, costringendoli ad un lungo contenzioso civilistico che li ha visti prima soccombere e poi ricevere la notifica di precetti di sfratto.

In questo modo i 9 amministratori – qualificati, in quanto costruttori di edilizia convenzionata, "incaricati di pubblico servizio", e, conseguentemente, indagati per tentata concussione ed estorsione aggravata – avevano programmato di incassare un extra profitto di circa 1.383.000 euro, pari alla differenza tra il prezzo legittimo e quello richiesto ai 76 soci delle cooperative. Di questi non sono però riusciti ad incassare circa 284.000 euro, richiesti ai 13 soci resistenti.

All'esito delle indagini della Guardia di Finanza di Roma e di specifica richiesta formulata dalla Procura della Repubblica della Capitale, il G.I.P. ha quindi disposto il sequestro preventivo delle tredici unità immobiliari dei soci denunzianti, anche al fine di evitare ulteriori conseguenze delle condotte criminose accertate, quali la vendita a terzi delle abitazioni, con il rischio di vanificare in tal modo ogni effetto solidaristico legato all'edilizia convenzionata/agevolata, nonché delle quote societarie delle cooperative.

Le odierne attività di polizia giudiziaria si inseriscono peraltro in un più ampio contesto investigativo, avviato da tempo dalla Guardia di Finanza e dall'Autorità Giudiziaria capitolina, a tutela delle fasce più deboli della società, che hanno visto per anni sterilizzati i contributi pubblici per l'edilizia convenzionata/agevolata a tutto vantaggio di spregiudicati amministratori di cooperative ed imprese edilizie, che si sono illecitamente appropriati di risorse pubbliche.

Al riguardo, come si ricorderà, già nel mese di novembre 2012, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma avevano sequestrato nr. 326 immobili ceduti in locazione permanente a soggetti rientranti in particolari categorie protette. Le indagini, tuttora in corso, vertono principalmente su 2 casi di frode. Il primo riguarda operatori (cooperative o imprese) che applicano prezzi di vendita superiori a quelli previsti dalla convenzione comunale sottoscritta, indicando nei rogiti i prezzi di vendita approvati dall'amministrazione comunale e fatturando a parte un prezzo maggiorato. Tale condotta consente anche di eludere i controlli di parte pubblica, ordinariamente aventi ad oggetto appunto la corrispondenza fra il prezzo massimo di cessione approvato e quello risultante dal rogito notarile.

Il secondo sistema di frode riguarda operatori (cooperative o imprese), beneficiari di contributi pubblici ai sensi degli artt. 4 e 8 della legge n. 179/1992 e dell'art. 9 della legge 493/1993, che applicano canoni di locazione maggiorati, in quanto non decurtati dell'importo dei contributi regionali erogati per le specifiche finalità assistenziali. In relazione a quest'ultima fattispecie, proprio a seguito delle attività investigative delle Fiamme Gialle, il Comune di Roma, in autotutela, ha provveduto a ricalcolare i canoni di locazione per gli specifici interventi costruttivi ed il TAR del Lazio, Seconda Sezione bis, ha avallato l'azione intrapresa dall'amministrazione comunale per gli interventi finanziati dall'art. 4 della legge n. 179/1992.

Nel complesso, si evidenzia come le citate condotte fraudolente, oltre ad arricchire i diretti interessati, finiscano per sterilizzare i benefici previsti dalla normativa sul'edilizia convenzionata/agevolata, che risponde all'esigenza abitativa di coloro che non si trovano nelle condizioni di poter corrispondere i prezzi di libero mercato, mettendo a disposizione case a un prezzo di vendita inferiore a quello di mercato o, nel caso in cui l'intervento sia destinato alla locazione, canoni di affitto più bassi.