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Redazione
Viterbo – Si è tenuto ieri mattina presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi della Tuscia in Santa Maria in Gradi il convegno “Arsenico; aspetti biomedici, agroalimentari e idrogeologici” organizzato dalla Provincia di Viterbo in collaborazione con l’Ateneo.
L’organizzazione è stata curata dal professor Raffaele Saladino, docente di biorganica applicata e chimica organica, nonché consigliere provinciale. Il convegno ha visto la presenza di illustri relatori, esperti della materia, che hanno inquadrato ed esaminato la problematica dell’arsenico nei suoi molteplici aspetti. Una problematica che si è manifestata nella sua massima criticità dal primo gennaio di quest’anno, con l’entrata in vigore della normativa europea che ha fissato a 10 microgrammi litro il limite massimo di arsenico consentito nelle acque destinate al consumo umano.
“La Provincia di Viterbo e l’Università della Tuscia – ha spiegato Saladino – hanno voluto organizzare questo incontro per approfondire la tematica e discutere intorno a possibili soluzioni al problema, ragionando su basi scientifiche e dati concreti. I nostri Enti in questi anni sono stati impegnati nella ricerca delle migliori metodologie d’approccio al problema, evitando di ingenerare confusione in un ambito già di per se piuttosto complesso. Con l’incontro di oggi abbiamo voluto offrire un ulteriore contributo alla chiarezza”.
Il presidente della Provincia Marcello Meroi ha ringraziato l’Università per la sinergia messa in atto nell’organizzazione di questa giornata di studio: “Quando il territorio può avvalersi di professionalità e competenze come quella del professor Saladino e di suoi autorevoli colleghi, queste potenzialità devono essere necessariamente valorizzate. Purtroppo in Italia si ha la brutta abitudine di intervenire sempre e solo sul piano normativo, modificando le leggi senza mai risolvere i problemi dal punto di vista strutturale. Ci siamo trovati così con l’emergenza arsenico che ha creato un disagio sociale alle nostre popolazioni, a causa dell’impossibilità di utilizzare l’acqua dei rubinetti per il consumo umano. Con l’aiuto degli esperti che conoscono bene la materia e le sue implicazioni sull’organismo umano, sulla catena alimentare e sull’ambiente, puntiamo al conseguimento di una progettualità concreta, non effimera, che sappia fornire soluzioni definitive e che non sia limitata a tamponare l’emergenza, lasciando senza risposte la legittima richiesta di sicurezza che arriva dai cittadini. Il contributo della Provincia non poteva mancare dal momento che, su questo problema, siamo tutti coinvolti nella ricerca delle migliori soluzioni. Ringrazio il Magnifico Rettore Alessandro Ruggieri e l’Università della Tuscia che oggi hanno dimostrato ancora una volta di avere a cuore i problemi del territorio e di voler essere fra gli attori principali dello sviluppo di questa provincia”.
La giornata è poi proseguita con gli interventi dei vari relatori che hanno affrontato diversi aspetti legati alla presenza dell’arsenico. Il vicepresidente della Provincia e assessore all’Ambiente Paolo Equitani ha puntato l’attenzione sugli aspetti normativi del problema e sullo stato dell’arte, mettendo in evidenza ancora una volta come, ben prima che l’emergenza si presentasse in tutta la sua complessità, Provincia e Università avessero proposto il sistema della miscelazione delle acque del lago di Bolsena, a bassa concentrazione di arsenico, con quelle dei pozzi, come soluzione definitiva al problema.
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