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Roma

VATICANO STAMINA: I FRATELLI BIVIANO MARCATI STRETTI DALLA GENDARMERIA PER UNO SLOGAN DI TROPPO

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Tempo di lettura 5 minuti”Arrivati ai primi controlli abbiamo avuto i primi problemi, perché Sandro Biviano era "armato" di felpa con la scritta “Non ho più voglia di morire”.

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di Cinzia Marchegiani

Roma – Esiste una strategia per annullare la dignità degli uomini? A volte leggendo gli avvenimenti che investono la parte più semplice e forse quella più nobile dell’umanità, devo violentemente aprire gli occhi, perché non riesco proprio a capire in che mondo stiamo vivendo. E’ una cosa che fa male dentro, come una violenza che non si riesce a contrastare. Ma la nostra società è abituata a recepire notizie orribili e assuefarsi ad ogni forma di intolleranza e abuso?

Ieri, i fratelli Biviano, dal Civico 117 A, il presidio che dal 23 Luglio è a Piazza Montecitorio per perorare la causa delle cure compassionevoli, muniti delle loro super amiche, due sedie a rotelle, sono andati in direzione San Pietro, per assistere all’udienza generale. Così ci raccontano la loro ennesima disavventura:” Arrivati ai primi controlli (territorio italiano con polizia alle transenne) abbiamo avuto i primi problemi, perché Sandro Biviano era "armato" di felpa con la scritta “Non ho più voglia di morire”. I poliziotti comunicano alla gendarmeria la nostra presenza, saranno loro a decidere se farci entrare in territorio vaticano o no. Dopo più di 20 minuti che aspettavano dietro le transenne, arrivano i funzionari della gendarmeria che danno l'autorizzazione alla polizia di farci entrare in territorio Vaticano. Non finisce qui. I funzionari della gendarmeria ci accompagnano per il colonnato della piazza, finito il colonnato troviamo i gendarmi che ci dicono di aspettare sotto il colonnato, noi contestiamo e chiediamo di entrare dentro la piazza per andare dove ci sono tutti gli altri ammalati. Dopo aver insistito un pò ci dicono che durante l'udienza ci faranno andare dove ci sono tutti gli altri disabili, fatto sta che l'udienza è iniziata e non ci dicevano niente! Insistiamo ancora per andare dove ci sono gli altri ammalati, rispondono con mille scuse, ci dicono anche che non c'è più posto (invece ce n’era tantissimo) e mentre discutevamo tante persone passavano, ed è passato anche un signore in carrozzina per prendere posto dove volevamo andare anche noi. Alla fine hanno chiuso i corridoi (solo per noi e non per gli altri) e ci hanno fatto stare vicino il colonnato. Dopo essere stati trattati come criminali, abbiamo deciso di uscire dal territorio Vaticano. Con noi c'era anche Sabrina Cucovaz (mamma del piccolo Raoul morto da poco). Noi torneremo perché abbiamo tanta fiducia in Papa Francesco.”

Chi è che decide che un invalido può essere un pericolo pubblico? Và tenuta sott’occhio una persona solo perchè sulla propria maglietta ha scritto a chiare lettere “Non ho più voglia di morire”? Dobbiamo essere scesi proprio in basso e un passo dall’inferno, perché questi abusi devono essere accettati come normale amministrazione…Eppure quella scritta non offendeva nessuno, anzi rappresenta un inno alla vita, ma evidentemente questi due giovani ragazzi, con le loro armi foderate semplicemente di forza e coraggio devono mettere proprio paura! Una domanda è lecita: quante volte devono essere feriti con assoluta gratuità? Rivedo l’immagine della colomba lanciata dal nostro Papa Francesco, aggredita da un gabbiano e un cornacchia, divincolandosi è riuscita a fuggire… anche ieri in quella piazza, simbolo di pace e umanità cristiana, qualcuno ha provato a ferire le loro ali della libertà, sicuramente Papa Francesco riuscirà a condannare un atto di vera intollaranza avvenuta nella sua Casa Santa.
Marco e Sandro Biviano sono quelle gemme che sentono determinante il dovere di continuare a vivere…nonostante tutto, con dignità e bellezza.

Le parole del Santo Padre ora diventano più cristalline e una guida per ogni sopruso: “Quanti di voi pregate per i cristiani che sono perseguitati: ognuno se lo chieda nel suo cuore: io prego per quel fratello e quella sorella che sono perseguitati a motivo della loro fede?. L’importante – ha spiegato – e’ guardare fuori dal recinto”.

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