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Mosca amplia i criteri per una risposta atomica: tensioni globali alle stelle
Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto che approva la nuova dottrina nucleare della Federazione Russa, intitolata *Fondamenti della politica statale nel campo della deterrenza nucleare*. Il documento, ora pubblicato, ridefinisce le condizioni per l’uso di armi nucleari e amplia la portata delle situazioni in cui tali armi potrebbero essere impiegate, sottolineando la necessità di rispondere a nuove minacce militari globali.
Le novità della dottrina
Secondo quanto riportato, il principio fondamentale rimane invariato: l’uso di armi nucleari è considerato come estrema ratio per la difesa della sovranità russa. Tuttavia, le modifiche apportate introducono scenari più ampi che potrebbero giustificare una risposta nucleare:
- Espansione degli obiettivi di deterrenza: non solo Stati nucleari, ma anche alleanze militari e Paesi non nucleari sostenuti da potenze nucleari.
- Risposta a minacce convenzionali: attacchi con armi convenzionali che compromettano la sovranità russa o attacchi su larga scala con missili, droni o velivoli che attraversino i confini del Paese.
- Protezione degli alleati: un’aggressione contro la Bielorussia, alleato strategico di Mosca, potrebbe innescare una risposta nucleare.
Questa nuova dottrina rappresenta un’evoluzione rispetto alla versione precedente del 2020, risalente a un contesto geopolitico diverso, caratterizzato da minori tensioni globali.
Le reazioni internazionali
La decisione di Mosca ha generato immediate reazioni a livello internazionale. Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, ha espresso profonda preoccupazione, affermando che:
“Questo aggiornamento della dottrina nucleare russa è un chiaro tentativo di intimidazione. Ma l’Ucraina non si farà piegare: il mondo deve restare unito contro le minacce di escalation.”
Zelensky ha inoltre sottolineato come la nuova dottrina potrebbe aggravare il conflitto in corso, aumentando i rischi per l’intera regione e per il mondo.
Da parte sua, Joe Biden, presidente ancora in carica degli Stati Uniti, ha definito il documento russo un segnale preoccupante:
“Le modifiche alla dottrina nucleare russa rappresentano una mossa destabilizzante in un momento in cui il mondo ha bisogno di maggiore cooperazione e non di minacce nucleari. Gli Stati Uniti continueranno a lavorare con i nostri alleati per garantire la sicurezza globale e dissuadere ogni tentativo di escalation.”
Biden ha ribadito che la NATO rimane un’alleanza difensiva e che non sarà intimidita da azioni volte a dividere il fronte occidentale.
Un messaggio politico e militare
Dietro l’aggiornamento della dottrina, gli analisti vedono un chiaro messaggio di forza e determinazione rivolto sia all’interno della Russia che all’esterno. Il Cremlino intende riaffermare il proprio ruolo di superpotenza nucleare in un contesto di crescenti tensioni globali, in particolare con l’Occidente.
Inoltre, il richiamo esplicito alla difesa della Bielorussia riflette l’importanza strategica di Minsk nella politica estera russa. L’estensione della protezione nucleare agli alleati potrebbe complicare ulteriormente le dinamiche geopolitiche nell’Europa orientale.
Un futuro incerto
Con l’aggiornamento della dottrina nucleare, il rischio di fraintendimenti e incidenti aumenta in un clima già teso. La comunità internazionale è ora chiamata a rispondere con fermezza ma anche con diplomazia, cercando di evitare un’escalation che potrebbe avere conseguenze devastanti.
Come ha ricordato recentemente il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres:
“Ogni aggiornamento delle politiche nucleari deve essere guidato da un solo principio: evitare l’uso delle armi nucleari. Non possiamo permetterci di tornare ai giorni più bui della Guerra Fredda.”
In un mondo sempre più polarizzato, il confine tra deterrenza e provocazione diventa ogni giorno più sottile.
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