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Viterbo

CLINI, DECRETO RIFIUTI. TUONA IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI VITERBO: “L’ARROGANZA DEL GOVERNO MONTI NON CONOSCE LIMITI”

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Meroi / Equitani: “Ancora una volta il Governo Monti è riuscito a dare il peggio. Il decreto infatti è incompleto, superficiale, scandalosamente generico e non fornisce alcuna certezza sia a livello di tempistica che di procedure.”

 

“Evidentemente al ministro dell’Ambiente Corrado Clini non è stata sufficiente la levata di scudi delle province laziali, Viterbo su tutte, scaturita a seguito dell’intervista in cui annunciava l’intenzione di risolvere l’emergenza rifiuti di Roma distribuendo l’immondizia negli altri impianti di smaltimento del Lazio. Il decreto non solo è stato partorito, ma il buon Clini ha avuto anche l’arroganza di imporlo ai territori senza alcuna preventiva concertazione, limitandosi a convocare i rappresentanti delle province per illustrare una decisione già assunta”.

Redazione

Viterbo – Il presidente della Provincia Marcello Meroi e l’assessore all’Ambiente Paolo Equitani, quest’ultimo reduce dal vertice convocato a Roma ieri dallo stesso Clini per illustrare i contenuti del provvedimento, tornano all’attacco del Governo Monti. La Provincia di Viterbo, secondo quanto riferito dal ministro, riceverà i rifiuti romani unicamente per la fase del trattamento meccanico e biologico presso l’impianto di Casale Bussi ma non ci sarà poi lo smaltimento nella discarica di Monterazzano. I rifiuti, una volta trattati, prenderanno dunque un’altra direzione.

“Ancora una volta – attaccano Meroi ed Equitani – il Governo Monti è riuscito a dare il peggio. Il decreto infatti è incompleto, superficiale, scandalosamente generico e non fornisce alcuna certezza sia a livello di tempistica che di procedure. Vogliamo sapere con esattezza come, e per quanto tempo, il nostro territorio sarà interessato dai provvedimenti ministeriali. Le rassicurazioni del ministro non ci convincono. Se è vero che nessun rifiuto di Roma sarà conferito nel sito di Monterazzano, ma soltanto trattato nell’impianto di Casale Bussi, chiediamo sia messo nero su bianco. Anche perché – ricordano – la Provincia ed i Comuni della Tuscia stanno facendo degli sforzi enormi per ridurre la quantità di rifiuti destinata alla discarica, potenziando al massimo la raccolta differenziata, per impedire che gli invasi, già appesantiti  dai rifiuti conferiti da Rieti, esauriscano le proprie capacità prima del previsto. Se il sindaco di Roma Gianni Alemanno può permettersi il lusso di scendere in piazza al fianco dei cittadini di Ponte Galeria per dire no all’apertura di una nuova discarica nella Capitale, sappia il ministro Clini che non saremo da meno – aggiungono ancora presidente e assessore – anche perché non sono state certo le province laziali a causare l’emergenza rifiuti di Roma. Inoltre, non era stato stabilito dal piano regionale dei rifiuti che ogni provincia doveva provvedere a smaltire la propria immondizia? Perché dovremmo farci oggi carico delle inadempienze dei livelli governativi romani? Non è che di fronte alle legittime e sacrosante proteste degli abitanti della Capitale contro l’apertura di nuove discariche, si possa pensare di scaricare il problema sulle altre province mettendosi a posto la coscienza. La verità – proseguono – è che il Governo Monti anche sulla risoluzione di questa emergenza sta dimostrando tutto il suo totale dilettantismo condito con quella dose di supponenza ed arroganza propria di chi si sente titolato ad agire nell’ambito di una democrazia commissariata, nella quale l’essere tecnico è inteso come un attestato di superiorità morale ed intellettuale, o peggio come una sorta di carta bianca da utilizzare senza alcun limite di civiltà e di buon senso. Il ministro Clini prima di adottare un simile decreto avrebbe dovuto convocare i territori e concertare le decisioni. La democrazia è questo, confronto, dialettica e ricerca di soluzioni condivise. Invece i rappresentanti delle province sono stati convocati fuori tempo massimo, solo per essere informati di decisioni già prese e peggio per essere minacciati di incorrere in pesanti sanzioni nel caso in cui non sarà data ottemperanza ai contenuti del decreto. Tutto questo è inaccettabile”.
 
Meroi ed Equitani annunciano la volontà di non restare con le mani in mano: “Con i presidenti delle altre province laziali ci siamo già confrontati e continueremo a farlo nelle prossime ore concordando tutte le azioni da intraprendere a tutela degli interessi dei nostri territori. Siamo francamente stanchi di sobbarcarci soltanto gli oneri della vicinanza con Roma senza che questo comporti alcun concreto vantaggio. Non siamo disponibili a farci mettere i piedi sulla testa da chi ha dato ampia prova di non saper rispettare le regole democratiche”. 

Il presidente Meroi inoltre chiederà un incontro con il Prefetto di Viterbo Antonella Scolamiero per avere ulteriori chiarimenti, dal rappresentante locale del Governo, in merito alle modalità d’attuazione del decreto.

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