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I selfie oramai appartengono alla nostra vita quotidiana, in ogni angolo di strada troviamo qualcuno che si scatta foto in tutte le posizioni. La parte del corpo più fotografata è il viso.
Successivamente la foto viene postata sui social per attendere i like o i commenti dei nostri amici. Se visitiamo Instagram possiamo trovare centinaia di tutorial su come abbellire il nostro viso e apparire perfetti.
Ma perfetti per cosa? La tecnologia utilizza continui fotomontaggi affinché tutti possano osservare solo i pregi di una persona e mai i difetti. Quest’ultimi (brufoli, baffi) vengono nascosti da creme o da iniezioni di botulino.
In questi casi chi osserva vede un mondo fittizio ma, senza rendersi conto, si immerge in un mondo ostico: non riesce più a farne a meno e, persevera, ad imitare quello che vede.
Un’ immagine così forte che oramai non consente più di distaccarci dai tutorial, in particolare non consente di cogliere l’essenza di ognuno di noi. Ogni viso o corpo viene ritoccato con programmi digitali. Ebbene sì facciamo fatica a riconoscere e riconoscer-ci! Diamo a noi stessi e agli altri un’immagine non veritiera e ricca di filtri immaginari.
Siamo nel mondo dell’apparenza, del falso e dell’irreale dove tutto appare perfetto quando invece non lo è. Ecco che i selfie fanno parte di questo mondo sempre più digitalizzato e manipolato dalle piattaforme on line.
Tuttavia, cosa rimane di noi? come ci presentiamo? come appariamo? siamo veri o finti? dov’è finita la nostra personalità? la nostra vita ci fa sentire sereni o no? Siamo contenti di apparire perfetti? siamo contenti di apparire diversi?
Tutte domande che ognuno di noi continua e continuerà a porsi in un mondo sempre più informatizzato.
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