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ROMA: TRAFFICO DI FARMACI RUBATI

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Tempo di lettura 4 minuti I farmaci sono stati trafugati dalla farmacia interna al Policlinico Umberto I

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Redazione

Roma – Ieri  mattina all'alba è scattato il blitz, personale della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di P.S. Università "La Sapienza", al termine di una complessa ed articolata attività di indagine, ha dato esecuzione ad otto Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere per associazione a delinquere finalizzata al furto ed alla ricettazione di farmaci trafugati dalla farmacia interna al Policlinico Umberto I° di Roma, nei confronti degli appartenenti ad una organizzazione criminale, richieste dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma Dr.ssa Antonella NESPOLA emesse dal G.I.P. Dr.ssa PAVONE.

L'attività d'indagine, iniziata verso la fine del 2012, ha preso vita da una serie di denunce presentate da personale medico per il patito furto di cospicui quantitativi di farmaci, d'ingente valore economico, trafugati presso la farmacia-magazzino interna al Policlinico Umberto I° di Roma.

Farmaci trafugati che, oltre il valore economico, sono ritenuti di grande importanza sociale poiché di rilevante importanza per la cura di malattie specifiche e specialistiche. Infatti nella circostanza veniva rappresentato che erano state trafugate circa 350 fiale di ENBREL, per un valore economico di oltre 80.000 euro e circa 300 fiale di HUMIRA, per un valore di circa 130.000 euro. L'ENBREL ed l'HUMIRA sono farmaci altamente specifici utilizzati per curare artriti reumatoidi, così come in altre circostanze durante le prime fasi dell'indagine veniva denunciato il furto di 2000 scatole di CLEXANE 6000, farmaco antitrombotico, di non facile reperimento, per un valore economico di euro 40.000,00 circa oppure l'ammanco di circa 50 confezioni di COPAXONE, non reperibili nelle comuni farmacie, oppure 40 confezioni di SUSTIVA 600 e 80 confezioni di PREZISTA 400.

Ancora più significativo era risultato l'ammanco di alcuni farmaci oncologiciorali ed in particolare di 10 scatole di TARCEVA da 100 mg (costo pari ad Euro 52,43 a compressa), di 16 scatole di TARCEVA da 150 mg (costo pari ad Euro 65,41 a compressa), di 8 confezioni da 30 compresse di SUTENT da 50 mg (costo pari ad Euro 170,16 a compressa), di 6 scatole di SUTENT da 30 compresse da 25 mg (costo pari ad Euro 85,008 a compressa) e di 10 confezioni di SUTENT da 12,5 mg (costo pari ad Euro 42,504 a compressa).

Da quanto rappresentato appariva evidente che il fenomeno non poteva essere considerato un fatto casuale o estemporaneo, ma il frutto di una attività illecita posta in essere nel tempo da più persone organizzate tra di loro. Immediatamente i citati Uffici investigativi ponevano in essere attività volte ad accertare i fatti descritti e individuare i responsabili, attraverso una serie di appostamenti e servizi mirati, particolarmente complessi e difficili vista la tipologia del reato e soprattutto il contesto operativo. Infatti, nonostante la piena collaborazione degli organi dirigenziali del Policlinico Umberto I°, il modus operandi utilizzato, i soggetti coinvolti ed in particolare la specificità unica del luogo in questione e cioè i locali adibiti a magazzino-farmacia del nosocomio, a cui potevano avere accesso soltanto responsabili e personale specializzato, rendevano l'attività investigativa particolarmente problematica e complicata.

Si riusciva comunque ad accertare che l'organizzazione criminale aveva all'interno della farmacia stessa dei sodali che avevano il compito di trafugare fisicamente i farmaci e trasferirli fuori dei locali della farmacia, con modalità e tempi ciclici, con quantitativi minimi per non destare immediati sospetti e recapitarli, attraverso dei "corrieri", al capo dell'organizzazione che in precedenza aveva fatto specifica richiesta.

Dagli accertamenti svolti sul posto, dunque, emergeva l'insistenza di un'organizzazione criminale i cui componenti, attraverso un piano prestabilito e soprattutto in un contesto "blindato", operavano con margini piuttosto ampi di sicurezza ed in maniera continuativa e coordinata.

L'indagine ha consentito di attribuire al sodalizio criminale attenzionato i connotati tipici dell'associazione per delinquere, riscontrando una particolare continuità, stabilità ed intensità dei vincoli associativi, evidenziandosi attraverso una cospicua serie di delitti, nello specifico furto e ricettazione dei farmaci.

I promotori dell'organizzazione in argomento sono stati individuati in PORZIO Mario, di anni 80, pregiudicato per ricettazione, MONTANARI Giampiero di anni 60 e MONTANARI Lorenzo di anni 31, i quali gestivano le attività di approvvigionamento e di commissariamento degli ordinativi di farmaci da immettere illecitamente sul mercato Il PORZIO, attualmente in pensione ma con trascorsi lavorativi nel settore farmaceutico era la mente dell'organizzazione, colui che dettava i tempi e la tipologia dei farmaci da trafugare a seconda delle esigenze del "mercato", ordinandoli materialmente ai due organizzatori del gruppo, MONTANARI Giampiero e MONTANARI Lorenzo, padre e figlio, il primo impiegato di banca, recentemente in pensione, che "comandava" ai due esecutori materiali quali fossero i farmaci da rubare all'interno della farmacia, consegnandoli successivamente, una volta ricevuti dai corrieri, al PORZIO, per l'ulteriore smercio. Il secondo, il figlio Lorenzo, è ritenuto il "ragioniere" dei farmaci e quindi del gruppo, in qualità di coordinatore della destinazione dei farmaci da consegnare sempre al PORZIO.

Per fare ciò si avvalevano della complicità di BASSI Oliviero di anni 52 e MANTINI Gianluca di anni 32, dipendenti del Policlinico Umberto I di Roma in servizio presso il magazzino – farmacia del citato complesso ospedaliero, i quali rivestivano il ruolo fondamentale di fornitori di farmaci da loro asportati illecitamente dal citato magazzino – farmacia nonché di altri soggetti che svolgevano mansioni di corrieri, quali MAGGI Marco (detto "Schumacher") di anni 41, GIORGIO Manolo di anni 40 e MAHMOUDI Abdelkerim, nato ad Ariana (Tunisia) di anni 49.

Dell'associazione in argomento fanno parte anche altri soggetti che sono stati sottoposti a perquisizione domiciliare nonché indagati in stato di lìbertà, i quali hanno avuto un ruolo secondario in seno all'associazione in argomento.

La stima del valore dei farmaci trafugati ed illecitamente immessi nel mercato nel corso dell'indagine è di oltre 1.000.000,00 di Euro, di cui è stata recuperata una parte per un valore di circa 400.000 Euro.

Roma

Omicidio a Roma, venti anni a chi uccise e lasciò Michelle in un carrello

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“Ho commesso un reato gravissimo e voglio pagare per quello che ho fatto”.

Una lettera, poche righe, prima che il giudice del tribunale per i minori si ritirasse in camera di consiglio, prima che gli venissero inflitti 20 anni di carcere. E’ quanto ha letto in collegamento video dal carcere di Treviso l’imputato, il giovane di origini cingalesi che nel giugno dello scorso anno ha ucciso a coltellate Michelle Causo a Roma per poi lasciare il cadavere, chiuso in una busta di plastica, in strada abbandonato in un carrello a poca distanza da un cassonetto per l’immondizia nel quartiere Primavalle.

“L’ho uccisa ma non ho premeditato l’omicidio”, ha aggiunto l’imputato, all’epoca dei fatti 17enne come Michelle, che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente uno sconto di pena. I genitori della ragazza erano presenti in aula al momento della lettura del dispositivo.

Con questa sentenza – ha detto la madre – riusciamo un pochino a dare giustizia a Michelle. È la prima volta che un minore prende 20 anni, ma se li merita tutti. Adesso andiamo avanti, ho un altro figlio e mi dovrò dedicare completamente a lui”. Il tribunale ha, di fatto, recepito l’impianto accusatorio della Procura.

Le aggravanti sono legate al tentativo di sbarazzarsi del cadavere, infilandolo in una sacca nera dell’immondizia. L’aggressione avvenne in un appartamento di via Dusmet. Il minore, nel tentativo di sbarazzarsi del corpo, non si preoccupò di ripulire la scena del crimine, tracce di sangue furono trovate ovunque a cominciare dall’androne del palazzo. L’esame autoptico svolto sul corpo della ragazzina confermò il drammatico quadro emerso subito dopo il ritrovamento del cadavere.

Tra i ragazzi si consumò una prima discussione accesa con urla, percepite distintamente anche dai vicini, e poi l’aggressione. Dalle ferite riscontrate nel corso dell’esame è emerso che il giovane colpì la ragazza utilizzando un coltello da cucina. Un’azione omicida che forse era iniziata con un fendente alla schiena per poi proseguire con almeno altri cinque colpi sul resto del corpo della minorenne. Un vero e proprio massacro che si sarebbe consumato in pochi minuti.

Altra certezza è che dopo il delitto, messo in atto dal ragazzo in uno stato di alterazione dovuto all’assunzione di alcol e droga, ci fu il drammatico e velleitario tentativo di lasciare il corpo lontano dal luogo dell’aggressione, la casa dove il ragazzo viveva. La madre, infermiera di origini cingalesi, era fuori mentre il padre era in Sri Lanka.

Madre e figlio si erano trasferiti da poco nell’immobile dove nel corso di una perquisizione venne trovata della droga, sostanze utilizzate per produrre mix di stupefacenti sintetici. Nel corso dell’udienza del 29 maggio scorso l’imputato aveva fornito la sua versione di quanto accaduto in quella tragica giornata. Il giovane ha affermato di avere aggredito la ragazza con una prima coltellata perché si era sentito offeso da alcune affermazioni fatte da lei.

In merito alla ricerca su internet, effettuata il giorno prima dell’omicidio, su “come sferrare colpi letali”, l’imputato ha sostenuto di averla fatta perché doveva recarsi in una zona isolata e voleva capire come comportarsi in caso di eventuali attacchi. In base ad una perizia psichiatrica disposta dal tribunale l’imputato era, comunque, capace di intendere e di volere al momento del fatto.

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Castelli Romani

Ciampino, episodio di bullismo: la denuncia di una madre su Facebook scatena polemiche

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Un episodio di bullismo avvenuto a Ciampino ha suscitato forti reazioni e polemiche dopo che una madre ha condiviso la sua drammatica testimonianza su Facebook. La signora, madre di un ragazzo di 13 anni, ha raccontato l’incubo vissuto da suo figlio, vittima di un gruppo di coetanei.

Il post, che ha rapidamente raccolto molte reazioni e condivisioni, ha portato alla luce una realtà inquietante e ha acceso un acceso dibattito tra i residenti.

Secondo quanto riportato dalla madre del ragazzo, l’episodio è avvenuto nel parco comunale di Ciampino, dove suo figlio Alessandro stava giocando con alcuni amici. Improvvisamente, un gruppo di ragazzi più grandi si è avvicinato e ha iniziato a insultarlo e a deriderlo. La situazione è degenerata quando uno dei bulli ha spinto Alessandro a terra, facendogli perdere l’equilibrio e ferendolo al ginocchio. Il ragazzo, visibilmente scosso, è tornato a casa in lacrime e con un grande spavento.

Nel suo post, la madre ha scritto: “Mio figlio è tornato a casa oggi con il cuore spezzato e il corpo ferito. Non posso tollerare che i bambini debbano subire tali atrocità. Questo bullismo deve finire!”. Il suo appello ha ricevuto immediato sostegno da parte di molti residenti, che hanno espresso la loro solidarietà nei commenti.

Giovanna, una residente di Ciampino, ha commentato: “È inaccettabile che i nostri ragazzi non possano sentirsi al sicuro nemmeno nei parchi pubblici. Le autorità devono intervenire e prendere provvedimenti immediati”. Un altro commento, di Marco De Santis, aggiunge: “Questi atti di violenza sono vergognosi. I bulli devono essere identificati e puniti, e le scuole devono fare di più per educare i ragazzi al rispetto reciproco”.

Tuttavia, il post ha anche suscitato polemiche e divisioni. Alcuni hanno criticato i genitori dei ragazzi coinvolti, accusandoli di non educare adeguatamente i propri figli. “Dove sono i genitori di questi bulli? Perché non insegnano loro il rispetto e la compassione?”, ha scritto Francesca.

Le autorità locali non hanno tardato a intervenire condannando il gesto.

L’episodio, sebbene doloroso, ha anche sollevato un’importante consapevolezza sulla necessità di promuovere la cultura del rispetto e della solidarietà tra i giovani.

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Castelli Romani

Frascati, Libri in Osteria: appuntamento giovedì 18 luglio con Antonella Prenner

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Cosa lega Tullia, figlia di Cicerone, Servilia, madre del cesaricida Bruto, e Messalina?

Al di là di essere tre figure della Storia antica di Roma sono le protagoniste di alcuni romanzi della filologa e scrittrice Antonella Prenner, docente di Lingua e letteratura latina all’università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

la scrittrice Antonella Prenner

Antonella Prenner ed i suoi romanzi saranno i protagonisti giovedì 18 luglio in piazza dell’Olmo a Frascati, a partire dalle ore 18, del salotto letterario di Emanuela Bruni, Libri in Osteria assieme allo scrittore e giornalista Pino Donghi.
Le loro vite, le loro esperienze e i loro rapporti, spiega Emanuela Bruni “offrono un punto di vista non ufficiale, emotivo, disvelando pieghe e zone d’ombra di una storia sempre scritta dagli uomini e per gli uomini”.
Quindi si avrà la possibilità di cambiare la prospettiva di lettura di una storia che vede queste figure troppo spesso relegate al ruolo di comprimarie pur essendone protagoniste ed attrici principali.
Non mancherà un breve approfondimento sull’ultima fatica di Antonella Prenner “Lucano. Nostalgie di libertà” ove l’autrice descrive l’età di Nerone e di una generazione infelice, che assiste all’esercizio di un potere politico iniquo e impossibile da contrastare perché assoluto, e che vagheggia di tornare a un tempo irripetibile, quando “res publica” romana significava “libertà”.

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