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Esteri

Crolla il regime di Assad: i ribelli jihadisti conquistano Damasco e segnano la fine di un’era

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Assad abbandona la Siria dopo 24 anni al potere: destinazione ignota mentre i ribelli proclamano la “liberazione” di Damasco

Dopo decenni di dominio incontrastato, il regime di Bashar al-Assad è crollato nella notte, con i ribelli jihadisti che hanno preso il controllo della capitale siriana. L’evento segna un punto di svolta nella guerra civile che ha devastato il paese per oltre 14 anni. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, il presidente Assad ha abbandonato il paese per una destinazione ancora sconosciuta, lasciando dietro di sé un vuoto politico e militare.

La conquista di Damasco arriva dopo una travolgente offensiva jihadista che, in meno di dieci giorni, ha portato alla caduta di Aleppo, Hama e Homs. “Il tiranno è fuggito” e “Damasco è liberata” sono stati i proclami degli insorti, guidati dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che hanno definito questo momento “la fine di decenni di oppressione e sofferenza”.

Festeggiamenti e messaggi di svolta

In piazza, centinaia di persone si sono riversate per celebrare quella che viene percepita come la fine di un’era di repressione. Intanto, il premier Mohammed al-Jalali si è detto pronto a guidare il processo di transizione. Attraverso un post sui social, ha dichiarato: “Crediamo in una Siria che appartenga a tutti i suoi cittadini, capace di relazioni pacifiche e indipendenti con il resto del mondo”.

Dopo aver conquistato il palazzo presidenziale, situato nel quartiere di Mezzeh, i ribelli hanno diffuso il loro messaggio anche tramite la televisione di Stato, ormai sotto il loro controllo. In un comunicato, un portavoce ha annunciato la fine del regime e la liberazione dei prigionieri politici, invocando la protezione delle proprietà pubbliche e private nella “nuova Siria”.

Tra i simboli del potere crollati c’è anche la prigione di Saydnaya, tristemente nota come “il mattatoio umano”. Amnesty International aveva documentato le atrocità compiute nel carcere, tra cui impiccagioni di massa e torture sistematiche.

Attacco all’ambasciata iraniana

Uno degli episodi più emblematici della notte è stato l’assalto all’ambasciata iraniana a Damasco, simbolo del sostegno di Teheran al regime di Assad. I manifestanti hanno distrutto poster raffiguranti figure chiave come il generale Qassem Soleimani e Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Secondo fonti locali, l’edificio era stato già evacuato dal personale diplomatico.

Reazioni internazionali e timori geopolitici

Il crollo del regime ha innescato una serie di reazioni a livello globale. L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha attribuito la fuga di Assad alla perdita del sostegno russo, motivata dall’impegno militare di Mosca in Ucraina. Secondo fonti occidentali, Assad potrebbe essere diretto a Mosca tramite una base russa in Siria.

L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Geir Pedersen, ha parlato di “momenti decisivi che aprono una cauta speranza di pace”, esortando alla riconciliazione. Anche le milizie curde, attraverso il comandante Mazloum Abdi, hanno definito la caduta del regime un’occasione storica per ricostruire la Siria su basi democratiche.

Israele, intanto, ha rafforzato le difese nelle Alture del Golan, temendo un possibile vuoto di potere che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione.

Italia in allerta: Tajani convoca una riunione d’emergenza

In Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione straordinaria alla Farnesina per discutere della sicurezza dei cittadini italiani in Siria e valutare le azioni da intraprendere. “Seguo con preoccupazione l’evoluzione della situazione in Siria. Sono in contatto costante con la nostra ambasciata a Damasco e con Palazzo Chigi”, ha dichiarato Tajani su X.

Uno scenario incerto

La caduta di Damasco segna un nuovo capitolo per la Siria, ma le incognite sul futuro del Paese rimangono numerose. La frammentazione interna e il possibile confronto tra le varie fazioni ribelli rischiano di ostacolare una transizione pacifica. La comunità internazionale osserva con apprensione, consapevole che la fine del regime di Assad potrebbe essere solo l’inizio di nuove sfide per la Siria e l’intero Medio Oriente.

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