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Roma

ARICCIA, GIOVEDI' SGARBI PRESENTA "LA MORTE DI CLEOPATRA" A PALAZZO CHIGI

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Tempo di lettura 4 minuti Si tratta uno straordinario dipinto inedito di un misterioso pittore del ‘600

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Redazione

Ariccia – Giovedì 29 novembre, ore 18,00, Vittorio Sgarbi presenterà a Palazzo Chigi in Ariccia la Morte di Cleopatra dello “Pseudo-Caroselli”, uno straordinario dipinto inedito di un misterioso pittore del ‘600 così detto per l’affinità con il pittore caravaggesco Angelo Caroselli, con cui è stato a lungo confuso.

La conferenza si inserisce nell’ambito del programma di presentazione e mostra presso il Palazzo Chigi di Ariccia, sede del Museo del Barocco, di dipinti inediti del Barocco italiano da parte di studiosi di livello internazionale, specialisti sui singoli artisti e le rispettive scuole pittoriche. I dipinti, provenienti da collezioni private estere, rimangono in mostra per due mesi nel Palazzo Chigi.

Le opere, tutte di altissima qualità, sono tutte inedite, per la prima volta esposte e pubblicate di volta in volta in singoli fascicoli, nella collana “Quaderni di Palazzo Chigi”.

Un’iniziativa di alto livello scientifico e culturale, che si propone di fornire un significativo ed inedito contributo allo studio della pittura del Seicento e Settecento. Tra gli studiosi che hanno sino ad oggi partecipato, Alberto Lattuada, Vincenzo Pacelli, Massimo Pulini, Erich Schleier, Annalisa Scarpa, Nicola Spinosa, Nicholas Turner ed altri.


La morte di Cleopatra

La composizione illustra un tema caro alla pittura del ‘600, svolto con particolare originalità e caricato di complessi connotati simbolici di non immediata decodificazione. L’impostazione è quella di una carnascialesca e sguaiata messinscena teatrale.

L’episodio della morte di Cleopatra, avvenuto nell’agosto del 30 a. C., dopo la sconfitta di Azio e il suicidio del suo amante Marco Antonio, è ricordato dai classici (Virgilio, Orazio, Lucano, Svetonio, Velleio Patercolo, etc.). Viene descritto con particolare attenzione da Plutarco, il quale racconta che la regina “raccoglieva ogni sorta di veleni mortali, tra i più forti che ci fossero, e di ciascuno di essi provava se erano efficaci e nello stesso tempo indolori, propinandoli ai detenuti in attesa di morire. Poiché vide che quelli istantanei procuravano una morte subitanea, ma dolorosa, e i più dolci non erano rapidi, provò gli animali, osservandoli di persona, mentre venivano applicati uno dopo l'altro. Fra tutti trovò quasi solo il morso dell'aspide, che induceva nelle membra un torpore sonnolento e un deliquio dei sensi, senza per questo arrecare spasimo o provocare gemiti; non appariva che un lieve sudore alla fronte, mentre le facoltà percettive svanivano, si rilasciavano dolcemente, e resistevano a ogni tentativo di risvegliarle e richiamarle in vita, come chi dorme profondo…” (Vita di Marco Antonio). Le fonti dicono che  si  suicidarono  con  lei  anche  due  fedeli ancelle, quelle presenti nel dipinto, come ha riproposto William Shakespeare nella  sua  tragedia  Antonio e Cleopatra  edita nel 1623, chiamandole Carminia e Ira.

 


Il pittore

 

La tavola è riferibile al cosiddetto “Pseudo-Caroselli”, un misterioso ‘pittore di genere’, forse di origine nordica, ma di cui non conosciamo il nome, prossimo ai modi di Angelo Caroselli (Roma 1585-1652), con cui è stato spesso confuso; l’incognito generista è autore di una serie di dipinti di soggetto allegorico dai toni caricaturali, tra il magico, lo stregonesco, l’occultistico, il negromantico e la vanitas, non privi di erotismo dissacrante e accentuazioni volgari, con donne vestite sfarzosamente e spesso discinte, cortigiane e prostitute. Emerge la predisposizione a pittore di natura morta, abile nella rappresentazione di stoffe e tappeti, ma anche di animalista.

Il dipinto oggetto dello studio in esame si pone chiaramente come un caposaldo nell’opera dello “Pseudo-Caroselli”, sia in termini qualitativi che per la presenza di personaggi a figura intera. Raro è anche il supporto su tavola, che dimostra una matrice culturale cinquecentesca, peraltro comune ancora una volta a diverse composizione del maestro.

Molto suggestiva l’ipotesi di Federico Zeri, come riferisce Fabrizio Lemme, il quale riteneva che il pittore potesse identificarsi con il paesaggista fiammingo Balthasar Lauwers (Anversa 1578 – Roma 1645), italianizzato Baldassarre Lauri, la cui figlia Brigida sposò nel 1642 in seconde nozze Caroselli. Il pittore romano fu peraltro maestro dei suoi due figli: il paesaggista Francesco Lauri (1610-1635), che secondo la testimonianza di Passeri collaborò nell’esecuzione della Messa di San Gregorio in Santa Francesca Romana, e soprattutto il più noto Filippo Lauri (1623-1694), che copiava e abbozzava le sue opere imitandolo alla perfezione, come ricordava Baldinucci.

Rimane indubbia la matrice caroselliana di tale produzione, sia in termini iconografici che formali. Il Passeri attesta la predilezione da parte del Caroselli di dipinti in “tela da testa” a sfondo ritrattistico, poiché “In cose picciole, e nelle mezze figure prevalse più ch’ in altra cosa…”. Gli antichi inventari confermano l’esecuzione di soggetti affini a quelli riconducibili al suo anonimo imitatore.

L’analisi dei dipinti oggetto di questo contributo mostra tuttavia la mano di un altro artista, non solo per la tipicità rustica e ruvida dei soggetti, ben distanti dalla classicità e dall’eleganza del Caroselli, ma soprattutto per la tecnica esecutiva che è completamente diversa. Come la pittura del romano è progressivamente sempre più sciolta e libera, quella del suo imitatore è invece sempre estremamente levigata nella finitura e accurata in termini descrittivi, mostrando una cultura di matrice cinquecentesca. La descrizione della figura umana evidenzia impacci e licenze anatomiche, oltre ad un’esasperazione espressiva in termini grotteschi e caricaturali.

Si tratta sicuramente di un artista che aveva frequentato la bottega del Caroselli, ma di estrazione nordica, per i caratteri espressionisti della sua ispirazione.    

L’origine di questa pittura è riconducibile ad una matrice culturale olandese o fiamminga, fortemente realistica e materialistica, ben distante dall’idealizzazione della scuola italiana, forse con implicazioni di carattere religioso ed escatologico. Motivi che accomunano l’anonimo generista a pittori come Francois de Nomé detto Monsù Desiderio, Didier Barra, Filippo Napoletano in alcuni suoi momenti, etc.

L’artista poteva avere certamente rapporti con la “Bent” (Houbraken), la cosiddetta Nederlandsche Schildersbent, cioè la “Banda dei pittori neerlandesi”, “costituente una vera e propria compagnia artistica che accoglieva la rigogliosa colonia di pittori, scultori, incisori e decoratori, provenienti dai Paesi Bassi e dalle Fiandre. Come ricorda Hoogewerff i membri, tutti ragazzi tra i venti e i venticinque anni, erano chiamati bentveughels, cioè ‘uccelli della banda’, a ‘costituire una solidarietà professionale e collegiale fra i soci’. La colonia viveva nella zona attorno a piazza di Spagna, tra via Margutta, la Strada Felice (via Sistina) e la via Paolina (via del Babuino). Frequenti erano le scampagnate, le ubriacature nelle osterie romane e le feste che si protraevano fino all’alba presso il Mausoleo di Santa Costanza, noto come ‘Sepolcro di Bacco’. La Schildersbent nasceva in contrapposizione all’Accademia di San Luca, sia per il rifiuto della stessa pratica accademica che per l’atteggiamento anticlassico. Era costituita infatti da artisti che sulla scia del caravaggismo praticavano il naturalismo, con una propensione alla specializzazione e alla pittura di genere; era in pratica una “controversia fra due principi artistici contrastanti”, il naturalismo e il realismo, che nel 1633 era culminata nella causa contro l’Accademia di San Luca, quando la congrega di artisti nordici si rifiutò di pagare la tassa annua a suo favore stabilita da un Breve di Urbano VIII”.

 

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Roma, Ferragosto e turisti. Scattata l’operazione sicurezza: in manette 11 persone

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ROMA – In occasione della settimana di Ferragosto, per garantire una serena permanenza ai turisti e ai cittadini romani rimasti in città, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno intensificato i controlli per prevenire i furti in abitazione, presso i centri commerciali, nelle zone maggiormente frequentate dai turisti e in modo particolare a bordo dei mezzi pubblici e presso le stazioni della metro della Capitale. D’intesa con la Procura della Repubblica di Roma, nelle ultime 48 ore, i Carabinieri hanno arrestato 11 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, del reato di furto e tentato furto aggravato in concorso.
 
Nell’area della stazione Termini, in via Gioberti, i Carabinieri di Nucleo Scalo Termini hanno arrestato un cittadino russo, già noto alle forze dell’ordine, fermato dal personale di vigilanza di un negozio di abbigliamento, dopo aver sottratto alcuni capi, ai quali aveva rimosso le placche antitaccheggio per eludere i controlli della vigilanza.
 
In via del Corso, i Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno arrestato due cittadini romeni – un 28enne e una 19enne, entrambi e con precedenti – sorpresi a derubare una turista cinese. I Carabinieri li hanno bloccati appena dopo aver sfilato il telefono cellulare dallo zaino della vittima.
 
In piazza del Colosseo, sempre i Carabinieri del Comando Roma Piazza Venezia hanno arrestato due nomadi, di 26 e 40 anni, entrambe in stato interessante e con numerosi precedenti specifici, bloccate subito dopo aver asportato con destrezza una busta contenente 420 euro dallo zaino di una turista cinese.
 
I Carabinieri della Stazione Roma Macao hanno arrestato un 59enne italiano, senza fissa dimora e con precedenti, bloccato all’interno dell’autobus “H”, all’altezza della fermata Lungotevere de’ Cenci, subito dopo aver asportato con destrezza il telefono dall’interno della borsa di un 15enne.
 
Tre cittadini romeni – senza fissa dimora di 21, 38 e 58 anni – sono stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro che, in abiti civili, li hanno notati mentre si aggiravano con fare sospetto presso un negozio di abbigliamento in via Nazionale, rione Monti, e li hanno seguiti all’interno. Poco dopo, i tre sono stati bloccati all’uscita dell’attività perché sorpresi ad allontanarsi senza aver pagato numerosa merce, del valore di 570 euro, che avevano prelevato dagli espositori e occultato in zaini, previa rimozione delle placche anti-taccheggio.
 
Invece, all’interno di uno store del centro commerciale “Porta di Roma”, in via A. Lionello, i Carabinieri della Stazione Roma Nuovo Salario hanno arrestato un 30enne peruviano, sorpreso ad occultare prodotti di profumeria, del valore di circa 500 euro – all’interno di una borsa schermata.
 
Le vittime dei furti hanno sporto regolare denuncia-querela e tutti gli arresti sono stati convalidati.
 
Nell’ambito delle attività, infine, i Carabinieri hanno rintracciato un 35enne romeno, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e hanno denunciato alla Procura della Repubblica un 30enne di Roma trovato in possesso di 14 dosi di cocaina.
 
Privo di virus.www.avast.com

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Metropoli

Castel Madama, picchia i genitori per i soldi della droga

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I Carabinieri della Stazione di Vicovaro hanno arrestato in flagranza di reato un cittadino italiano di 24 anni, gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti in famiglia ed estorsione.
A Castel Madama, un piccolo comune nella valle dell’Aniene vicino Roma, la vita di una famiglia è stata turbata per anni da un figlio con problemi di droga. Il giovane, di 24 anni, per ottenere il denaro necessario all’acquisto di stupefacenti, ha ripetutamente minacciato e maltrattato i suoi genitori.
Una sera, la situazione è degenerata; durante una violenta lite, il ragazzo ha aggredito il padre, provocandogli delle lesioni. Questo episodio ha spinto la famiglia a denunciare tutto ai Carabinieri, che hanno attivato immediatamente la procedura del “codice rosso”.
Il dramma familiare ha raggiunto il culmine il 6 agosto, quando il giovane, in preda all’ira, ha iniziato a prendere a calci e pugni la porta d’ingresso della casa dei genitori. Non contento, ha minacciato e spinto la madre, riuscendo a estorcerle 30 euro e causandole delle contusioni. La donna, disperata, ha chiamato i Carabinieri, che sono intervenuti prontamente, fermando il figlio e mettendo fine a questo incubo. Ora il 24enne si trova nel carcere di Rebibbia, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Tivoli.

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Castelli Romani

Monte Compatri, Agnese Mastrofrancesco nuovo consigliere di Città Metropolitana

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“Nel giorno del mio compleanno, tra messaggi, post e telefonate, ne è giunta una veramente diversa dal solito” inizia così il post di Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri e già assessore all’Urbanistica che nel giorno del suo compleanno riceve una notizia davvero inaspettata: “La Segreteria Generale della Città Metropolitana, ovviamente non per farmi gli auguri di compleanno, ma per comunicarmi che presto farò parte del Consiglio che siede a Palazzo Valentini, come consigliere”.

Una notizia davvero eclatante per la cittadina di Monte Compatri che non aveva rappresentanti in seno a quella che un tempo era la provincia di Roma da almeno quarant’anni.

Agnese Mastrofrancesco, mamma di due bambini, eletta in Consiglio Comunale per ben quattro mandati consecutivi diventa la prima donna di Monte Compatri a sedere a Palazzo Valentini.

L’abbiamo contattata telefonicamente, oltre che per farle le nostre personali congratulazioni, per avere, a caldo, le sue prime impressioni su questo nuovo incarico.


Consigliere Mastrofrancesco prima di tutto le nostre congratulazioni. Se l’aspettava?
Sapevo che sarebbe stato difficile, ma come per tutte le cose, dobbiamo sempre crederci, perché prima o poi, la ruota gira e può arrivare anche il tuo momento. Quindi non ero certa, ma ci ho creduto fino ad oggi.


Ora il suo impegno politico raddoppia: quali saranno le sue priorità per Città Metropolitana?
Io credo che fare politica è un impegno grande, come grande deve essere la passione nelle cose che uno fa ed in cui crede. Dopo una gavetta, all’ interno del comune di Monte Compatri, posso dire di essere pronta a portare le mie energie anche nel consiglio di Città Metropolitana, dove cercherò di essere sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non vengono mai ascoltati o peggio ancora visti.


Tanti i messaggi di congratulazioni all’indirizzo della neoconsigliere Mastrofrancesco prima su tutti quello della consigliere regionale Laura Corrotti che dalle sue pagine scrive:

l’onorevole Laura Corrotti insieme alla neoconsigliere di Città Metropolitana Agnese Mastrofrancesco

“Congratulazioni a Agnese Mastrofrancesco, consigliere comunale di Monte Compatri, che da oggi entra ufficialmente in Città Metropolitana. Sono certa che il percorso portato avanti negli anni si svilupperà sempre di più e contribuirà al miglioramento del territorio di Roma e della sua Provincia” a cui fanno eco moltissimi consiglieri comunali dei Castelli Romani.
Fa rumore la mancanza di un messaggio alla neoeletta da parte dell’amministrazione Comunale di Monte Compatri, paese in cui la Mastrofrancesco è da oltre 15 anni Consigliere Comunale.

A nome della redazione tutta auguriamo alla neoconsigliere di Città Metropolitana un buon lavoro.

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