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Roma

CASTELLI ROMANI, QUASI SCONFITTA L'EMERGENZA ARSENICO

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Tempo di lettura 6 minutiCi ha scritto un ex cittadino di Velletri, Alberto Addari, tornato a Ostia con la sua famiglia (tre bambini) anche a causa dell'emergenza arsenico

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Angelo Parca

Castelli Romani (RM) – L’arsenico non fa più paura ai Castelli Romani. I tempi in cui l’arsenico arrivava ad oltre 50 microgrammi per litro su un limite di 10 sono lontani.

L’ultima vittoria è del Comune di Lanuvio il cui sindaco ha di recente revocato le ordinanze di non potabilità dell’acqua. Ciò a seguito delle verifiche della Asl RmH che lo scorso quattro febbraio ha effettuato campionamenti di acqua destinata al consumo umano distribuita nel territorio lanuvino. I punti di prelievo sono stati scelti in particolare per il monitoraggio dei valori di parametro fissati dal D. Lgs. 31/01 per l’arsenico e per il fluoro. Dunque la cittadina castellana non presenta valori arseniosi che superino il limite di legge di 10 microgrammi per litro.

Eppure, ai Castelli Romani, l’allarme c’è stato per oltre tre anni e i Comuni colpiti erano più di sette, poi il numero è sceso in maniera pressoché incalzante fino ad arrivare ad un dato di fatto: con l’emergenza convive soltanto una zona di Velletri e tra qualche mese dovrebbe uscirne non appena la Regione Lazio farà le azioni dovute. Nonostante i 4 milioni e mezzo impiegati da Acea su Velletri per far fronte all’emergenza arsenico i cittadini dovranno stare come minimo altri sei mesi in attesa che l’acqua torni nei parametri di legge di 10 microgrammi per litro. Eppure in Acea Ato 2 si è fatto molto a partire dalla rilevazione da parte del gestore dell’acquedotto comunale, nel 2006: sono stati realizzati sei potabilizza tori a Campo Sportivo, San Pietro, Zona 167, Marmi, Rioli, Marrucco, e costruiti diversi chilometri di condotte.  Adesso il problema che frena la corsa all’abbattimento dei valori di arsenico nell’acqua è la realizzazione del potabilizzatore a servizio del pozzo “Le Corti” che serve circa tremila abitanti. Ad est di Velletri, infatti, non ci sono spazi di proprietà comunale sufficienti per l'installazione dell’impianto, quindi si è provveduto ad individuare un terreno privato ma il proprietario non vuole cederlo.

L’assessore del Comune di Velletri Sergio Andreozzi, delegato ai rapporti con Acea fa sapere che le ultime analisi sono comunque rassicuranti, in quanto la concentrazione di arsenico nell’acqua sfori di circa solo due unità il parametro di legge, attestandosi quindi intorno ai 12 microgrammi per litro: “la risoluzione del nostro problema – spiega Andreozzi – è dipesa e tutt’ora dipende dalla Regione Lazio che deve emettere l’ordine di esproprio per poter permettere al gestore idrico di realizzare il potabilizzatore. Ma temo che si dovrà aspettare ancora, almeno che venga nominato il nuovo commissario per l’emergenza arsenico in grado di agire tempestivamente”. Un impianto, tra l’altro, di ultima generazione che la stessa amministrazione ha richiesto raccomandandosi che fosse ad impatto ambientale zero. E così è”. Intanto Andreozzi ritiene che a breve il gestore riuscirà a erogare acqua senza arsenico grazie alla miscelazione con altri pozzi del territorio. Sembrerebbe anche migliorata la situazione dei punti di approvvigionamento Acea i quanto sono stati installati i cassettini per isolare i rubinetti e non esporli più alla mercé degli animali. Inoltre, una “fresca fronte” distributore elettronico gratuito è presente in via Troncavia. Intanto non si devono trascurare le esigenze di ogni singolo cittadino.

E' pervenuta alla nostra redazione una segnalazione di un ex cittadino di Velletri, Alberto Addari, tornato a Ostia con la sua famiglia (tre bambini) anche e soprattutto perché non sostenevano la situazione dell’arsenico nell’acqua: cuocere alimenti con l’acqua presa con le taniche e bere sempre acqua acquistata cominciava a pesare. Dunque il signor Addari fa presente che nel 2011 ha compilato una domanda di richiesta di rimborso della sua bolletta effettuata il 29/09/2011 presso la stazione ferroviaria di Velletri presso un ufficio di assistenza dove i cittadini avevano la possibilità di richiedere i rimborsi al gestore idrico. Contattata l’Acea Ato 2, al cittadino dissero che un operatore l’avrebbe contattato quanto prima per avere notizie in merito al fatidico rimborso. “Vorrei soltanto avere una risposta – dice Addari – per sapere se il rimborso che mi hanno detto sarebbe stato certo, mi sarà erogato oppure ho perso tempo e soldi in raccomandate, fidandomi di una assistenza che non ha centrato l’obiettivo”. Così, oltre ad aver bevuto l’acqua all’arsenico anche la beffa di rimanere nel limbo?

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