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Silent Hill 2 Remake, il re dell’orrore è tornato dopo 23 anni e fa ancora più paura di prima
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1 mese faon
Silent Hill 2 è riconosciuto da tutti come uno fra i videogame horror più spaventosi di tutti i tempi. Adesso, a 23 anni dal lancio, eccolo tornare su PlayStation 5 e Pc con un remake incredibile che è in grado di tenere inchiodati allo schermo anche i giocatori più esperti. Perché diciamocelo, fare paura è semplice, ma mantenere una sensazione costante di fastidio strisciante e tensione non è assolutamente da tutti. Konami per questa incredibile operazione si è affidata alle sapienti mani del Bloober Team, studio polacco da tempo legato a doppio filo al genere horror e in grado di creare veri e propri capolavori. Rivivere l’intero incubo a occhi aperti che è Silent Hill 2, con una durata doppia rispetto all’originale, significa testimoniare anche il modo intelligente attraverso cui l’intero progetto è stato espanso. La città è più grande, ha alcuni piccoli negozi finalmente esplorabili senza che il tutto sia solo un continuo peregrinare tra le dense nebbie, inoltre gli edifici iconici sono stati ripensati e ristrutturati tramite un rinnovato e attento design dei livelli e gli enigmi sono più profondi, complessi e appaganti. Rimettere piede nei bui e inquietanti locali del Woodside Apartments, nel disturbante Brookhaven Hospital, nelle angoscianti e tormentose profondità della prigione di Toluca o nello spettrale Lakeview Hotel, significa ancora una volta fare i conti con ansia profonda e costante, nervi tremanti e la sensazione di essere accerchiati da qualcosa di malevolo che è pronto a ghermire il protagonista e pian piano avviluppa dentro fino a farti sprofondare in un vuoto senza fondo. Ecco, Silent Hill 2 non è cambiato, è tutto questo, ma anzi è ancora più terrificante di quanto i più ricordano. Fin dai primi momenti di questa delicata operazione di revival, gli esponenti di Bloober Team sono sempre stati molto decisi circa la natura del loro progetto: il remake di Silent Hill 2 è stato trattato da subito come un accorato omaggio all’opera originale, concepito col preciso obiettivo di riproporre il medesimo ordito narrativo a una nuova generazione di videogiocatori, magari ampliandone leggermente alcuni aspetti ma mantenendone intatta la sconvolgente potenza espressiva. E possiamo dirvi che hanno colto nel segno, basti pensare che il team di sviluppo ha incluso in questo remake ben due nuovi finali del tutto inediti e una serie di altri contenuti sbloccabili una volta terminata la campagna per la prima volta. C’è la modalità New Game Plus, ci sono diversi filtri dell’immagine capaci di modificare l’aspetto del gioco e ci sono anche alcuni oggetti collezionabili inediti. Insomma, al netto di una durata corposa, anche il fattore della rigiocabilità è garantito per gli amanti del titolo.
Ma andiamo ad esaminare trama e giocabilità: Il protagonista, ovviamente, è James Sunderland, un uomo comune il cui spirito è stato devastato dalla prematura scomparsa di sua moglie Mary. Proprio nel bel mezzo dell’elaborazione del lutto, a circa tre anni dalla morte della consorte, James riceve una lettera scritta dalla stessa Mary che lo invita a raggiungerla presso la cittadina di Silent Hill, una deliziosa locazione turistica ubicata nella parte settentrionale degli Stati Uniti e che si erge sulle rive del Lago Toluca. Superato lo sgomento iniziale, l’uomo parte alla volta di Silent Hill, un luogo che ha avuto un ruolo importante nei giorni più felici della sua relazione con la defunta consorte. Una volta giunto sul posto, il protagonista deve fare fronte a una realtà ben diversa: non è più la ridente cittadina di cui conservava in un luminoso cassetto della sua memoria il dolce ricordo, quella in cui ha trascorso giornate indimenticabili in compagnia dell’amore della sua vita, bensì un luogo triste e desolato, spettro morente di un tempo ormai perduto, peraltro ammantato da una nebbia densa e impenetrabile che rende il tutto cupo e deprimente. Come se non bastasse, in questo contesto misterioso e inquietante, James deve fare i conti con le creature raccapriccianti che si annidano tra i vicoli e le stradine di Silent Hill, pronte a impedirgli di proseguire nella sua disperata indagine circa la vera origine del messaggio di Mary. Quella che al primo impatto può sembrare un tradizionale racconto dell’orrore popolato da mostri orribili e pervaso da un clima tanto surreale quanto alienante, in realtà nasconde una storia intima e toccante, veicolata attraverso metafore di vario genere. Stiamo parlando di una storia che, proprio come accadeva nella straordinaria sceneggiatura portata alla luce dal Team Silent nel 2001, presenta un quantitativo notevole di livelli di lettura e che utilizza gli stilemi tipici del cinema horror per edificare un saggio sulla mente umana, sulle difficoltà relazionali che possono avere ripercussioni imprevedibili sulla psiche degli individui. Forte delle possibilità offerte dalla potenza delle nuove macchine in termini di modellazione poligonale e soprattutto di fedeltà nelle animazioni facciali, il personaggio di James viene dipinto con una profondità ancora superiore rispetto a quanto ricordavamo dall’epoca PlayStation 2. Se dal punto di vista narrativo questo remake ha mostrato una ferrea riverenza all’opera del Team Silent, è nel campo della giocabilità che il Bloober Team ha deciso di osare un po’ di più. Silent Hill 2 mutua l’impostazione della telecamera a tre quarti dietro le spalle del protagonista e alcune delle dinamiche di combattimento ma, in modo abbastanza intelligente, mantiene un focus particolare sull’esplorazione degli scenari e sulla risoluzione degli enigmi ambientali. Ciò significa che da un lato è vero che la componente action di questo remake è sensibilmente più marcata rispetto a quanto sperimentato vent’anni fa ma che, dall’altro, costituisce solo una parte della nuova versione di Silent Hill 2.Lo scheletro del gioco si regge su tre pilastri fondamentali: esplorazione, combattimento e risoluzione dei rompicapi, ciascuno dei quali dosato sapientemente e distribuito con tempi giusti e ritmi adeguati. Analizzando il ciclo di esplorazione e raccolta di risorse, sulle prime battute, ci è sembrato piuttosto modesto: lo scenario delle strade di Silent Hill, in effetti, è pieno di ostacoli invalicabili e muri invisibili che rendono la navigazione abbastanza lineare e forse un filo troppo guidata, con il giocatore che si ritrova a seguire il percorso predeterminato raccogliendo le sparute risorse che il gioco mette a sua disposizione o andando a caccia di qualche raro oggetto collezionabile nascosto qua e là. Fortunatamente, già dopo circa un paio d’ore dall’inizio dell’avventura, il mondo di Silent Hill 2 assume un respiro più ampio, gli enigmi da risolvere diventano sempre più frequenti e anche gli oggetti da raccogliere si fanno via via più interessanti, sebbene il level design si mantenga sempre alquanto semplicistico. C’è da dire che anche questa riedizione mantiene lo stesso selettore di difficoltà dell’originale che si divide in due sezioni: quella relativa agli enigmi il cui metodo risolutivo può essere più o meno suggerito dal gioco e quello legato agli scontri che determina la resistenza dei nemici e la durezza dei loro colpi. In questo modo è possibile regolare l’esperienza sulla base delle proprie esigenze rendendo il titolo più accessibile al grande pubblico. I rompicapi ambientali, dal canto loro, rappresentano uno degli aspetti più riusciti della produzione, grazie anche all’apporto dell’ottimo materiale di partenza, è riuscita a comporre una serie di indovinelli ben orchestrati, che daranno del filo da torcere anche ai giocatori più navigati. Alcuni dei rompicapo che sbarreranno la strada a James sono riproposti fedelmente dal capitolo originale mentre altri sono stati architettati da zero: questi sono davvero stimolanti e perfettamente amalgamati nella precisa ricetta ludica creata da Bloober. Nelle sezioni finali, il titolo si trasforma in una vera e propria escape room, piena zeppa di lucchetti da aprire, combinazioni da decifrare e oggetti da trovare, il tutto immerso nell’angosciante e costante realtà di dover far fronte ai mostri che strisciano nel buio. Un’esperienza davvero da brividi, un’esperienza ampliata che, come dicevamo in apertura durerà il doppio del titolo originale. Infatti se il titolo del 2001 garantiva circa 8 o 9 ore di gioco, qui per completare l’avventura sono necessarie 18 ore di gioco circa. Un bel regalo per gli appassionati.
E il combat system? Fin da subito l’intento di Bloober era quello di dipingere James come un uomo comune messo al cospetto di un orrore indicibile e non quello di presentarlo come un militare esperto di armi e combattimento. Per questa ragione i movimenti del protagonista di Silent Hill 2 appaiono più goffi. Il sistema di combattimento racchiude in sé due anime: una che emerge durante le fasi di battaglia corpo a corpo e l’altra che si manifesta nel corso delle sparatorie. La prima prevede una lettura strategica dei movimenti del nemico di turno con un tasto dedicato alle schivate che permette di evitare i colpi in arrivo, se si riesce a comprendere il tempismo corretto degli assalti, per poi rispondere con un poderoso contrattacco all’arma bianca. Una volta che l’avversario crolla al suolo, James potrà infierire con pestoni e percosse aggiuntive in modo da assicurarsi la definitiva sconfitta dell’antagonista. Per quanto riguarda le armi da fuoco, queste ultime presenti fortunatamente in numero piuttosto esiguo, restituiscono un buon feedback e piacevoli da utilizzare per eliminare rapidamente e in modo più semplice gli orrori che Silent Hill nasconde. Impossibile non fare un plauso, poi, al lavoro svolto nell’aggiornamento delle dinamiche di comportamento dei nemici che non si accontentano più di vagare senza meta e di aggredire il protagonista a vista, ma mettono in campo anche un certo strato di tatticismo in grado di far saltare dal divano dallo spavento. A questo clima di insicurezza e terrore costante contribuisce anche il buon posizionamento dei nemici negli scenari che spesso si traduce in “jumpscare” ben concertati e coadiuvati da un’ottima regia. Anche a livello estetico, come avrete intuito, è stato fatto tutto per bene. Gli aspetti più sorprendenti del remake di Silent Hill 2 sono il design dei livelli e il modo in cui questi si sono fatti più intricati e complessi, con particolari pareti distruttibili, brecce nei muri da attraversare, piccole finestrelle in alto da raggiungere con l’ausilio di vecchi cassoni come supporto dal basso o basse fenditure dentro cui strisciare. La mappa è ancora una volta chiarissima e in pieno stile Silent Hill 2, con James che prende appunti in tempo reale, segna le strade sbarrate, le porte chiuse, gli enigmi e i dubbi da risolvere in prossimità dei luoghi ancora avvolti dal mistero. Nelle versioni alternative dell’Otherworld, che qui si presentano con transizioni meno nette e più naturali, tutto muta completamente e offre una nuova versione delle mappe da decifrare e comprendere. Probabilmente si poteva osare un po’ di più nelle versioni alternative degli edifici, che comunque aderiscono alle tradizioni presentando grate rugginose e sanguigne, pavimenti e tetti crollati, stanze marce, pareti infracidite e abbandonate che comunicano repulsione, oltre al cambio totale della struttura che è stata attraversata fino al momento precedente. Le sezioni di raccordo rappresentate dalle sortite lungo la città di notte o sotto la pioggia, e persino nella sua raggelante versione alternativa, sono state sviluppate con maggiore attenzione e qualità, limitando il rischio di far peregrinare a vuoto il giocatore prima di fargli trovare la giusta direzione. La sezione più debole dell’originale Silent Hill 2, rappresentata dal labirinto, è invece stata ripensata restituendo un risultato migliore e artisticamente più valido e convincente. Insomma. Se si esclude un lieve sfarfallio su alcuni piccoli shader delle superfici metalliche e o se si vuole cercare il proverbiale pelo nell’uovo su alcuni artifizi grafici di poco conto, Silent Hill 2 si rivela un gioco di una qualità grafica davvero degna di nota, che si va a sommare alla grande stabilità del frame rate: entrambe cose per nulla scontate, in un momento storico in cui i giochi escono quasi sempre incompleti. Tirando le somme, il remake di Silent Hill 2 è senza dubbio un videogame da avere, da giocare e rigiocare, da scoprire e da godersi dall’inizio alla fine. Sia che lo abbiate giocato 23 anni fa, sia che non sappiate cosa sia è a nosytro avviso obbligatorio giocare a questo piccolo capolavoro dell’orrore!
GIUDIZIO GLOBALE:
Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Gameplay: 9
Longevità: 9
VOTO FINALE: 9
Francesco Pellegrino Lise
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