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ROMA SCUOLA INFANZIA "SAN ROMANO": IN MANETTE INSEGNANTE E COORDINATRICE PER MALTRATTAMENTI E PERCOSSE, CHIAMAVANO I BIMBI "SCEMI, ZOZZI, BASTARDI"

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Tempo di lettura 2 minutiUn bambino colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni, veniva costretto dalla maestra ad inginocchiarsi e ad asciugarla con un fazzoletto di carta

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Redazione

Roma – Si comunica che in data odierna personale di questo Ufficio ha dato esecuzione a due misure cautelari degli arresti domiciliari emesse nei confronti di F.M. di anni 63 e M.R.C. di anni 57, rispettivamente coordinatrice scolastica e insegnate della scuola dell’infanzia denominata “San Romano” sita in Roma, nell’omonima via al civico 92, per i reati di maltrattamenti e percosse in danno di minori.

Le indagini sono state coordinate dal Sostituto Procuratore Eugenio Albamonte, dirette dal Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza “San Basilio” e condotte dagli Ufficiali e Agenti di Polizia Giudiziaria della Squadra di P.G. Esterna del medesimo Ufficio di Polizia.

La notizia criminis veniva acquisita in seguito alla segnalazione proveniente da  persone gravitanti all’interno dell’ambiente scolastico nonché da alcuni genitori che riferivano di presunti maltrattamenti e vessazioni posti in essere da una maestra e commessi in danno di alcuni alunni minori degli  anni 4.

Dai primi accertamenti risultava altresì, che la direttrice della scuola,  sarebbe stata a conoscenza della condotta illecita dell’insegnante, omettendo di prendere gli opportuni provvedimenti, in violazione dei suoi poteri-doveri di vigilanza e controllo, al fine di salvaguardare il buon nome dell’istituto “San Romano”.

In seguito a questa preliminare attività d’indagine il Sostituto Procuratore titolare dell’inchiesta, dopo aver ascoltato le dichiarazioni dei potenziali testimoni, al fine di acquisire ulteriori elementi probatori, disponeva un’attività d’indagine tecnica che effettivamente forniva riscontri oggettivi circa i gravi indizi di colpevolezza già evidenziatisi, in particolare, a carico della  F.M.

Gli investigatori, durante tale fase, accertavano la commissione di numerosi comportamenti violenti, vessatori, offensivi e mortificanti della dignità dei bambini affidati ad essa durante l’orario scolastico.

Particolare menzione merita l’episodio nel quale un bambino colpevole di essersi fatto la pipì nei pantaloni, veniva costretto dalla maestra ad inginocchiarsi e ad

asciugarla con un fazzoletto di carta, dopo essere stato minacciato, davanti agli altri bambini, di fargliela pulire con la faccia.

Numerosi sono stati gli eventi in cui la maestra è ricorsa alla violenza per ottenere l’obbedienza degli alunni.

Tali condotte dell’educatrice, che generavano nei piccoli un clima di terrore, mettendoli in costante soggezione psicofisica, si manifestavano anche incitando  alcuni di loro, solitamente i più grandi, alla violenza e alla denigrazione in danno degli altri.

Il comportamento della  maestra, fatto anche di insulti ed umiliazioni verbali, riguardava anche bambini portatori di disagi e difficoltà psicoinfantili. Venivano usati epiteti vari come  scemo, zozzo, bastardo.

Dalle indagini emergeva inoltre, che nonostante la maestra fosse stata più volte, nel tempo, criticata e ripresa anche dalle sue colleghe circa i suoi metodi educativi, avvalendosi della protezione e della copertura della direttrice, continuava imperterrita nella commissione di tali illeciti, limitandosi esclusivamente a non assumere tali comportamenti in presenza di altro personale scolastico. Nel corso del tempo le diverse persone, docenti e non, che rappresentavano i comportamenti dell’insegnante alla direttrice M.R.C., si sono sempre trovate davanti ad un “muro” o addirittura emarginate dall’ambiente, poiché la stessa cercava  di mettere tutto a tacere, senza prendere alcun provvedimento,  inducendo al silenzio chiunque volesse evidenziare in qualche modo la errata sistematicità educativa che si teneva all’interno della scuola, in particolare nella suddetta  classe, ricorrendo anche a forme di intimidazioni e di ritorsioni, abusando dei propri poteri istituzionali.

Visto quanto emerso dalle indagini, il Sostituto Procuratore dr. Eugenio Albamonte, soprattutto al fine di preservare i minori sottoposti al rischio evidente della reiterazione da parte della maestra delle condotte illecite in argomento, richiedeva con urgenza una misura cautelare al Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, dott.ssa Elvira Tamburelli, la quale emetteva a carico delle due donne la misura cautelare degli arresti domiciliari. 

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