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Roma

LA SINISTRA ED IL DESERTO DEI TARTARI

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Tempo di lettura 2 minutiLa diaspora socialista è in moto da tanto tempo così come lo è quella di sinistra

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Manuel Santoro

C’era una volta la speranza che ci induceva a pensare che avremmo potuto testimoniare alla nascita di una sinistra rinnovata nello spirito e nelle ambizioni, ed unita nei programmi. Una sinistra che avrebbe valorizzato l’essenza del socialismo, anche esso rinnovato nelle prospettive strategiche, amplificandone i caratteri di democrazia, di solidarietà e di giustizia sociale in una società povera ed impoverita nell’anima. C’era una volta la consapevolezza diffusa che, senza una politica socialista, le società martoriate dalla ferocia del capitale e del potere avrebbero subito deformazioni sociali, culturali e comportamentali con il tempo irreversibili, le quali avrebbero reso ancor più complicato la ripresa di un fronte di lotta autonomo  ed ampio. Con il trascorrere del tempo ci siamo resi conto della vaghezza e della aleatorietà di tali speranze ed in un mondo che navigava, e tuttora naviga, verso i poteri forti e costituiti, senza ostacoli, con continua perseveranza, ci rendiamo conto dello smembramento dell’alternativa socialista e di sinistra.

La diaspora socialista è in moto da tanto tempo così come lo è quella di sinistra e, temo, sia un processo quasi-irreversibile. Sino ad oggi, infatti, non siamo stati capaci di riassorbire in un unico luogo i socialisti dispersi nei mille rivoli dell’associazionismo, dei movimenti e dei partiti. Come pensiamo di poter incanalare in un'unica progettualità le diverse sfaccettature della sinistra? Noto tanta stanchezza e, soprattutto, troppa pigrizia.
 
Per carità, c’è ancora un partito, per quanto piccolo, che nominalmente si rifà al socialismo e che, avvolte, riceve da parte mia qualche critica. Facendone parte, al PSI spedisco la mia visione politica sul futuro del partito e del socialismo, la quale non sempre viene apprezzata. Anzi, vi dirò, le mie missive mi hanno ripagato con qualche epurazione virtuale e diverse accuse di “essere scomodo”.

Sono convinto che il socialismo italiano debba riacquisire un propria centralità ed una propria autostima attraverso un profondo rinnovamento etico, culturale ed umano, e questo processo di rinascita non potrà avvenire, ahimè, all’ombra di altri soggetti, certamente più voluminosi e tendenzialmente maggioritari. Peccato tendenzialmente mortale, per il benessere di pochi, che coinvolge altri pezzi della sinistra italiana, come avviluppati in una forza centripeta diretta verso forme neocentriste che spoglia, chi vi entra, di progettualità, di onore e di speranza.

Il socialismo deve ricostruirsi intorno ad un progetto aperto, inclusivo, altamente democratico ed etico. Tale progettualità deve coinvolgere tutti, anche il PSI, e deve essere promotore di una ricomposizione della diaspora socialista. Sintesi di tutti quei filoni che formano il socialismo italiano, solo tale progettualità potrà essere il volano con cui ripensare una sinistra in Italia.