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Frosinone

VIOLENZE E BARBARIE ALL’AMBIENTE: 30 ANNI DI OMERTA’ IN MOLISE… E IN PROVINCIA DI FROSINONE?

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Tempo di lettura 3 minuti Due realtà a confronto

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Meritevole e coraggiosa e civile è l’iniziativa  degli studiosi molisani nel denunciare pubblicamente le malefatte avvelenatrici del loro territorio, come pure un plauso al Comune di Atina e al suo sindaco che hanno ospitato e dato spazio e voce alla denuncia.

 

di Michele Santulli

Ecco alla buon’ora un atto di coraggio e di civiltà: la denuncia pubblica e documentata di soprusi e di violenze all’ambiente e al territorio, nel caso specifico in particolare di avvelenamento e di rifiuti tossici nel Molise, pubblicamente qualche giorno addietro, denunciati e documentati: con coraggio e consapevolezza.

Dopo tanti resoconti di avvelenamento del territorio apparsi negli ultimi tempi, non vogliamo scendere nei particolari poiché possiamo ben immaginare di che cosa può mai trattarsi in Molise ma solamente rammentare  che  nella provincia, Frosinone,  si sono commesse le violenze e gli orrori più indicibili ai danni dell’ambiente e del paesaggio, certamente più che in Molise,  ma non risulta che vi sia stata mai una una pubblica accusa da parte dei cittadini e, peggio ancora, dei politici.

Il Molise è una regione giovanissima, sono una cinquantina d’anni che è stata costituita e in questo periodo, il più funesto per l’Italia, anche questa regione è stata preda indifesa e innocente della speculazione edilizia più sfacciata e predatoria e volgare da parte della feccia imprenditoriale. Feccia, a mio avviso, perché lesiva e distruttiva dei pubblici interessi e sollecita esclusivamente dei propri. Infatti in una società civile e democratica non si consente l’arricchimento dello speculatore a danno della distruzione del paesaggio e dell’ambiente, senza menzionare la quasi sempre non-architettura e non-qualità di quanto realizzato. L’attività edilizia non è stata una industria come sarebbe potuto essere ed è nei paesi avanzati, quindi operante nei limiti della legge e delle regole della economia, bensì un abuso e uno sfruttamento. Ovunque si volga lo sguardo, lo spettacolo è il medesimo: cementificazione e asfaltamento del territorio, al di fuori di qualsivoglia pur banale programmazione  architettonica e urbanistica. Ovviamente i concetti di arte e cultura e vivibilità e rispetto del paesaggio anche qui sono peregrini e sconosciuti.

Tutto si è concentrato sulla edificazione arrembaggistica e selvaggia del territorio, la stella polare è stata la speculazione, dai più grandi ai più piccoli. Basti ricordare che da Campobasso si diparte una superstrada  direzione Termoli-Vasto che per chilometri e chilometri si svolge su piloni, dunque aerea, sopraelevata! Nemmeno  gli sceicchi avrebbero osato tanto, che di soldi ne posseggono a quintali.  Mancando la remora civile e culturale del rispetto dell’ambiente e quindi del proprio simile sia da parte del cosiddetto costruttore e sia da parte del Comune che rilascia, quando la rilascia, la  autorizzazione, è stato normale e consequenziale quando il caso di procedere anche alla distruzione e avvelenamento scientifico e consapevole del territorio, nell’assenza completa e totale di qualsivoglia non dico freno inibitorio della coscienza civile quanto principalmente del controllo e presenza dell’organo di vigilanza  dello Stato. E pensando alla provincia di Frosinone, quanto avvenuto nella Valle del Sacco, nei secoli passati ritenuta già dagli antichi Romani uno dei beni più preziosi come l’oro e l’avorio, è troppo deplorevole e angoscioso per dimenticarlo. Lo Stato ha messo a disposizione provvidenze finanziarie incredibili, agevolazioni burocratiche e fiscali di ogni tipo, per facilitare la industrializzazione, e quindi la distruzione, della una volta splendida pianura. E gli insediamenti industriali sono nati, basta guardarsi in giro: cifre colossali di soldi pubblici tolti al benessere dei cittadini messi a disposizione degli industriali, senza minimamente preoccuparsi e interessarsi né del tipo di industria né di come si comportavano rispetto al territorio e all’ambiente. Ora avviene, finite le agevolazioni e provvidenze, che la prevalenza delle industrie hanno chiuso e le rimaste sono quelle farmaceutiche e chimiche nonché quelle di raffinazione che tutte le regioni un po’ attente evitano di avere a causa del fetore e degli odori maleodoranti che le caratterizzano, nonché degli incombenti pericoli di inquinamento.

Ma quanto imperdonabile e più che criminale, suicida, è stato il fatto che queste industrie non si  sono minimamente  sentite obbligate ad attrezzarsi con impianti di depurazione per cui è stato normale e perfino elementare per tutte, per anni e anni, riversare irresponsabilmente e criminosamente i loro rifiuti tossici nel fiume Sacco che è divenuto un avvelenatore dell’ambiente, nella assenza totale e completa di controllo e dello Stato e dei cittadini e delle istituzioni locali. Lo  Stato, quindi i cittadini, hanno pagato cifre colossali per favorire la industrializzazione, che ora è quasi scomparsa, e ora cifre altrettanto colossali per disinquinare e  bonificare l’ambiente, senza contare la cassa integrazione! Si è annientata la Valle del Sacco, si è avvelenato il territorio, si sono appezzentiti i cittadini per favorire la industrializzazione, ma nessuno è sceso in piazza a protestare e a pretendere giustizia. Eppure l’Unione Europea ammonisce:  “chi inquina, paga”.

E perciò tanto più meritevole e coraggiosa e civile è l’iniziativa  degli studiosi molisani nel denunciare pubblicamente le malefatte avvelenatrici del loro territorio, come pure un plauso al Comune di Atina e al suo sindaco che hanno ospitato e dato spazio e voce alla denuncia.

Cronaca

Arce, delitto Serena Mollicone. Il legale: “Nulla esclude sia morta in caserma”

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“Sono qui oggi per chiedervi di scrivere una pagina di giustizia giusta”. E’ quanto ha affermato l’avvocato Dario De Santis, legale dei familiari di Serena Mollicone, uccisa Arce nel 2001, nell’udienza del processo d’appello che vede imputata l’intera famiglia Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Nei giorni scorsi la procura generale ha depositato le conclusioni della requisitoria sollecitando una condanna a 24 anni per il maresciallo Franco Mottola, a 22 per la moglie Annamaria e il figlio Marco. Per Quatrale chiesta l’assoluzione mentre per Suprano il proscioglimento “per intervenuta prescrizione”. “Io rappresento anche Guglielmo, padre di Serena e ho l’onore e l’onere di dargli voce perché la sua vita è stata spenta prematuramente – ha aggiunto il legale -. Vi sono prove che escludono che l’omicidio di Serena sia stato commesso in caserma? Serena è entrata in caserma quella mattina? A queste domande dovete rispondere. Perché se è entrata in caserma è stata uccisa lì per due semplici ragioni: la prima è che non è uscita viva e la seconda è che i Mottola sostengono che non sia mai entrata. La somma di questi due elementi fa sì che sia morta lì”.

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1943/1944, “linea Gustav”teatro di feroci combattimenti: Medaglia d’Oro al Valor Civile per la Provincia di Frosinone

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“Territorio di rilevante importanza strategica, in quanto posto a ridosso della ‘Linea Gustav’ e attraversato dalla via Casilina, maggiore arteria di collegamento tra la Capitale ed il Sud del Paese, dal 10 settembre 1943 fu teatro di una violenta occupazione militare e subì devastanti bombardamenti che causarono la distruzione di ingente parte del patrimonio edilizio e culturale. La popolazione, oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento, sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio”. 1943/1944 – Provincia di Frosinone.
 
È questa la motivazione con la quale stamattina, presso il salone di rappresentanza dell’Amministrazione provinciale di Frosinone, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha fissato sul gonfalone della Provincia di Frosinone, la Medaglia d’Oro al Valor Civile. Alla cerimonia di conferimento, dall’alto profilo istituzionale, accolti dal Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano, hanno preso parte il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Prefetto di Frosinone Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli. Presenti in sala anche le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci del territorio.
 
A scandire i vari momenti della cerimonia è stata la presentatrice Valeria Altobelli che ha anche letto una testimonianza di Giuseppina Capuano, nata ad Aquino il 19-10-1905 e residente a Piedimonte San Germano in via Petrone, defunta il 16 aprile 2009, tratta dal libro ‘Tra le pieghe della memoria’ di Elena Montanaro.
 
 
IL PRESIDENTE DI STEFANO: “UN TRIBUTO AI NOSTRI VALOROSI CITTADINI”
 
“La Medaglia D’Oro al Merito Civile è un segno tangibile dell’ammirevole coraggio e della straordinaria resilienza dimostrata dalla nostra provincia durante i terribili eventi legati alla seconda guerra mondiale. Le ferite del passato hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro” ha detto il Presidente dell’Amministrazione provinciale Luca Di Stefano.
 
“Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Il conferimento di questa alta onorificenza su cui ho l’obbligo morale e istituzionale di ringraziare, per l’impegno profuso, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ci insigne di un compito ancora più importante: quello di impegnarci solennemente ad assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate, e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni”, ha aggiunto.
 
“Questa medaglia rappresenta un tributo ai nostri valorosi cittadini, che hanno dimostrato con la loro forza d’animo che la vita e la speranza possono risorgere anche dalle ceneri della distruzione. In questo giorno solenne, giuriamo di onorare il passato, di abbracciare il presente e di costruire un futuro che rifletta la forza e la dignità che ha sempre contraddistinto il nostro territorio” ha concluso il Presidente di Stefano.
 
 
IL SINDACO MASTRANGELI: “LA NOSTRA POPOLAZIONE HA SUBITO L’IMMANE DRAMMA DELLE VIOLENZE”
 
Il primo cittadino della città capoluogo di Provincia ha ripercorso brevemente quei drammatici momenti. “La nostra è stata una popolazione civile che ha vissuto sulla propria pelle anche l’immane dramma delle violenze ad opera dei goumiers francesi su donne, uomini e bambini” ha spiegato in un passaggio il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli ricordando le ‘marocchinate’. Inoltre ha anche sottolineato “l’altissimo prezzo pagato dalla Città di Frosinone nel corso del sanguinoso conflitto bellico”. 
 
 
LO STORICO PAOLO MIELI: “NON DIMENTICHIAMO QUANTA DIGNITÀ LE NOSTRE FAMIGLIE ABBIANO AVUTO NEL RESISTERE”
 
Una attenta e puntuale lectio magistralis, quella tenuta dallo storico e giornalista, professor Paolo Mieli, ringraziato più volte dal Ministro e dal Presidente della Provincia per la sua presenza. Mieli ha raccontato delle “violenze subite da questa provincia” e delle “marocchinate”, evidenziando come “far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione”, che “sono il motivo della medaglia”. “Se potessi vivere in un mondo in cui tutti si comportano come si comportarono i cittadini di questo territorio né sarei lieto” ha ancora detto, mettendo in evidenza la dignità e la resistenza del popolo ciociaro e raccomandando di “non dimenticare quanta dignità le nostre famiglie abbiano avuto nel resistete, nel non farsi abbattere”.
 
 
IL MINISTRO PIANTEDOSI: “L’INTERA CIOCIARIA FU, IN VIRTÙ DELLA SUA VALENZA STRATEGICA, PESANTEMENTE SEGNATA E COLPITA”
 
“Sono lieto di poter consegnare questa medaglia alla Provincia di Frosinone – ha detto fra l’altro il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi -. Un importante riconoscimento voluto  a tributo delle ingenti perdite umane, delle immani sofferenze, delle privazioni, dei diffusi fenomeni di distruzione e devastazione che questo territorio ha dovuto patire durante il secondo conflitto mondiale”.
 
“Un conferimento, quello alla Provincia – ha aggiunto il titolare del Viminale in un altro passaggio – a cui tengo particolarmente, nella consapevolezza che l’intera Ciociaria fu, in virtù della sua valenza strategica, pesantemente segnata e colpita nel corso dei tragici eventi bellici”.
 
“Rievocare le pene sofferte dal popolo ciociaro da parte dei nazifascisti, e anche dalla parte di truppe aggregate degli alleati, deve servire a riconoscere il merito di una comunità che, nonostante le immani sofferenze patite, scelse di proiettarsi e credere nel futuro oltre ogni rivendicazione, senza cedere a tentazioni divisive. I ciociari, come il resto degli italiani, compirono enormi sforzi per contribuire, una volta conclusa la tragedia della seconda guerra mondiale, alla rinascita del nostro paese” ha concluso il Ministro dell’Interno.
 
CENNI STORICI
 
La Linea Gustav è stata una linea difensiva tedesca che si estendeva lungo l’Italia centrale durante la seconda guerra mondiale. Costruita nel 1943-1944 in risposta all’inasprimento dell’offensiva alleata in Italia, la Linea Gustav era uno dei principali ostacoli che l’Asse doveva superare per avanzare verso il nord e liberare il Paese dall’occupazione tedesca.
 
La linea si estendeva approssimativamente da Pescara sulla costa adriatica fino a Grosseto sulla costa tirrenica, attraversando montagne, fiumi e terreni difficili. Era costituita da una serie di fortificazioni, bunker, trincee, campi minati e ostacoli naturali, progettati per rallentare e bloccare l’avanzata delle forze alleate.
 
La battaglia per superare la Linea Gustav è stata estremamente feroce e ha visto pesanti combattimenti tra le forze tedesche e alleate. Gli Alleati hanno lanciato diverse offensive lungo la linea, tra cui la battaglia di Monte Cassino, una delle più celebri e sanguinose della guerra. Questa battaglia, in particolare, ha coinvolto scontri durissimi e pesanti perdite su entrambi i fronti, con gli Alleati che hanno cercato di sfondare le difese tedesche per avanzare verso Roma e il nord Italia.
 
Nonostante le difficoltà e le perdite, gli Alleati sono riusciti a rompere la Linea Gustav nell’ambito dell’operazione Diadem nel maggio 1944. Questo successo ha permesso loro di avanzare verso Roma, liberata il 4 giugno 1944, e di continuare la loro campagna per la liberazione dell’Italia settentrionale.
 
L’avanzata alleata per liberare l’Italia dopo aver superato la Linea Gustav ha rappresentato un momento cruciale nella guerra in Europa, portando alla caduta del regime fascista e alla fine dell’occupazione tedesca nel Paese. Tuttavia, la campagna per la liberazione dell’Italia è stata lunga e difficile, e ha comportato ingenti perdite umane e materiali su entrambi i lati.
 
 
 
 
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Frosinone, armi e droga negli appartamenti dell’Ater: in manette 2 cittadini albanesi

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Nei giorni scorsi i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile di Frosinone, diretti dal Tenente Massimo Petrosino, hanno effettuato un’altra operazione all’interno degli appartamenti dell’Ater abusivamente occupati da soggetti stranieri, dopo quella già compiuta nel novembre scorso.
Nel pomeriggio di giovedì, i Carabinieri del Radiomobile di Frosinone, impegnati nei controlli di routine al Casermone, hanno visto due persone affacciate al balcone di un appartamento che avrebbe dovuto essere vuoto e hanno deciso di capire cosa stesse succedendo. Prima che potessero raggiungere l’appartamento, tuttavia, i due si sono dati alla fuga, aiutati dalle telecamere piazzate in punti strategici, che hanno consentito loro di visionare e anticipare i movimenti dei militari.
Ai Carabinieri non è rimasto che dividersi: una squadra è andata a caccia dei due fuggitivi mentre un’altra è rimasta a presidiare l’appartamento, alla ricerca di eventuali complici o di elementi utili all’identificazione dei due soggetti. Lo sforzo congiunto ha dato in breve i suoi frutti: i due soggetti intravisti poco prima al balcone sono stati bloccati dai militari mentre tentavano di allontanarsi dal Casermone, intanto che all’interno dell’abitazione veniva trovato il passaporto di uno di loro.
I Carabinieri hanno quindi proceduto ad effettuare un’approfondita perquisizione dell’appartamento da cui erano scappati i due uomini, rivelatisi essere due albanesi, rinvenendo due coltelli a serramanico e una pistola semiautomatica con matricola abrasa pronta all’uso, considerato che aveva già caricato il colpo in canna ed erano presenti altri 7 colpi nel caricatore. In una scatola della libreria sono stati recuperati altre 10 cartucce di calibro diverso, destinate ad un’altra arma.
L’appartamento fungeva da vera e propria base di spaccio, considerato che al suo interno sono state rinvenute 3 dosi di cocaina, circa 10 grammi di hashish suddivisi in 3 pezzi e materiale vario per il confezionamento delle singole dosi.
La perquisizione è stata poi estesa ad un altro alloggio che i due soggetti hanno rivelato di avere in uso, scovando ulteriore materiale utilizzato per la preparazione degli stupefacenti.
I militari hanno proceduto pertanto all’arresto dei due stranieri che, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati condotti al carcere di Frosinone, ove sono rimasti anche dopo la convalida dell’arresto.



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