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CIAMPINO ELEZIONI: INTERVISTA AL CANDIDATO SINDACO GIOVANNI TERZULLI

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Tempo di lettura 7 minuti "La capacità del centro sinistra è sempre stata quella di sapersi rinnovare"

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di Daniele Rizzo

Ciampino (RM) – In questa quarta tappa del nostro cammino di avvicinamento alle elezioni amministrative a Ciampino del 25 maggio siamo andati ad intervistare Giovanni Terzulli, il candidato sindaco del PD, di SEL-Tutta un'altra storia, dell’Italia dei Valori, de La città che vorrei e di Ciampino guarda avanti.

La prima domanda è di carattere personale. Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a candidarsi sindaco (e quindi alle primarie) soprattutto alla luce del fatto che il PD ciampinese è in una situazione molto complicata, e che quindi lei avrà gli occhi puntati addosso forse più degli altri candidati.
Quello che mi ha spinto a candidarmi è la passione per la politica che credo debba essere l’unico motivo che dovrebbe portare una persona a candidarsi per la sua Città. Nessun altro scopo, tanto meno il mero guadagno economico. Poi la gente osserva e sa riconoscere chi lo fa davvero per passione e chi no. Rispetto agli occhi puntati addosso credo che sia un discorso valido per tutti quelli che vogliono fare il sindaco o il politico in generale. E’ vero che il Partito Democratico ha vissuto un momento difficile, ma le primarie hanno determinato la linea politica maggioritaria, dove ognuno ha le proprie responsabilità. Non mi sento quindi più responsabile degli altri, perché chiunque si presenta ha le mie stesse responsabilità. Certo è che il PD è un grande contenitore la cui gestione non è semplicissima. Quando si è in tanti mettere tutti d’accordo è molto difficile; l’importante però è che la maggioranza rispetti sempre la minoranza e viceversa.

A proposito delle primarie. Perché pensa che la gente abbia preferito Lei a Rugghia?
Ah, questa è una bella domanda, perché le interpretazioni che si possono dare ora che le primarie si sono concluse sono molte. Da un lato io partivo da una posizione svantaggiata, perché Tonino era sicuramente più conosciuto di me e con lui c’era una parte del partito, SEL e altri movimenti; di contro io avevo a sostegno la maggioranza PD. Ad ogni modo penso che alla fine in città abbia prevalso quell’idea di rinnovamento e concretezza che Renzi sta portando a livello nazionale, e quindi su l’onda di quel cambiamento hanno individuato più in me che in Tonino la persona che potesse incarnare questo momento politico e storico.

Sempre a proposito delle primarie. Sono state un momento delicato a livello di partito, avete rischiato di compromettere l’unità. Ora l’unità sembra che sia stata ristabilita. Certo è che fa strano vedere che Rugghia non ci stia mettendo il volto in questa campagna… (Rugghia non è candidato al consiglio comunale, ndr)
In realtà non è vero che non ci mette il volto, perché ha fatto una lista con una parte di persone insieme a SEL, in cui compare il simbolo che ha portato per le primarie. Ha indicato alcune candidature all’interno del PD, ha partecipato all’apertura della mia campagna elettorale, sta facendo con me campagna elettorale. Ad essere sincero non l’avrei visto come candidato al Consiglio dopo essere stato deputato, sindaco, e aver fatto parte del consiglio provinciale: per lui non mi sarebbe sembrato il massimo. Ciò non toglie che un domani potrà comunque far parte della squadra di governo della città con ruoli diversi, sempre che lo voglia fare.

Quindi l’unità del partito è realmente ristabilita? Anche se ci sono alcuni ex consiglieri come Fiorini e Sudano che non si sono presentati con il PD?
Si, assolutamente. Nello specifico, loro sostengono me in questa campagna, sono al mio fianco, mi ci sento anche molto spesso. Chiaro che le primarie sono state dure e toste da un punto di vista anche emotivo. Questa è stata la prima volta che ci sono state primarie vere a Ciampino, il cui risultato è stato incerto fino al giorno prima. È stata una situazione difficile, ma alla fine abbiamo dimostrato che il PD è fatto da persone davvero democratiche che rispettano il risultato delle urne, qualunque esso sia.

Avvicinandoci più al tema delle elezioni. Nel 2011 la coalizione del centro sinistra era molto più ampia e comprendeva anche persone che oggi concorrono autonomamente al carica di sindaco (penso a Sisti e Testa). Crede che questo per voi sarà uno svantaggio in termini di voti?
Difficilmente vinceremo col 60% delle preferenze, perché comunque questi tre anni hanno lasciato uno strascico nella città e perché sicuramente la compagine di sinistra ha perso alcune persone. Però è vero anche che Ciampino è storicamente di centro sinistra, e quindi difficilmente sarà portata a votare candidati che non fanno parte di questa area. In particolare sono sicuro che lo farà in modo maggioritario nei miei confronti. Penso che noi siamo l’unico progetto credibile che si presenta a governare questa città; lo abbiamo dimostrato più volte esprimendo in più occasioni una capacità di buon governo di Ciampino. Viste le ultime vicende politiche siamo un po’ arrugginiti ma la capacità del centro sinistra è sempre stata quella di sapersi rinnovare. Anche se ci sono diversi volti noti tra i nostri candidati comunque abbiamo la maggior parte delle persone candidate che sono alla prima o alla seconda esperienza; abbiamo presentato solo due candidati con più di dieci anni di consiglio comunale alle spalle. Quindi comunque la classe politica si è saputa rinnovare. Io stesso ho 34 anni, non ho un’esperienza politica così di lungo corso. Sono nato politicamente nei DS, sono stato il primo segretario del Partito Democratico di Ciampino, sono stato consigliere e assessore, ma non vengo dal Partito Comunista o da Democrazia Cristiana come molti altri. Questo, a mio avviso, è già un indice di rinnovamento che segue l’esempio della classe politica dirigente del Paese.

Passiamo al programma. Le domande che sto facendo anche agli altri candidati sono incentrate su quattro temi fondamentali. Come vi ponete voi rispetto alla questione dell’aeroporto, della sicurezza, delle aree municipalizzate e delle aree 167.
Sull’aeroporto dico una cosa molto semplice. Sono stati fatti studi che hanno indicato un numero massimo di voli o comunque una quantità massima di rumore che può essere prodotto da quest’aeroporto. Detto questo io farò tutte le battaglie necessarie affinché vengano rispettati questi limiti. Ovvio che l’obiettivo principale è la riduzione dei voli, ma a me interessa che venga raggiunto il risultato, quindi va bene anche un piano misto che rispetti sia la riduzione dei voli che l’impatto acustico, purché venga rispettata la legge. La nostra capacità dovrà poi essere quella di attrarre le risorse che arrivano dall’aeroporto. Noi dobbiamo cercare di diventare un polo d’attrazione come tutti gli aeroporti low cost d’Europa, un posto dove le persone arrivano, si fermano e dormono per poi muoversi solo in un secondo momento verso Roma o i Castelli.

Parliamo della sicurezza.
Durante la stesura del programma di coalizione mi dicevano che la sicurezza non era un argomento di sinistra, ma io ho sempre ribadito che la sicurezza non è un argomento solo di sinistra o di destra: è un argomento di tutti, la differenza sta nel come si affronta il problema, e non nel negarlo. La sicurezza non è un tema solo comunale; al comune spetta una parte, ma la sicurezza viene gestita a livello territoriale dai Carabinieri e dalla Polizia. A Ciampino abbiamo un corpo di polizia importante, e col comune possiamo (all’interno del progetto di smart city) installare telecamere nei punti nevralgici delle città, telecamere che fungano da deterrente per atti criminosi e vandalici, ma anche da strumento per l’attività giudiziaria per l’individuazione dei responsabili. Inoltre la polizia sta già facendo una serie d’azioni di difesa e di controllo del territorio. Ovvio che tutto il quadrante sud della capitale sta vivendo una situazione complicata, e su questa dovremo rapportarci con la questura.

Riguardo il campo de La Barbuta invece?
Io ne faccio una questione legata alla situazione che vivono le persone lì all’interno. Là c’è un campo regolare e uno abusivo pari a quello regolare; io non ci farei crescere non solo i miei figli, ma i figli di nessuno. Non è sicuramente il luogo più idoneo per trascorrere la propria vita. Purtroppo il comune di Roma negli ultimi anni, soprattutto con la giunta Alemanno, ha adottato una politica che è stata quella di spostare ai margini della Capitale i problemi della città. Quello però è un territorio di Roma difficilmente gestibile dalla polizia dell’ex decimo municipio, perché comunque è legato male con Roma e presenta difficoltà di gestione. C’è poi un problema legato ai tagli a Roma Capitale, nei quali dovrebbe rientrare la sorveglianza nei cosiddetti “villaggi della solidarietà”, ma questo purtroppo non dipende solo da noi.

Parliamo delle aziende municipalizzate.
Quello delle municipalizzate è un argomento che conosco molto bene. Noi vogliamo creare un’Azienda Speciale per tutto ciò che è servizio pubblico locale e servizio sociosanitario, dove far confluire tutti i servizi gestiti dall’ASP ma anche altri, in modo da poterli gestire in modo più proficuo rispetto a come sono gestiti adesso (ad esempio il servizio cimiteriale). L’Azienda che nasce da zero e che, per costituzione, è una costola del Comune, ha l’obbligo del pareggio di bilancio e quindi una gestione più diretta. Per quel che riguarda il settore farmaceutico noi dobbiamo andare a lavorare su quelle farmacie che ad oggi sono in perdita, farmacie che sono anche fuori dal comune di Ciampino. Se queste farmacie non fanno profitti dobbiamo agire come azienda privata e tagliare i rami secchi. Posso capire che da un punto di vista occupazionale dovremo parlare con i comuni perché non è nostra intenzione andare a fare macelleria sociale. Però noi partiamo dal presupposto che l’ASP è di Ciampino; se apre una farmacia fuori Ciampino ci lavoreranno persone che non sono ciampinesi. Mettiamo il caso che a fine anno la farmacia abbia bilancio negativo. Noi come comune ci rimettiamo in termini economici e di bilancio. Questi costi ricadono sui cittadini di Ciampino, e questo non ce lo possiamo più permettere. AMBIENTE è invece un altro capitolo. È una società che oggi gestisce un area vasta di comuni, ma credo che debba invertire il processo, non partecipando più soltanto alle gare, ma tornando anche agli affidamenti da parte dei comuni. Il comune di Ciampino è l’unico proprietario dell’azienda, e ritengo che questo sia un limite per la società. In fondo, una società che fa solo servizio è destinata a morire nel breve e lungo periodo (ad esempio, se faccio gare sempre al ribasso nonostante il prezzo del lavoro sia alto, inevitabilmente vado a perdere).

Auspica quindi l’ingresso di qualche privato nella società?
Non l’ingresso di un privato, ma di partner pubblici. Noi serviamo attualmente Ciampino ma anche altri comuni, e a questi comuni (o anche alla Regione) chiediamo che entrino nel capitale della società, oppure ad aziende comunque pubbliche che possano partecipare al capitale sociale di ambiente e a dargli una capacità di operare che oggi è limitata.

Aree 167.
Le aree 167 vengono da un piano regolatore del ‘98. L’area 167 non è una scelta, ma un obbligo del piano. Ci sono attualmente due aree a stato avanzato (Colle Oliva e Marcandreola) e c’è poi l’area 167 di Via Mura dei Francesi. Io sono per il rispetto di quello che ci viene detto a livello sovracomunale. Se la sovrintendenza dice che quell’area è sottoposta a vincolo, noi siamo portati a rispettare il vincolo e a cercare un’alternativa per le cooperative che hanno ormai acquisito un diritto partecipando al bando.

E’ già stata fatta richiesta affinché il vincolo venga rimosso. Mi sembra di capire che lei eventualmente continuerebbe su questa strada.
Io ho un parere diverso da molti, e dico che il ricorso andava fatto da un punto di vista della battaglia “legale” per tutelare l’ente, dopodiché io però vorrei arrivare ad una trattativa con le cooperative affinché si possa trovare una soluzione soddisfacente per tutti quanti senza chiedere risarcimenti milionari al comune, potendo fornire nuove aree a disposizione per la costruzione, quindi delocalizzando le 167 in una nuova area.

Ultima domanda. Qualora venisse eletto sindaco, quale sarebbe il primo atto della sua amministrazione?
Secondo me l’amministrazione intesa come macchina amministrativa del comune ha bisogno di una profonda riorganizzazione. Dobbiamo quindi innanzitutto riorganizzare il nostro comune, ma poi lavorare anche contemporaneamente sul dare risposte ai cittadini in termini di gestione ordinaria, come decoro urbano, spazi verdi, strade e cimitero.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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